MENZOGNE USA SULLE ARMI CHIMICHE

L’attacco con armi chimiche in Siria

 

Come gli USA riescono a sottomettere le agenzie dell’ONU

 

di Robert Parry (*)

 

Da almeno 12 anni il governo degli USA ha cercato aggressivamente di prendere il controllo della dirigenza di agenzie chiave delle Nazioni Unite, compresa l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW), che è centrale nella disputa rispetto al presunto uso di gas sarin da parte del governo siriano il 21 agosto.

 

Tuttavia, nonostante l’evidenza che questa manipolazione statunitense possa distorcere i risultati di quegli organismi dell’ONU in modi favorevoli a Washington, la stampa statunitense dominante di solito omette questo contesto e tratta i risultati dell’ONU – o, per lo meno, quelli che coincidono con le idee del governo USA – come indipendenti e al di sopra di ogni critica, comprese le recenti informazioni della OPCW sulla disputa siriana.

 

Ad esempio, i predecessori dell’attuale direttore generale della OPCW, Ahmed Uzumcu, vengono raramente menzionati negli articoli statunitensi che riportano notizie sul lavoro della OPCW in Siria. Ma la sua biografia suscita dubbi sul fatto se egli, e quindi  la sua organizzazione, possano essere veramente obiettivi sulla guerra civile siriana.

Uzumcu, che è stato scelto per rivestire la massima carica nella OPCW nel 2010, è un diplomatico di carriera turco che ha servito come console della Turchia ad Aleppo, Siria, attualmente un bastione ribelle nella guerra per rovesciare il presidente siriano Bachar al-Assad; come ambasciatore della Turchia in Israele,  pronunciatosi pubblicamente in favore dei ribelli; e come rappresentante permanente della Turchia nella NATO, che è dominata dagli USA e da altre potenze occidentali ostili ad Assad. La Turchia, il paese di origine di Uzumcu, è anche stata una degli appoggi principali della causa ribelle.

 

Anche se la storia di Uzumcu non significa necessariamente che egli farebbe pressioni sul suo personale per adattare i risultati della OPCW contro il governo siriano, è probabile che la sua obiettività possa essere messa in dubbio in vista dei suoi passati diplomatici e degli interessi del suo governo. Ma, anche se Uzumcu  fosse intenzionato a sfidare la Turchia e i suoi alleati della NATO – e insistesse per essere obiettivo nella sua indagine sulla Siria – ricorderebbe sicuramente ciò che è successo ad uno dei suoi predecessori quando danneggiò gli interessi geopolitici degli USA.

 

La storia di come l’unica superpotenza del mondo può influenzare presunti organismi intermediari imparziali dell’ONU è stata ricordata lunedì in un articolo di Marline Simons sul New York Times, in cui descrive come il governo di George W. Bush fece cadere il direttore generale della OPCW, José Mauricio Bustani, nel 2002, perché era considerato un ostacolo all’invasione dell’Iraq.

Bustani, che era stato rieletto all’unanimità per l’incarico meno di un anno prima, descrisse in un’intervista al Times come l’emissario di Bush, il Sottosegretario di Stato John Bolton, entrò nel suo ufficio e annunciò che lui (Bustani) sarebbe stato licenziato.

“La storia dietro la destituzione (di Bustani) è stata tema di interpretazione e speculazione per anni e il signor Bustani, un diplomatico brasiliano, ha mantenuto un basso profilo da allora”, scrive Simons., “ma davanti al fatto che l’organismo è diventato il centro dell’attenzione con la notizia del Premio Nobel (per la Pace) la scorsa settimana, il signor Bustani ha accettato di discutere ciò che ha detto essere stata la vera ragione: il timore del governo Bush che le ispezioni alle armi chimiche in Iraq potessero interferire con la giustificazione di Washington per invadere il paese. Vari funzionari coinvolti negli eventi, tra cui alcuni che si erano espressi pubblicamente al riguardo per la prima volta, hanno confermato la sua opinione”.

