RIFLESSIONI DI FIDEL CASTRO

La riunione del G-20

da: cubadebate.cu; 3.11.2011

 

Domani comincia la riunione del G-20, cioè dei paesi più sviluppati e ricchi del pianeta: Stati Uniti, Canada, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia e l’Unione Europea come entità a parte con diritto a partecipare; sono i baluardi fondamentali della NATO oltre ai suoi alleati Giappone, Corea del Sud, Australia e Turchia nel suo duplica aspetto di paese in via di sviluppo e membro della NATO, così come l’Arabia Saudita – un gigantesco deposito di petrolio leggero in mano alle multinazionali del’occidente, che là estraggono 9,4 milioni di barili al giorno, il cui valore al prezzo attuale arriva a mille milioni di dollari ogni giorno – ad un lato del tavolo, e nell’altro un gruppo di paesi con un crescente peso economico e politico, che di fatto si trasformano, per il numero dei loro abitanti e le loro risorse naturali, in un’espressione degli interessi della maggioranza del nostro sofferente e saccheggiato mondo: la Repubblica Popolare Cinese, la Federazione Russa, l’India, l’Indonesia, il Sudafrica, il Brasile, l’Argentina e il Messico.

La Spagna, anch’essa alleata della NATO, è solo un “paese invitato”.

Si tratta di una riunione tra i grandi produttori di macchinari e articoli industriali e i grandi somministratori di materie prime che, nel corso di mezzo millennio dopo la conquista, sono stati colonie europee e nell’ultimo secolo hanno fornito prodotti agricoli, minerali e risorse energetiche, vittime di un spietato interscambio disuguale.

Questo oscuro periodo della storia esiste da che i discendenti delle tribù barbare che popolavano l’Europa, “scoprirono” e conquistarono questo emisfero armati di spade, balestre e archibugi. “Gli scopritori”, tanto lodati dal cosiddetto mondo occidentale, come se nel continente non vivesse una parte dell’umanità da circa 40 mila anni, erano animati dal proposito di trovare una via più breve per il commercio con la Cina.

In quel paese, di cui avevano notizie attraverso i mercanti di seta e di altri prodotti pregiati che l’aristocrazia e la nascente borghesia desideravano, avevano incontrato una favolosa civiltà che possedeva un linguaggio scritto, un’arte raffinata, agricoltura, metalli, polvere e avanzati principi di organizzazione politica e militare, compresi eserciti con decine o, a volte, centinaia di migliaia di soldati di cavalleria.

Erano sul punto di naufragare quando, nelle vicinanze di Cuba, incontrarono la terra. Poco dopo Colombo prese possesso della nostra isola in nome del Re di Spagna. L’avrebbe fatto se fosse invece arrivato in Cina?

Il suo errore è costato a questo emisfero decine di milioni di vite, andate perse per la spartizione dell’America, in virtù di una bolla papale tra due regni della penisola Iberica, nei continui conflitti della sua nobiltà medioevale.

La conquista e la ricerca di oro e argento costò, come segnalava il geniale pittore indio Oswaldo Guayasamìn, 70 milioni di vite a coloro che abitavano l’emisfero, culla di importanti civiltà.

Anche l’Africa nera può parlare del significato di quella conquista per milioni dei suoi figli, strappati e venduti come schiavi in questo emisfero.

 

L’oligarchia multimilionaria, i cui Capi di Stato o di Governo si riuniranno a Cannes con i rappresentanti di quasi 6 mila milioni di abitanti che aspirano ad un’esistenza dignitosa per i loro popoli, dovrebbero meditare su questa realtà.

 

Quei paesi pretendono di monopolizzare le tecnologie e i mercati attraverso i brevetti, le banche, i mezzi più moderni e costosi di trasporto, il dominio cibernetico dei processi produttivi complessi, il controllo delle comunicazioni e dei mezzi di comunicazione di massa per ingannare il mondo.

 

Ora che gli abitanti del pianeta sono 7 mila milioni, gli stati che rappresentano solo una su ogni sette persone – che non sono molto felici, a giudicare dalle proteste di massa in Europa e Stati Uniti – mettono a rischio la sopravvivenza della nostra specie.

Qualcuno può dimenticar che gli Stati Uniti sono il paese che impedì gli accordi di Kyoto quando disponevamo di un po’ più di tempo per impedire una catastrofe col cambio climatico che si sta producendo a vista d’occhio?

Nei giorni 28 e 29 dell’ottobre appena passato ha avuto luogo un’altra riunione dei Capi di Stato e di Governo che formano la Comunità dei Paesi iberoamericani. Tra le calamità che i popoli di lingua spagnola e portoghese hanno dovuto sopportare c’è il fatto di essere la regione del mondo con più disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza.

Il Cancelliere di Cuba, Bruno Rodrìguez Parrilla, è passato dalla riunione dell’ONU a New York sul blocco a Cuba, alla capitale del Paraguay, dove si è tenuta quest’altra riunione. Là sono state dette cose di grande importanza riguardo alla crisi che scuote l’Unione Europea.

 

Il nuovo Primo Ministro del Portogallo ha riversato la sua amarezza sull’Unione Europea, quando ha affermato che essa è ormai esausta e senza fondi per il salvataggio di grandezza record destinato alla Grecia. Potrebbe affrontare una crisi in Portogallo ma finirebbe in bancarotta, impossibilitata a soccorrere l’Italia, la settima economia mondiale, cosa che trascinerebbe la Francia, nelle cui banche è accumulata la maggior parte del debito italiano.

I leaders iberici dubitano che l’impegno assunto con la Grecia sia rispettato e, se non si rispetterà, ipotizzano una crisi più lunga di quella del 1929.

 

Questa mattina i dispacci informano sulle dure conseguenze di piogge mai viste prima in Tailandia, il maggiore esportatore di riso, le cui vendite si ridurranno da 25 milioni di tonnellate a 19.

Invece, la notizia che la Cina ha aumentato a quasi 5 milioni di tonnellate la produzione del rame metallico ha prodotto considerevoli effetti.

Tuttavia, mentre gli Stati Uniti conservano intatto il potere di veto nel Fondo Monetario Internazionale, in questo organismo si vieta alla Cina di promuovere lo Yuan quale moneta convertibile. Quanto tempo durerà questa tirannia?

 

E’ attraverso questa lente che dobbiamo analizzare ogni parola che si pronuncia nel Vertice del G-20.


Fidel Castro Ruz
2 novembre 2011
8 y 54 p.m.

 

 

 

(Traduzione di Daniela Trollio)

del Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni, (MI)

 

 

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