INTERVENTO IMPERIALISTA IN SIRIA

Obama ha assicurato al Congresso che Washington ha fornito solo una minima parte di aiuti non letali all’”Esercito Siriano Libero”, mentre contemporaneamente ordinava alla CIA di supervisionare grandi imbarchi di armi per i ribelli, compresi alcuni che sono stati nemici giurati dell’Occidente, con posizioni islamiste estreme.

Le foto e le storie di orrore mostrano rovine dove una volta c’erano abitazioni ed edifici pubblici, rendono drammatica la fame dove una volta c’erano ristoranti e mercati che offrivano abbondante cibo.

Perché Obama ha diretto questa marcia della morte in cui Washington “aiuta” i ribelli alleati all’Islam di destra? Questi sono settori che, se vincessero la guerra, potrebbero (e lo farebbero) volgere quelle stesse armi contro gli stessi governi che le forniscono.

The New York Times ha rivelato le menzogne di Obama sul ruolo degli USA in questa guerra e sul livello di partecipazione di Washington in essa. Gli sforzi degli USA sono andati molto al di là di quello che il presidente ha ammesso. La CIA ha canalizzato e distribuito grandi carichi di armi ai ribelli – più di 3.500 tonnellate fino ad oggi – attraverso Giordania e Turchia, mentre Obama assicura che si trattava di aiuti militari “non letali” (C. J.Chivers e Eic Schmitt, 24 marzo 2013.)
“Il ruolo della CIA nei carichi (di armi) … ha dato agli Stati Uniti un grado di influenza nel processo (di distribuzione delle armi)… Funzionari nordamericani hanno confermato che alti funzionari della Casa Bianca erano informati in modo regolare sui carichi (delle armi)” (Chivers e Schmitt).

Obama ha supervisionato le forniture di armi al Fronte Al Nusra, il gruppo combattente più efficiente dei ribelli siriani, legato a gruppi terroristi islamici.

Testimoni nella Siria nordoccidentale affermano che alcuni ribelli hanno usato queste armi per fare pulizia etnica (massacri) nei villaggi alawiti e cristiani (Patrick J. McDonnell y Nabih Bulos, Los Angeles Times, 26 marzo 2013.)

L’opposizione di Obama a dialoghi di pace con il governo di Assad, di cui esige la resa incondizionata, pone una domanda. Perché esigere la resa incondizionata come “pre-requisito” per negoziare l’uscita del governo della Siria?

Nell’ultimo decennio il governo di Assad ha fornito a Washington informazioni su piani di attacco terroristici contro obiettivi nordamericani. Queste informazioni, confermate dall’allora ambasciatore Thedore Kattouf all’ex senatore democratico James Abouzrek, del Dakota del Sud e a me (2003)aiutarono a salvare vite e proprietà nordamericane. Un ambasciatore siriano a Washington si lamentò della mancanza di risposte positive da parte degli USA, in base al detto “non si finisce mai di castigare una buona azione”.

Obama ha scelto il suo candidato per rappresentare la “Coalizione Nazionale della Rivoluzione Siriana” nominando primo Ministro non eletto Ghassan Hitto, un siriano-statunitense e cittadino USA che ha vissuto la maggior parte dei passati 30 anni negli Stati Uniti.

Moaz al-Khatib, il precedente capo della Coalizione nazionale della Rivoluzione Siriana, aveva rinunciato per protesta contro l’opposizione di Obama ai negoziati di pace con Assad. Così è avvenuto che “Obama ha fatto di un cittadino degli USA il primo ministro del gruppo oppositore e gli ha dato istruzioni di non parlare con il governo di Assad, ignorando i milioni di persone che vivono in Siria e sono stati testimoni della distruzione del loro paese perché degli stranieri hanno proibito i negoziati di pace che avrebbero potuto portare il conflitto ad una soluzione” (Martin Chulov, The Guardian, 24 marzo 2013)

Obama ha anche fatto pressioni sulla Lega Araba, formata in gran parte da governi fedeli a Washington, perché considerasse la non eletta Coalizione nazionale della Rivoluzione Siriana quale governo siriano.

Il posto dei ribelli nella Lega Araba implica che gli USA vogliono un “cambio di regime” non importa quanta gente muoia, o quante alternative politiche esistano.

La Russia ha definito la decisione della Lega Araba come “… un sostegno completo alle forze (ribelli) loe quali, sfortunatamente, continuano a scommettere su una soluzione militare in Siria, senza vedere la moltiplicazione, giorno dopo giorno, del dolore e della sofferenza dei siriani …. Mosca desidera un accordo politico, non alternative militari distruttive” (Shamus Cooke). 

Obama ha aumentato il traffico di armi. “…Il segretario di Stato John Kerry ha respinto l’offerta di negoziati (di pace) del ministro siriano degli esteri e ha invece iniziato un giro per sei capitali europee e arabe (per aiutare ad organizzare l’appoggio ai ribelli siriani” (Thomas Grove e Steve Gutterman, 25 febbraio 2013, Reuters.)

Obama non può decidere il risultato della guerra in Siria perché non ha l’appoggio popolare per inviare forze nordamericane. Ma sarà lui a decidere quando cominceranno i negoziati di pace e a quali condizioni. Dopo due anni, la Forza Aerea di Assad attacca ancora le posizioni dei ribelli. Evidentemente Assad mantiene un appoggio significativo nel paese, cosa che i principali media ignorano.

Obama ha finto indignazione quando i media hanno ipotizzato l’uso di armi chimiche in Siria.

Si sarà dimenticato le tonnellate di Agente Arancio che gli aerei nordamericani lanciavano sul Vietnam quando ha avvertito Assad di non pensare all’utilizzo di armi chimiche? In realtà la Siria aveva accusato i ribelli di usare prodotti chimici, cosa che Washington ha negato senza indagare. Ma i ribelli siriani hanno ammesso di aver usato armi chimiche per uccidere 16 soldati del governo siriano e 10 civili.

Successivamente hanno affermato che il governo aveva bombardato accidentalmente con quei prodotti la sua stessa gente. Obama non ha risposto alle prove di atrocità dei ribelli contro la popolazione siriana.

Perché Washington è così implicata nella guerra siriana? Per indebolire l’Iran, alleato della Siria, e rafforzare i suoi sordidi soci della NATo in Medio oriente.

Nel suo proposito di rovesciare il governo di Assad, Obama si è in realtà dedicato esclusivamente alla scelta strategica di “indebolire la posizione strategica dell’Iran e incitare un movimento che scateni il rovesciamento della Repubblica Islamica”.

(*) Professore Emerito della California State University, scrittore e giornalista; da: rebelion.org; 19.4.2013

(traduzione di Daniela Trollio

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