Bolton, un neoconservatore che parla molto schietto e che in seguito divenne ambasciatore di Bush all’ONU, ha continuato ad insistere in una intervista recente al New York Times che Bustani fu licenziato per incompetenza. Ma Bustani e altri diplomatici vicini al caso hanno affermato che la vera offesa di Bustani fu aver portato l’Iraq ad accettare le convenzioni della OPCW per eliminare le armi chimiche, proprio quando il governo Bush pianificava di incentrare la sua campagna di propaganda per invaderlo sul presunto arsenale segreto di armi di distruzione di massa del paese.

La destituzione di Bustani offrì a Bush una strada più facile per l’invasione, permettendogli di terrorizzare il popolo statunitense con la prospettiva che l’Iraq condividesse le sue armi chimiche, e eventualmente anche una bomba nucleare, con i terroristi di Al Qaeda.

Minimizzando l’importanza dell’insistenza dell’Iraq di aver già distrutto le sue armi chimiche e di non avere alcun  progetto sulle armi nucleari, Bush lanciò l’invasione nel marzo 2003, solo perché il mondo scoprisse successivamente che il governo iracheno diceva la verità. Come risultato della guerra all’Iraq sono morti centinaia di migliaia di iracheni, insieme a quasi 4.500 soldati statunitensi, con costi stimati per i contribuenti USA che arrivano a bilioni (milioni di milioni) di dollari..

 

Ma l’intimidazione verso agenzie delle Nazioni Unite da parte USA non incominciò - né si è fermata – con Bustani dell’OPCW. Prima della destituzione di Bustani, il governo Bush impiegò tattiche simili verso l’Alta Commissaria per i Diritti Umani dell’ONU, Mary C. Robinson, che aveva osato criticare abusi dei diritti umani commessi da Israele e la “guerra al terrore” di Bush. Il governo Bush brigò fortemente contro la sua nuova nomina. Ufficialmente, lei annunciò che si ritirava per sua decisione.

Il governo di Bush impose anche l’uscita di Robert Watson, presidente del Gruppo Intergovernativo sul Cambio Climatico (IPCC) patrocinato dalle Nazioni Unite. Sotto la sua direzione il gruppo era arrivato al consenso sul fatto che attività umane, come l’uso dei combustibili fossili, contribuiva al riscaldamento globale. ExxonMobil inviò un memorandum alla casa Bianca di Bush chiedendo: “Watson può essere sostituito su richiesta degli USA?”.

Il memorandum di ExxonMobil, ottenuto dal Consiglio di Difesa delle Risorse Naturali mediante la Legge sulla Libertà d’Informazione, spinse la Casa Bianca a “ristrutturare la partecipazione degli USA alle riunioni dell’IPCC per assicurare che nessun sostenitore di Clinton/Gore fosse coinvolto in attività decisive”. Il 19 aprile 2002 il governo di Bush riuscì a sostituire Watson con Rajendra Pachauri, un economista indiano. Commentando la sua rimozione, Watson disse: “L’appoggio degli USA fu, ovviamente, un fattore importante. Loro (l’IPCC) furono abbastanza pressati dalla ExxonMobile che chiese alla casa Bianca di cercare di togliermi di mezzo”. (Per dettagli si veda “Bush’s Grim Vision” di Consortiumnews.com).

 

Questo modello di pressione è continuato fino al governo di Obama che ha utilizzato il proprio peso diplomatico ed economico per collocare un malleabile diplomatico giapponese, Yukiya Amano, alla direzione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica(AIEA), che giocava un ruolo chiave nella disputa per il programma nucleare dell’Iran.

Prima della sua nomina, Amano si presentava come un soggette indipendente, che faceva resistenza alla propaganda statunitense-israeliana sul programma nucleare iraniano. Ma dietro le quinte si riuniva con funzionari statunitensi e israeliani per coordinare come servire i loro interessi. La sua professione di dubbio su un progetto di bomba nucleare iraniana fu solo un trucco teatrale per intensificare il successivo impatto se avesse poi dichiarato che davvero l’Iran stava costruendo un’arma nucleare.

