AMBASCIATA USA A GERUSALEMME

 

16 ragioni e conseguenza dello spostamento dell’ambasciata USA a Gerusalemme

 

di Nazanin Armanian (*)

 

Dopo aver ordinato la più grande riduzione di terre pubbliche protette della storia degli USA, dopo aver decretato il più grande taglio delle imposte in 30 anni, e conseguito che il Tribunale Supremo avallasse la sua infame richiesta di proibire l’entrata di persone provenienti da 8 paesi, in maggioranza musulmani (tra i quali non c’è l’Arabia Saudita, accusata da Trump stesso e dal Congresso di essere dietro l’11 Settembre), il presidente degli USA disfa la politica tradizionale degli USA rispetto alla Palestina: annuncia il riconoscimento di Gerusalemme occupata quale capitale di Israele e ordina lo spostamento dell’Ambasciata del suo paese nella città. Così Trump, con un atto suicida, spoglia i palestinesi di tutti i loro diritti per consegnarli ad Israele. 

 

Per 70 anni gli USA hanno permesso ad Israele di rubare le terre palestinesi (anche quando pretendevano di nasconderlo firmando la Risoluzione 2334) e di fare la pulizia etnica. Questa decisione di Trump rappresenta una nuova fase nell’aggressione al popolo palestinese. Né Bill Clinton né George W. Bush, che avevano promesso anch’essi di spostare l’Ambasciata a Gerusalemme, osarono farlo. Avevano lasciato che Israele stessa, attraverso le sue politiche illegali e le leggi, si impadronisse della Città Santa.

 

Di fatto la “Legge sulla Grande Gerusalemme” comprende l’espulsione dei palestinesi “residenti” dalla loro città natale con mille artifici, come aumentare la popolazione ebrea della città spostando migliaia di coloni come votanti eleggibili, stabilire l’aumento dei suoi limiti municipali per includervi gli insediamenti illegali di Cisgiordania e limitare ulteriormente i diritti dei palestinesi; tutto questo per distorcere l’identità di Gerusalemme.

 

Allora, cosa ci guadagnerebbe Donald Trump con una misura che isola gli USA, pregiudica i suoi interessi nel Vicino Oriente e minaccia la sua sicurezza?

 

L’annuncio è stato una boccata di ossigeno per Netanyahu, che ha dovuto sopportare la protesta di decine di migliaia di israeliani, lo scorso 2 dicembre, che chiedevano le dimissioni del suo governo per corruzione. 

 

Una città santissima

 

Gerusalemme, il cui nome arabo è Al-Quds (“Il santo”), fu fondata dal regno Ugarit (1450 aC – 1180 dC) con il nome di Ur-shalim (Città Pacifica). Per gli ebrei è il luogo di costruzione del primo tempio della loro fede, per i cristiani la città dove Gesù compì la sua missione, e per i musulmani è il luogo da cui Maometto ascese al cielo. Conquistata da quasi tutti gli imperi, vecchi e nuovi, Gerusalemme fu occupata nella sua metà occidentale da Israele durante la guerra arabo-israeliana del 1948 e nella sua metà orientale (che era sotto controllo giordano) nella guerra del 1967. Nel 1980 Israele approvò la “Legge di Gerusalemme” per annettere la parte orientale, che da allora è illegalmente sotto la sua giurisdizione.

 

 

I possibili obiettivi di Trump

 

1. Ottenere l’appoggio del Congresso (soprannominato “altro territorio occupato da Israele”) ora che il caso Russiagate lo coinvolge direttamente: si sta discutendo la possibilità che l’ex consigliere alla sicurezza nazionale, generale Michael Flynn, testimoni contro il presidente.

 

2. Esibire il potere del suo genero ebreo Jared Kushner, perseguito dalla giustizia USA per aver ordinato a Flynn di ottenere l’appoggio russo per annullare una votazione nel Consiglio di Sicurezza, che stava per condannare gli insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania. E’ anche una prova dell’aumento dell’influenza del vice presidente Mike Pence (un sionista cristiano) alla Casa Bianca. Pence è stato il portavoce dei sostenitori dello spostamento dell’ambasciata a Gerusalemme.

