8 MARZO PROLETARIO

La proletaria

di Rosa Luxemburg; da: rebelion.org; 8.3.2017

(Scritto del 5 marzo 1914).

Il giorno della Donna Lavoratrice inaugura la settimana della Socialdemocrazia. Con il duro lavoro di questi giorni il partito dei diseredati mette la sua colonna femminile all’avanguardia per spargere il seme del socialismo in nuovi campi. E l’uguaglianza dei diritti politici per la donna è il primo grido lanciato dalle donne allo scopo di reclutare nuovi difensori delle rivendicazioni di tutta la classe operaia.

Così la moderna proletaria si presenta oggi alla tribuna politica come la forza più avanzata della classe operaia e , allo stesso tempo, di tutto il sesso femminile ed emerge come  la prima lottatrice d’avanguardia da secoli.

 

 

La donna del popolo ha lavorato molto duramente da sempre. Nell'orda primitiva portava pesanti carichi, raccoglieva alimenti; nel villaggio primitivo seminava cereali, macinava, faceva ceramiche; nell'antichità era la schiava dei patrizi e alimentava i loro figli al suo petto; nel Medioevo era legata alla servitù delle filande del signore feudale. Ma, da quando esiste la proprietà privata, la donna del popolo ha lavorato quasi sempre lontano dalla grande fabbrica della produzione sociale e, quindi, lontano anche dalla cultura, restando confinata negli stretti limiti domestici di un’esistenza familiare miserabile. 

Il capitalismo l’ha gettata nel giogo della produzione sociale, nei campi altrui, nelle officine, nelle costruzioni, negli uffici, nelle fabbriche, nei magazzini, separandola per la prima volta dalla famiglia.

La donna borghese, invece, è un parassita della società e la sua unica funzione è quella di partecipare al consumo dei frutti dello sfruttamento; la donna piccolo-borghese è l’animale da carico della famiglia.

Solo nella persona dell’attuale proletaria la donna accede alla condizione di essere umano, perché solo la lotta, la partecipazione al lavoro culturale, nella storia dell’umanità, ci trasforma in esseri umani.

 

Per la donna borghese la sua casa è il suo mondo. Per la proletaria, la sua casa è il mondo intero, il mondo con tutto il suo dolore e la sua allegria, con la sua fredda crudeltà e la sua grossolana grandezza.

La proletaria è quella donna che migra con i lavoratori dei tunnels dall'Italia alla Svizzera, che si accampa in baracche e asciuga panni cantando canzoni vicino alle rocce che, con la dinamite, volano con violenza nell'aria. Come operaia delle campagne, come lavoratrice stagionale, riposa durante la primavera su un modesto mucchietto di panni in mezzo al rumore, tra treni e stazioni con un panno sulla testa e nella paziente attesa di un treno che la porti da una parte all'altra. Con ogni ondata di miseria che la crisi europea rovescia verso l’America, quella donna emigra, nei ponti delle navi, insieme a migliaia di proletari, insieme a migliaia di proletari affamati di tutto il mondo finché, quando il riflusso dell’onda produce a sua volta una crisi in America, si vede obbligata a tornare alla miseria della patria europea, a nuove speranze e disillusioni, ad una nuova ricerca di pane e lavoro.

 

La donna borghese non è veramente interessata ai diritti politici, perché non esercita alcuna funzione economica nella società, perché gode dei frutti maturi della dominazione di classe. La rivendicazione dei diritti per la donna è, per quello che riguarda la donna borghese, pura ideologia, propria di deboli gruppi isolati senza radici materiali, è un fantasma dell’antagonismo tra l’uomo e la donna, un capriccio. E’ questo il carattere comico del movimento delle suffragette.

La proletaria, invece, ha bisogno dei diritti politici perché nella società esercita la stessa funzione economica del proletario, lavora nello stesso modo per il capitale, mantiene ugualmente lo Stato, ed è anch'essa sfruttata e dominata da questo. Ha gli stessi interessi ed ha bisogno delle stesse armi per difendersi. Le sue esigenze politiche sono profondamente radicate non nell'antagonismo tra uomo e donna, ma nell'abisso sociale che separa la classe degli sfruttati dalla classe degli sfruttatori, cioè nell'antagonismo tra il capitale e il lavoro.

 

Con la Socialdemocrazia essa potrà entrare nel laboratorio della Storia per poter così conquistare, con quelle potenti forze, l’uguaglianza reale, nonostante che sulla carta di una Costituzione borghese le si neghi questo diritto. Qui, la donna lavoratrice, insieme all'uomo, scuoterà le colonne dell’ordine sociale esistente e, prima che questo le conceda qualcosa di simile ai suoi diritti, aiuterà a seppellirlo sotto le sue stesse rovine.

 

Il laboratorio del futuro ha bisogno di molte mani e di un caldo respiro. Tutto un mondo di dolore femminile aspetta la salvezza.

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 

Via Magenta 88, Sesto San Giovanni)

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