Ma lo stratagemma è stato rovinato dalla filtrazione, da parte del soldato Bradley Manning, di centinaia di migliaia di pagine di cablo diplomatici statunitensi. Tra di essi vi erano rapporti sulla collaborazione segreta di Amano con funzionari statunitensi e israeliani.

I cablo delle ambasciate USA che rivelavano la verità su Amano sono stati pubblicati dal Guardian britannico nel 2011 (anche se sono stati ignorati dal New York Times, dal Washington Post e da altri media dominanti degli USA). Nonostante il silenzio dei principali media USA, siti Internet come Consortiumnews.com, hanno sottolineato i cablo di Amano, in modo che tanti statunitensi conoscano i fatti per non essere ingannati nuovamente (per dettagli si veda “Did Manning Help Avert War with Iran?” de Consortiumnews.com.).

 

I dossiers siriani

Questa storia è rilevante adesso perché la credibilità dell’ufficio sulle armi chimiche dell’ONU è stata centrale nelle conclusioni estratte dai mezzi di comunicazione dominanti USA che il rapporto della OPCW sul presunto attacco con armi chimiche nei dintorni di Damasco del 21 agosto puntava al governo siriano come parte responsabile.

Nonostante il rapporto della OPCW non valutasse formalmente la colpa dell’attacco, che presumibilmente uccise centinaia di civili siriani, il rapporto stesso includeva dettagli che la stampa USA e alcune organizzazioni non governative, come Human Rights Watch, hanno utilizzato per estrapolare la colpa del governo di Assad.

Ma gli elementi del rapporto ufficiale dell’OPCW sono apparsi adulterati per creare l’impressione nel pubblico che fu il governo siriano ad effettuare l’attacco, nonostante apparenti dubbi degli investigatori dell’OPCW sul terreno, le cui preoccupazioni sono state minimizzate o sotterrate in quadri e note.

Ad esempio, gli ispettori dell’Onu trovarono poca traccia di gas sarin nel primo luogo che visitarono il 26 agosto, Moadamiyah, al sud di Damasco. Delle 13 prove ambientali raccolte quel giorno, nessuna diede un risultato positivo per il sarin o per altri agenti di guerra chimica. Anche i due laboratori utilizzati dagli ispettori hanno ottenuto risultati discordanti rispetto a tracce di residui chimici che possano essere lasciate dal sarin dopo la sua degradazione per l’intenso calore.

Al contrario, le prove di ricerca del sarin furono più chiaramente positive in campionamenti raccolti due e tre giorni dopo – il 28 e 29 agosto – nell’area suburbana di Zamalka/Ein Tarma. Lì il Laboratorio Uno trovò sarin in 11 dei 17 campionamenti e il Laboratorio Due in tutti i 17 campionamenti.

Nonostante il rapporto dell’ONU concluda che ci fu sarin a Moadamiyah – anche se non ha potuto identificare effettivamente agenti di guerra chimici – il rapporto stesso non spiega perché i campionamenti del 26 di agosto a Moadamiyah hanno dato risultati così negativi, mentre i campionamenti del 28-29 agosto a Zamalka/Ein Tarma  hanno dato risultati molto più positivi.

Si sarebbe potuto pensare che i primi campionamenti dessero risultati molto più positivi dopo due o tre giorni di esposizione al sole e ad altri elementi. Una spiegazione ovvia sarebbe che la liberazione del sarin si concentrò nel suburbio orientale e che i residui isolati captati nel sud provenivano da altri fattori, come falsi positivi di prodotti chimici secondari, specialmente nel Laboratorio Due.

Se l’attacco del 21 agosto si concentrò a Zamalka/Ein Tarma come suggeriscono i risultati dell’ONU, questo indicherebbe un uso molto meno ampio di armi chimiche di quanto suggerito dallo studio del governo USA. La presunta ampiezza dell’attacco servì come argomento principale per incolpare il governo siriano in vista della sua maggiore capacità militare rispetto a quella dei ribelli.