 

3. Accontentare la lobby pro-Israele degli USA, che gli rimprovera il suo atteggiamento poco entusiasta verso Israele e di non mantenere la sua promessa elettorale al riguardo. Il magnate dei casino di Las Vegas, Sheldon Adelson, legato al partito israeliano Lijud, che aveva donato 35 milioni di dollari per la campagna elettorale di Trump, lo ossessionava con la domanda: “A quando il trasferimento dell’ambasciata?” La virata in politica estera di Trump è stata tale che sua figlia si è convertita all’ebraismo. L’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee, considerato il più potente gruppo di interesse a Washington, è una lobby nota per il forte sostegno allo Stato di Israele, n.d.t.) non solo è riuscita a far inserire l’Iran quale “principale nemico degli USA al di là del terrorismo” nell’agenda di Trump, ma è anche riuscita a cambiare l’atteggiamento di “neutralità” di Trump nel conflitto palestinese-israeliano. Egli ha ritirato la cooperazione con l’UNESCO, perchè questo ha criticato l’annessione di Gerusalemme Ovest a Israele.

 

4. Scatenare altri conflitti etnico-religiosi nella regione per realizzare il Progetto del Nuovo Medio Oriente, rendendo impossibile la creazione di uo stato palestinese e, en passant, aumentare l’affare della militarizzazione della zona.

 

5. Forzare l’Autorità Palestinese ad accettare la cosiddetta “Iniziativa di Pace” di Jared Kushner, che propone di dimenticarsi dello “stato palestinese” e del ritorno dei rifuguati, di conseguire un’autonomia con la sovranità israeliana sulle frontiere e lo spazio aereo della Cisgiordania in cambio di un generoso pacchetto di aiuti finanziari destinati alla borghesia palestinese.

 

6. Con la sua popolarità ai minimi storici, Trump cerca di recuperare l’appoggio di milioni di votanti di destra e, soprattutto, degli evangelisti che l’hanno portato alla Casa Bianca. Durante la sua visita in Israele, e da decine di cartelloni pubblicitari sulla sua strada, gli evangelisti gli ricordavano quanto decisivi fossero stati i loro voti e che speravano che mantenesse la sua promessa sullo status della città in disputa. 

 

E le possibili conseguenze della sua temerarietà

 

7. Quanto sopra implica che gli USA non considerano più la presenza israeliana a Gerusalemme Est una occupazione, né considerano illegali gli insediamenti ebrei costruiti dopo la Guerra del 1967, che violano il trattato di Ginevra che stabilisce che una potenza occupante non ha sovranità sul territorio che occupa.

 

8. Provocare spaccature nella Casa Bianca: i segretari di Stato e della Difesa, Rex Tillerson (su cui corrono pettegolezzi di una sua prossima uscita) e Jim Mattis si sono opposti alla misura di Trump.

 

9. Farla finita con decenni di consenso internazionale sullo stato della città. Persino l’Unione Europea, il principale alleato di Washington, ha lasciato solo Trump in questa pericolosa avventura.

 

10. Colpisce la Giordania e l’Arabia Saudita, non perchè siano preoccupate per il destino dei palestimesi sfrattati, ma perchè sono i guardiani dei tempi musulmani nella Città Vecchia.

 

11. Compromette gli interessi ed il potere del Vaticano: da qui l’opposizione di Papa Francesco.

 

12. Divide la comunità ebrea statunitense: alcuni perchè ritengono che non fosse il momento, visto che il resto del mondo si oppone all’assalto di Israele a tutta la città, né rappresenta una priorità  per gli ebrei; altri, come il gruppo J Street, perchè difendono il diritto dei palestinesi ad un loro Stato, che così perde quella che sarebbe stata la sua capitale.

 

13. Una maggiore aggressività da parte di Israele nell’espellere i palestinesi.

 

14. Provocherà una Intifada di un popolo che non solo, oggi, non ha nulla da perdere, ma che vede sequestrate le proprie speranze di un futuro diverso. Situazione che oltretutto favorirà il protagonismo di organizzazioni come Hamas.

 

15. Mette in pericolo gli interessi USA in tutto il Vicino Oriente – e non per al-Qaeda o lo Stato Islamico: Gerusalemme non è solo una questione palestinese, ma è anche una questione islamica.

 

16. Potrà danneggiare la sicurezza di Israele stesso, preoccupazione espressa dal commentarista militare israeliano Roni Daniel. 

 

Questa prodezza di Trump è destinata al fallimento. La questione è il numero di vittime che lascerà al suo passaggio.

 

 

(*) Giornalista iraniano-spagnola; da: publico.es; 7.12.2017

 

 

 

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

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