COSTO DELLA GUERRA

Emma Cunliffe, dell’Università di Durham, riassume il dilemma nel numero più recente della rivista British Archeology. Se ci sono tra i 60 e i 70 mila morti e la neve invernale seppellisce le tende dei rifugiati, che importa l’eredità storica di fronte a tanta tragica desolazione?

Cunliffe, che sviluppa metodologie per rilevare l’entità dei danni ai siti archeologici del Medio Oriente, ha prodotto un notevole rapporto imparziale, in cui incolpa tanto il regime quanto i ribelli. Se ancora non siamo sulla scala dell’Iraq dopo il 2003, pare si siano costruite (da parte degli oppositori) reti che sfuggono alle ispezioni ufficiali. Confische di varie migliaia di reperti non registrati alla frontiera siriana, tra cui vasellame, monete, mosaici, statue …. suggeriscono che l’estensione del saccheggio potrebbe essere grande. Forse, dice, arriva a più di 1.088 milioni di dollari

Intanto a Palmira sembra che le pallottole del governo abbiano danneggiato le colonne romane e che veicoli ufficiali abbiano usato le strade dell’antico impero – proprio come gli Humvees USA calpestarono le vie di Babilonia nel 2003 – mentre ad Homs la cattedrale di Hum-al-Zennar, uno dei templi più antichi della città, giace in rovine, dopo che i suoi fedeli sono stati abbattuti e dispersi, e la sua antica liturgia aramaica fatta tacere. Era una delle chiese più antiche del mondo; datava all’anno 59 e conteneva una cintura che si dice appartenesse alla Vergine Maria. Se si vuol trovare un colpevole, bisognerebbe chiedere che è stato il primo ad usare le armi nel bagno di sangue in Siria.

Dopo che The Indipendent on Sunday ha pubblicizzato su grande scala la distruzione dell’eredità siriana, entrambi i contendenti in guerra hanno usato il danno a favore della loro causa. Ufficiali dell’Esercito Siriano Libero hanno promesso di prevenire i saccheggi – affermazione dubbia, visto che i mercati della Giordania sono ora inondati da oro, mosaici e statue della Siria – e hanno persino usato la Palmira romana in un video di propaganda su YouTube. Questo è stato prodotto dal Centro Media della città di Tadmor (Palmira), e vi si vede un cavaliere che attraversa lo schermo portando la bandiera verde, bianca e nera dell’Esercito Siriano Libero di fronte alle colonne della Via Maxima.

E’ interessante che lo stesso Ministro delle Antichità del governo siriano, il professor Maamoun Abdul-Karim abbia fatto appello ai siriani a proteggere i tesori architettonici del paese perché è responsabilità di tutti lavorare insieme per curarli. Anche se ha riconosciuto il danno causato ad alcuni siti romani del nord, ha elogiato i cittadini dei luoghi per aver scacciato i saccheggiatori. A quanto pare essi si sono resi conto che una città senza antichità non guadagnerà mai il denaro del turismo.

Il ministro afferma anche che il grosso dei tesori sono stati portati in luoghi sicuri. Ma dove sono questi luoghi? E se sono tanto sicuri, perché gli sfollati interni non sono corsi in massa verso di essi?

Un importante archeologo libanese mi dice – e questa è una delle caratteristiche più sconvolgenti di questa tragica caccia al tesoro – che i contrabbandieri ora lavorano per le stesse reti create dai saccheggiatori.

In ambito internazionale si è creata una moda per questi tesori e ora i compratori chiedono alle bande irachene di usare gli stessi metodi in Siria.

Il Washington Post ha indagato sulle strade del contrabbando dei ribelli, e gli insorti hanno dichiarato al giornale che un solo carico può valere 50.000 dollari per comprare armi. Un giorno siamo combattenti e il giorno dopo siamo archeologi, ha dichiarato un ribelle della città di Idlib al giornale.

Vari archeologi (di quelli legali) hanno affermato che i loro appelli alla NATO – e anche al ministro britannico della Difesa – ottennero che i piloti cercassero di non danneggiare i siti archeologici romani in Libia nel 2011, cambiando le munizioni per non scalfirli con le mitragliatrici mentre attaccavano le legioni di Gheddafi. Ma sulla Siria non volano aerei della NATO, e dubito che i piloti di quel paese portino il messaggio del ministro Abdul-karim in cabina.

Allora, torniamo alla vecchia domanda: quanto vale la vita di un bambino?

(*) Giornalista di The Indipendent; da: surysur.net; 19.3.2013

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)