GRECIA: DON CHISCIOTTE A SYNTAGMA

Don Chisciotte a a Syntagma

Di Rafael Poch; da: rebelion.org: 6.7.2015

 

I signori di Bruxelles e Berlino non facevano conto su Don Chisciotte. Quel personaggio che fuggì dalla Spagna, contuso e sconfitto, nel 1936, non appariva, a quanto pare, nei computers della Banca Centrale Europea e dell’Eurogruppo, tanto attenti agli indici delle agenzia di qualificazione e alle inchieste su un’opinione pubblica convenientemente modellata.

Alcuni storici – chiaramente passati di moda – ricordavano tuttavia di averlo visto venti anni dopo nelle strade dell’Avana. Poi fu assassinato nella selva della Bolivia, rivisse molto dopo in insolite albe latinoamericane, subito vilipese dalla Spagna con il caratteristico astio dell’illuso nuovo ricco che non vuol sapere nulla del fratello discolo.

 

In Europa si affacciò un 25 aprile in Portogallo, ma già negli anni Novanta l’incompatibilità del personaggio con i nuovi sentieri asfaltati della Spagna figlia di puttana era evidente. Non c’era niente più “terzomondista” che lo spirito donchisciottesco. La lotta per la verità e la giustizia era un’illusione. La solidarietà “buonismo”, un concetto canagliesco cullato da Joseph Goebbels negli anni Trenta.

Si parlava persino della sua completa estinzione, ma è proprio qui – nella nuova Europa senza frontiere - che lo spirito di quel cavaliere si è trasferito in Grecia. Come è potuto succedere?


Per capire il trasloco, alcuni studiosi  ricordavano che già un anno dopo quella primigenia e storica sconfitta spagnola del 1939, già conclusa la sconfitta della Francia, un 28 ottobre 1940 il “NO” dei greci all’ultimatum di Mussolini segnava un punto di dignità donchisciottesca in Europa, proprio mentre le orde brune segnavano il continente con il loro trionfale passo dell’oca.

Settantacinque anni dopo, di nuovo la dignità crocifissa e, ricordando quel giorno che i greci hanno trasformato nella loro festa nazionale, riappare quello stesso “NO”. Don Chisciotte a Syntagma.

 

A nulla è servito il facinoroso ricatto che ha circondato questo referendum. Al contrario, la coscienza di questo abuso si è rivoltata contro i computers di Bruxelles e di Berlino. Pressioni sulle aziende greche, intrighi con la destra greca per mettere al governo di Atene il presidente della Banca Centrale Greca, come già avevano fatto con l’Italia e con la Grecia stessa, un’intossicazione mediatica impressionante con la propria  specificità nazionale in ognuno degli Stati europei, ma particolarmente nauseante in Germania.

E come ciliegina sulla torta: una crisi finanziaria, un recinto, organizzati e progettati soprattutto dalla Banca Centrale Europea, per far impazzire l’elettore, una cosa senza precedenti nella storia finanziaria.

 

Con tutti questi dati nella memoria, il computer di Bruxelles/Berlino , i calcoli di tutti quei grigi personaggi e del loro ben pagato esercito di giornalisti ed esperti dell’Atlantico Nord,  deduceva una inesorabile vittoria del “si”. Poteva essere solo così.

Si sono dimenticati che Don Chisciotte si è trasferito ad Atene.

 

E’ stata sparata la prima salva della sovranità in Europa. Ci sarà una continuità?

Ricordiamo che senza sovranità non c’è democrazia, neppure le ultime vestigia di democrazia a bassa intensità di cui godevamo. E nemmeno Stato sociale. Senza democrazia, ritorno al 19° secolo sotto l’impero di una nuova oligarchia.

Lo spettacolo continua. Diranno che “si” o “no” importa poco, in fondo.

Importa molto, anche se non sui loro schermi.

 

(*) Giornalista de La Vanguardia, quotidiano di Barcellona.

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)


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