Il pericolo nucleare

L’ammonimento di Fukushima

di Vicent Boix (*) – da: alainet.org, 6.4.2011

 

Le notizie dalla centrale nucleare giapponese che mette paura a tutto il pianeta non occupano più le prime pagine dei mezzi di comunicazione. L’incidente ha perduto attualità e si è raffreddato nello stesso modo in cui gli operai (i liquidatori) raffreddano i nuclei dei reattori della centrale. Ciò nonostante Fukushima continua ad essere un affare molto serio nel presente e la sua eredità sarà peggiore.

 

Sicuramente nel vostro telegiornale preferito la tragedia nucleare si è ridotta in spazio e tempo, anche se la minaccia nucleare non si è ridotta e continua a solcare venti e oceani senza sapere nulla di patrie, lingue, bandiere. Le radiazioni aumentano fuori dalla zona di esclusione, compaiono negli alimenti e attraversano il Pacifico per nascondersi nel latte statunitense ….. anche se, come dicono, sono innocue.

La tranquillità di milioni di persone a Tokio dipende dalla rosa dei venti, le vicine acque del mare presentano alti tassi di radioattività e nella stessa centrale il rischio è talmente elevato che limita il lavoro dei “liquidatori”. Tutto questo succede mentre si cerca di controllare la temperatura di quattro reattori che continuano ad essere fuori controllo settimane dopo il terremoto e lo tsunami.

 

Col passare dei giorni il verbo “ignorare” e i suoi derivati si fanno sempre più abituali nelle notizie che si riferiscono alla centrale: si ignora l’evoluzione che possono avere i quattro nuclei danneggiati e quindi si ignora il rischio finale. Si ignorano le conseguenze a lungo termine per le persone, e si ignorano i danni reali esistenti sia nei noccioli che nei sistemi di contenimento. Si ignora, soprattutto, quale problema può, domani, acutizzare questo costante mal di testa che si chiama Fukushima.

 

Bisogna ricordare che il problema principale è la fusione dei noccioli, ma – col passare dei giorni – vi si è aggiunta la perdita di acqua nelle vasche di raccolta del combustibile usato e da poco migliaia di tonnellate di acqua con alti tassi di radioattività, per cui si stanno improvvisando misure tanto “sicure e scientifiche” come il riversarle direttamente nell’oceano. Su questo aspetto alcuni scienziati hanno aggiunto una “ignoranza” in più perché, contrariamente alle tante volte strombazzata sicurezza nucleare, a quanto pare nessuno aveva mai previsto lo scenario – ora reale – dello sversamento urgente di acqua radioattiva nei mari.

A Fukushima si ignora e si improvvisa a mille all’ora. Sia come sia, ignoranza e improvvisazione sono concetti antagonisti alla ragione e, quindi, al metodo scientifico. Per questo, davanti a tanto vuoto tecnico, certi discorsi si trasformano in frode per quanto cattedratici siano gli oratori. E sia come sia, e questo sì che pesa ad alcuni, alla fine il tempo finisce per dare ragione – una volta di più – ai collettivi sociali, specialmente a quelli ecologisti tante volte tacciati di essere ignoranti e allarmisti.

 

Quello che mai sarebbe successo è successo, succede e succederà. Quello che era affidabile e sicuro (energia nucleare, transgenici, agrochimici, ecc.) finisce per essere un problema per le persone e l’ambiente. Ciò che veniva venduto come il miracolo dei pani e dei pesci a livello di utilità pubblica e di massima necessità, risulta in realtà essere un metodo di arricchimento perché quattro cinici si riempiano le tasche.

 

Dall’altro lato, a 12.000 km. di distanza, sono finiti nell’eco della solitudine le chiacchiere pro nucleari che nei mesi scorsi avevano preso vigore dopo il “tarifazo” (n.d.t. l’aumento del 9.8% delle tariffe elettriche attuato nel febbraio 2011) di Rodrìguez Zapatero . La sicurezza di queste centrali e le previsioni lusinghiere dei suoi esperti sono state screditate, per quanto alcuni tecnocrati continuino ad affannarsi a proclamare che Fukushima resiste stoicamente e che la radiazione emessa è pari a quella di una radiografia.

La verità è che ci hanno venduto questa tecnologia come la panacea della sicurezza tecnologica. Ci hanno detto che i fatti di Chernobyl erano frutto della burocrazia, della disorganizzazione e della decadenza del regime sovietico. Ma la realtà è che è successo di nuovo, in misura minore, e non proprio a Cuba.

Oltretutto i fatti sono tornati ad essere capricciosi e contorti sul tema cruciale della sicurezza: è mancato il sistema elettrico a causa dello tsunami nel paese degli tsunami; gli operai della centrale non dispongono di sufficienti misuratori della radioattività e si cerca di frenare la catastrofe raffreddando i noccioli con i camion di tutti i giorni dei pompieri. Come si vede, tecnologia d’avanguardia e abbondanza nel paese dei tamagochi, conosciuto in tutto il mondo per stupirci con inutili robot programmati per fare mille e una stronzata.

A questo aggiungete adesso la mancanza di informazione sul problema e il curriculum macchiato di bugie e falsi rapporti dell’impresa proprietaria della centrale di Fukushima. Sommateci la domanda di quanto costerà riparare tutto il pasticcio, anche se si sa già come si realizzerà: nazionalizzando i costi della tragedia, cosa che ha già fatto sì che le azioni dell’impresa proprietaria salissero nuovamente, mostrando le contraddizioni, le miseria e la totale mancanza di etica dei padroni e signori del pianeta.

 

Il risultato del cocktail allontana questa energia da quell’immagine di pulizia, sicurezza ed economicità, mettendola nell’orbita puzzolente delle grandi multinazionali e dei loro politici e tecnocrati complici, che con le tasche piene dei soldi delle compagnie elettriche e dopati dalla superdose di prepotenza insita nel loro incarico, vogliono che facciamo la comunione con ruote di mulino mentre tacciano di ignorante chi si oppone al nucleare. E attenzione, non smetteranno di continuare la loro crociata se Fukushima rimarrà una grande, lunga, cara e radioattiva paura.

 

Pazienza, e speriamo che tutto sia solo un allarme planetario, anche se sarebbe stupido che finisse nell’oblio l’ammonimento che arriva dal Giappone.

Fukushima ci mostra una volta di più che il sistema economico di sviluppo in cui viviamo ha collassato.

Potrà sparire la sua nebbia radioattiva ma torneranno a mostrarsi in tutta la loro gravità il cambio climatico, la crisi dei prezzi degli alimenti, 1.000 milioni di affamati, invasioni belliche per il petrolio, deforestazione, perdita di biodiversità, contaminazione, disuguaglianza, “riforme” delle tariffe, delle pensioni, riforme della legislazione del lavoro in senso regressivo, “euribor”, ex presidenti corrotti dalle multinazionali, crisi economica, finanziaria, energetica, agricola, morale …. e un lungo eccetera eccetera che hanno reso il fatto di vivere in questo secolo uno sport ad alto rischio.

 

(*) scrittore e attivista ambientalista spagnolo, ha realizzato uno studio sugli effetti del pesticida Nemagon nel territorio e sui lavoratori bananieri del Nicaragua.

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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