 

Le affermazioni di Obama

Questo punto fu sottolineato dal presidente Barak Obama nel suo discorso trasmesso per televisione a tutta la nazione il 10 settembre, quando affermò che 11 paesi vicini avevano sofferto bombardamenti chimici il 21 agosto (si veda “Obama Still Withholds Syria Evidence.” de Consortiumnews.com.]: Tuttavia, anche la “Valutazione Governativa” statunitense sull’attacco, emessa il 31 agosto, che incolpava esplicitamente il governo siriano, suggeriva che i rapporti iniziali su circa una dozzina di obiettivi attorno a Damasco potevano essere stati esagerati. Una nota al piè di pagina della mappa pubblicata dalla Casa Bianca sui presunti siti dell’attacco dice: “Rapporti di attacchi chimici  possono riflettere il movimento di pazienti esposti in vicinanza di ospedali da campo e installazioni mediche nell’area circostante. Possono anche riflettere confusione e panico provocato dalle continue scariche di artiglieria e di missili e da informazioni sull’uso di agenti chimici in altri siti”.

In altre parole, vittime di un luogo possono essersi affrettate ad andare in ospedali di altri luoghi, creando l’impressione di un attacco più generalizzato di quando in realtà è successo.

Questa possibilità sembra essere sottolineata dai risultati divergenti degli ispettori dell’ONU quando hanno preso campionamenti di suolo e altri ambientali delle aree del sud e orientali ed hanno ottenuto risultati sorprendentemente diversi.

Anche gli ispettori dell’ONU hanno rivelato fino a che punto dipendevano dai ribelli siriani per avere accesso alle aree dei presunti attacchi chimici e ai testimoni, e che un comandante ribelle chiese anche di farsi carico della “custodia” dell’ispezione dell’ONU.

Nei siti sospetti degli attacchi, gli ispettori trovarono anche segnali del fatto che la prova era stata “mossa” e “possibilmente manipolata”. Rispetto all’area Moadamiyah, il rapporto ONU segnalò: “Frammenti (di missili) e un’altra possibile prova sono stati evidentemente manipolati/mossi prima dell’arrivo dell’équipe di investigazione”.

Nelle vicinanze di Zamalka/Ein Tarma, dove apparentemente missili fabbricati in maniera molto elementare trasportarono il gas tossico, gli ispettori dichiararono che: “i luoghi possono essere stati percorsi da altri individui prima dll’arrivo della Missione … Durante il tempo passato, in quei luoghi arrivarono individui portando altre munizioni sospette, indicando che tale prova potenziale viene mossa e possibilmente manipolata”.

 

Il sapere convenzionale dei media

Gli ispettori dell’ONU non sono arrivati ad alcuna conclusione specifica della loro ispezione sul fatto se siano state le forze del governo siriano o i ribelli i responsabili delle centinaia di morti civili risultato dell’apparente uso del gas sarin. Ma importanti mezzi di informazione degli USA, compresi il New York Times e il Washington Post, hanno concluso che i risultati implicavano il governo siriano.

Questi articoli hanno citato “esperti” di armi che affermavano che il tipo di missile usato e la presunta sofisticazione del sarin erano al di là delle capacità conosciute dei ribelli. Gli articoli dicevano anche che i calcoli approssimativi degli ispettori dell’ONU riguardo alle probabili traiettorie dei missili suggerivano che i lanci provenivano da aree controllate dal governo e che i missili cadevano in aree dominate dai ribelli.

Questi “rapporti” dei media dominanti degli USA non citano i cauti commenti contenuti nel rapporto dell’ONU sulla possibile manipolazione delle prove, né hanno tenuto conto dei risultati discordanti del laboratorio di Moadamiyah rispetto a quello di Zamalka/Ein Tarma, né del fatto che il direttore generale dell’OPCW è un diplomatico di carriera turco. (Per più informazioni sulle capacità dei ribelli, si veda Do Syrian Rebels Have Sarin? de Consortiumnews.com.] .

Per rafforzare il “sapere convenzionale” che il colpevole è stato Assad, il segretario di Stato John Kerry e il presidente Obama hanno lavorato per far apparire qualsiasi incredulo come un teorico cospirativo. “Davvero oggi non abbiamo tempo per pretendere che ognuno possa avere l’insieme dei fatti”, ha detto sdegnosamente Kerry in risposta ai continui dubbi del governo russo.

