AIR FRANCE

Air France

La violenza della classe padronale

Di Leon Crémieux (*)

Il coro dei fedeli del MEDEF (organizzazione padronale simile a Confindustria, n.d.t.) ha manifestato il suo appoggio alla direzione di Air France e a quei “poveri dirigenti aggrediti violentemente”, dopo aver visto le immagini del Direttore delle Risorse Umane (DRH) che fuggiva dalla sede di Air France a torace scoperto.

Uno spaccato di classe: Précresse (repubblicano, del partito di Sarkozy), Emmanuel Macron (Ministro dell’economia del governo, ex impiegato di Rothschild & Cia.), Francois Hollande (Presidente della Repubblica), Manuel Valls (Primo Ministro dal marzo 2014), Alain Vidalies (Ministro dei Trasporti)…. che hanno contato sull’appoggio della CFDT (sindacato vicino al partito Socialista) e della CGC (Confederazione Generale dei Quadri).

 

Gli stessi che non battono ciglio quando si congelano i salari dei lavoratori e delle lavoratrici, si tagliano i posti di lavoro e si distruggono le loro carriere professionali e che, adesso, sono minacciati di licenziamento. Uno strappo molto più grave di quello  sofferto dalla camicia ( anche se di marca Boss – che fornì indumenti al 3° Reich) del Direttore Risorse Umane.

 

Non c’è da meravigliarsi che gli stessi che si lamentano per il povero DRH siano sempre quelli che ripetono, più e più volte, la stessa litania sulla necessità di salvare la Compagnia (Air France), sull’arcaismo dei sindacati, sulla violenza grossolana dei salariati, troppo stupidi per capire le necessarie trasformazioni economiche che vogliono mettere in atto i loro intelligenti direttori.

 

Unità e mobilitazione

Il 5 ottobre circa 3.000 salariati, personale di terra e di navigazione, molti dei quali in uniforme, hanno manifestato davanti alla sede di Air France per protestare contro il piano presentato dalla direzione che prevede un nuovo taglio di 2.900 posti di lavoro, a causa, dicono, dell’intransigenza sindacale dei piloti.

I manifestanti hanno superato le varie barriere di accesso alla sede, sono sfuggiti ai CRS (la polizia anti-manifestanti) e hanno invaso la sala del CCE (Comitato della Società, dove la direzione era riuniti con i sindacati). Alexandre de Juniac, il direttore generale del gruppo, non si era degnato di venire alla riunione. Quello di Air France, Frédéric Gagey è fuggito correndo … con il segretario della CGC (Confederazione generale dei Quadri). Il Direttore Risorse Umane, Xavier Broseta, e il responsabile dei voli a lunga percorrenza, Pierre Plissonnier, che anch’essi volevano andarsene senza rispondere alle richieste dei lavoratori, sono stati fischiati e contestati. Nel casino il Sig. Broseta ha perso la camicia, suprema violenza, ed è fuggito saltando il cancello insieme al responsabile dei voli a lunga percorrenza.

 

Uno sporco piano di volo

La direzione ha annunciato che “da qui al 2017” verranno soppressi 2.900 posti di lavoro e l’attività verrà ridotta del 10%, principalmente in Asia. Ma nello stesso periodo di apriranno nuove rotte di volo verso altre destinazioni. Dietro tutta questa mascherata, l’unico obiettivo è quello di continuare a crescere mentre si distruggono centinaia di posti di lavoro e di accordi collettivi con l’obiettivo di aumentare il margine finanziario di una compagnia che va col vento in poppa.

La direzione vuole economizzare mille milioni di euro su una massa salariale di 7,5 mila milioni. Una compagnia che ogni mese guadagna nuove fette di mercato, coi suoi aerei pieni ad un tasso record del 90% e con un prezzo dei biglietti che non è cambiato nonostante che il prezzo del cherosene si sia ridotto alla metà. 

Dopo aver tagliato 8.000 posti di lavoro, congelato i salari e degradato enormemente le condizioni di lavoro, Alexandre de Juniac cerca di infliggere una sconfitta definitiva ai lavoratori per riuscire a raggiungere una redditività di due cifre. Ha giocato a fare la Thatcher per spezzare per sempre la combattività dei salariati e consolidare i sindacati “responsabili” che fanno una politica di collaborazione.

 

Impedire una sconfitta definitiva

Il primo obiettivo del piano è il personale tecnico di volo (i piloti), con una bella messa in scena mediatica: varie settimane di negoziati in cui la direzione, in modo premeditato e provocatorio, ha messo l’asticella molto in alto: esigeva 100 ore di volo (equivalenti a 200 ore di lavoro) supplementari annuali senza aumento salariale.

Davanti al fallimento del negoziato, la direzione ha annunciato la chiusura di alcune linee …  e la soppressione di 300 posti di pilota.

Ora, nel caso si fosse firmato, la direzione aveva già annunciato che avrebbe tagliato 300 posti a causa dell’aumento della produttività!!

 

Quello che la direzione cerca è una sconfitta del sindacato maggioritario dei piloti, il SNPL (Syndicat National des Pilotes de Ligne) che il 30 settembre ha rifiutato di firmare l’accordo. E intanto la stampa e il governo denunciano “quei privilegiati che vogliono affondare la compagnia”.

 

La sconfitta dei piloti è assolutamente necessaria per lanciare un secondo piano di attacco: 14.000 hostess e ausiliari di volo. Anche lì l’obiettivo è ottenere un incremento di produttività tra il 15 e il 20% attraverso l’incremento del numero di ore di volo, la diminuzione dei giorni di riposo e il riposo su scalo e la riduzione dell’equipaggio sugli aerei. Come per il sindacato dei piloti, due dei tre sindacati rappresentativi dell’azienda hanno rifiutato di firmare questo accordo.

Il passo seguente sarà ribattere il chiodo attraverso nuovi attacchi contro il personale di terra (30.000 lavoratori) con l’appoggio – se non di più – della CGC e della CFDT. Questi due sindacati non smettono di ripetere che se i piloti non firmano l’accordo ci saranno migliaia di licenziamenti tra il personale di terra. Una modo di scaricare dalle responsabilità la direzione negli attacchi già previsti contro  gli organici su scala provinciale: Marsiglia e Bastia in testa, a cui seguono quelli di Orly e del Charles De Gaulle.

 

Con il Piano A o con il Piano B, l’obiettivo della direzione è sopprimere migliaia di posti di lavoro.

Lungi da un dialogo sociale che dà voce e capacità di decidere al padrone, solo la mobilitazione può far recedere un  padronato ogni volta più esigente per beneficiare unicamente gli azionisti.

Il governo, lontano dall’aiutare in questa lotta, è da capo a piedi al lato della direzione.

 

Il piano di Air France, che si basa fondamentalmente nel dividere gli organici, era ben elaborato ed è stato ampiamente diffuso attraverso i grandi mezzi di comunicazione.

Ma la mobilitazione degli organici di questo lunedì 5 ottobre, con tutte le categorie che hanno fatto causa comune, ha mostrato che nessuno si è lasciato ingannare. La manifestazione di massa del 5 ottobre mostra che si è messa in piedi una risposta unitaria, il che favorisce la resistenza attuale dei sindacati del personale di volo.

Per il momento questo Intersindacale resiste bene all’offensiva scatenata sui media, ma saranno necessarie nuove iniziative di mobilitazione per mantenere e migliorare le relazione

 

(*) Sindacalista di Sud-aérien, che rappresenta il personale sia di terra che di volo; da: rebelion.org; 10.10.2015

.

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

Scrivi commento

Commenti: 0

News