Il presidente Obama ha sottolineato lo stesso punto nel suo discorso annuale davanti all’Assemblea Generale dell’ONU: “E’ un insulto alla ragione umana e alla legittimità di questa istituzione che si suggerisca che chiunque che non sia il regime abbia realizzato quell’attacco”.

Ciò nonostante si sa che gli scettici comprendono analisti dell’intelligence USA, che – mi si dice – hanno personalmente informato Obama dell’insicurezza delle prove. Evidentemente, se il governo Obama avesse avuto dalla sua tutta la comunità dell’intelligence, non sarebbe stata necessaria una dubbiosa inchiesta come la “Valutazione Governativa” pubblicata dall’ufficio stampa della Casa Bianca il 30 agosto, al posto di una “Stima Nazionale di Intelligence”, che avrebbe riflesso i punti di vista delle 16 agenzie di sicurezza e sarebbe stata pubblicata dal direttore dell’Intelligence Nazionale.

 

Dubbi sul terreno

E Robert Fisk, un giornalista veterano del giornale Independent di Londra ha trovata una mancanza di consenso tra i funzionari dell’ONU e altri osservatori internazionali a Damasco – nonostante i rischi per le loro carriere che affrontavano nel negare il “sapere convenzionale” sulla colpa di Assad.

Fisk ha scritto: “In un paese – anzi in un mondo – in cui la propaganda è più influente della verità, scoprire l’origine dei prodotti chimici che hanno soffocato tanti siriani un mese fa è una inchiesta carica di pericoli giornalistici”. “Ciò nonostante bisogna anche dire che sono stati espressi, da parte dell’ONU e di altro organizzazioni internazionali a Damasco, gravi dubbi sul fatto che i missili con il gas sarin siano stati sparati dall’esercito di Assad”. “Anche se questi funzionari internazionali non possono essere identificati, alcuni di loro erano a damasco il 21 agosto e hanno formulato una serie di domande alle quali nessuno, fino ad ora, ha dato risposta. Perché, ad esempio, la Siria doveva aspettare fino a che gli ispettori ONU fossero a Damasco il 18 agosto prima di usare gas sarin pochi giorni dopo – e a soli 6 km. dall’albergo dove era appena arrivata la delegazione ONU?.” “Nell’aver presentato in questo modo all’Onu la prova sull’uso del sarin – che gli ispettori hanno ottenuto rapidamente sulla scena – il regime di Assad, se fosse stato colpevole, si sarebbe sicuramente reso conto che un attacco militare sarebbe partito dalle nazioni occidentali.” “Così come stanno le cose, la Siria ora perderà tutte le sue difese chimiche strategiche a lungo periodi contro una Israele con armi nucleari – perché, se dobbiamo credere ai dirigenti occidentali, voleva sparare solo sette missili di quasi mezzo secolo di età contro un quartiere ribelle nel quale solo 300 delle 1.400 vittime (se dobbiamo credere ai ribelli) erano combattenti. Come ha setto una ONG occidentale … ‘se Assad voleva davvero utilizzare il gas sarin, perché, per l’amor di Dio, ha aspettato due anni e lo ha fatto quando l’Onu era sul campo per investigare?’ “.

 

A questi dubbi sulla Storia Ufficiale dell’attacco con gas tossico del 21 agosto si aggiungono la storia di circa 11 anni fa di come il governo USA ha organizzato il cambio della dirigenza della OPCW dell’ONU perché il direttore generale aveva commesso l’imperdonabile peccato di essere un ostacolo per le priorità di propaganda geopolitica statunitense – e la domanda sull’imparzialità del diplomatico turco che ora dirige l’agenzia.

 

(*) Robert Parry , giornalista nordamericano, rivelò negli anni ’80, sull’Associated Press e su Newsweek,  molti dei retroscena dell’affare Iran-Contra. Da:rebelion.org; 21.10.2013

   

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)  

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