65 anni fa: I francesi capitolano a Dien Bien Phu

65 anni fa: 
I francesi capitolano a Dien Bien Phu
Da: lavanguardia.com(*); 7.5.2019

Per 56 giorni e 56 notti 16.000 uomini del corpo di spedizione francese in Indocina sopportarono l’attacco dei vietnamiti nella città fortificata di Dien Bien Phu. La località era situata tra i fiumi Rosso e Mekong nello strategico Tonkino, a circa 3.000 km. da Hanoi, sulla principale via di approvvigionamento al Laos.

La sconfitta delle truppe francesi in una remota valle della selva vietnamita significò la fine di 90 anni di presenza coloniale in Indocina.
La firma degli Accordi di Ginevra, due mesi dopo, comportò la divisione del Vietnam in due paesi: il Vietnam del Nord sotto il governo del leader comunista Ho Chi Min e il Vietnam del Sud, sotto il mandato dell’imperatore Bao Dai, e la convocazione di elezioni due anni dopo per decidere la riunificazione del paese. Cosa che non sarebbe successa perché Ngo Dinh Diem, con l’appoggio statunitense, creò una repubblica a carattere autoritario nel sud, cosa che riaccese il conflitto che sarebbe diventato noto come “guerra del Vietnam”.

 

Nonostante la presenza della Francia nella regione risalisse al 1627 con accordi di assistenza militare con Luigi XVI, fu Napoleone III, nel 1859, dopo la 2° guerra dell’Oppio, a decidere che Saigon, il cuore del delta del fiume Mekong, diventasse la base per l’espansione coloniale francese in quella che più tardi sarebbe stata definita “la perla dell’Impero”.

Dopo l’occupazione giapponese durante la 2° Guerra Mondiale, la Francia cercò di ristabilire la sua presenza coloniale, ma i suoi sforzi si scontrarono con la dichiarazione di indipendenza del Vietnam, proclamata il 2 settembre 1945 da Ho Chi MIn. Negli anni seguenti il Governo francese cercò di rimettere in piedi l’Unione Francese per dominare Laos e Cambogia e mantenere l’unità del Vietnam, dove controllava il sud (Cochin) ed il centro (Annam), mentre un’ampia zona del Nord (Tonkino) era controllata dal Vietminh, la Lega per l’Indipendenza del Vietnam creata da Ho Chi Min per lottare contro l’occupazione francese.

Dal 1946 al 1954 la Francia si preparò a negoziare un accordo politico da posizioni di forza. Per ottenerlo aveva bisogno di risultati favorevoli sul terreno militare e, soprattutto, di mostrare l’impossibilità per le forze di Ho Chi Min di vincere la guerra. 
In questo contesto Henri Navarra – comandante delle forze francesi in Indocina – prese la decisione di stabilire una guarnigione a Dien Bien Phu con l’intenzione di garantire l’indipendenza del Laos – leale alla Unione Francese – dissuadendo il Vietminh dall’aumentare la sua attività nel paese. Secondo molti analisti, però, l’esistenza di una grande guarnigione a Dien Nien Phu fu un atto di provocazione verso il nemico per farlo uscire dalla selva, pianificare un attacco convenzionale e distruggerlo grazie alla superiorità dell’artiglieria e dell’aviazione.

Il 20 novembre 1953 due battaglioni francesi vennero paracadutati su Dien Bien Phu, nella provincia di Lai Chau, vicina alla Cina. Dopo tre giorni c’erano 9.000 soldati sotto il comando del colonnello Christian de Castrie. Attorno alla base principale furono costruite una decina di fortificazioni a cui vennero dati nomi femminili - Beatrice, Gabrielle, Elianne.
Per due mesi i ribelli vietnamiti parvero ignorarle, ma il generale Vo Nguien Giap aveva già deciso di sfidare i francesi, convinto che la battaglia avrebbe cambiato la fisionomia della guerra anche se, come confessò anni dopo, non credeva che potesse essere determinante. Prudentemente non diede corso all’offensiva pianificata per il 26 gennaio, ma ordinò di creare rifugi difficili da scoprire per l’aviazione nemica e rafforzò le sue posizioni sulle montagne che attorniavano Dien Bien Phu.

Intanto, il 18 febbraio 1954, il Governo francese, insieme con la potenze alleate, prese accordi per tenere ‘conversazioni di pace’ per risolvere la situazione in Indocina nel quadro della conferenza internazionale di Ginevra che si sarebbe svolta a fine aprile per discutere dell’armistizio coreano. I futuri negoziati avrebbero messo in chiaro ai contendenti che Dien Bien Phu sarebbe stata decisiva.

Ho Chi Min ordinò a Giap di lanciare tutte le forze disponibili contro le truppe francesi, cosciente del sempre maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti con la causa francese. L’appoggio cinese fu decisivo; nel febbraio e marzo aumentarono i rifornimenti di alimenti e materiale bellico. Ma la maggior parte dei pezzi di artiglieria di vari calibri che il Vietminh utilizzò erano stati presi agli americani e ai sudcoreani nella guerra di Corea.

Finalmente, il 13 marzo, i vietnamiti lanciarono la loro offensiva su Dien Bien Phu. 
L’intensità dei bombardamenti sorprese i francesi, che ricevettero un diluvio di più di 9.000 proiettili il primo giorno. Due giorni più tardi avevano perduto due fortificazioni e la situazione si stava facendo preoccupante. Davanti al completo fallimento, il comandante dell’artiglieria francese si suicidò. La combinazione di continuo fuoco di artiglieria e degli attacchi di ondate umane che ricordavano le cariche della fanteria cinese in Corea caratterizzarono gli attacchi vietnamiti alle posizioni francesi durante i primi giorni. 
Il costo umano per i vietnamiti fu molto alto – 9.000 perdite, tra cui 2.000 morti – e Giap cambiò la sua tattica. Gli attacchi corpo a corpo cessarono e cominciò un lento e meditato assedio mediante trincee e tunnel per avvicinarsi al nemico, minimizzando le perdite.

In campo francese gli alimenti e le munizioni cominciava a scarseggiare e la guarnigione si rendeva conto che anche i rifornimenti aerei stavano diventando problematici. I vietnamiti danneggiarono le piste di atterraggio e i rifornimenti dovettero essere paracadutati, cadendo spesso in mano vietnamita. La scelta di Dien Bien Phu fu una decisione sbagliata del comando francese. Il villaggio si trovava a fondovalle e il non aver controllato le montagne circostanti divenne una trappola mortale.

Davanti alla situazione disperata della base, il governo di Parigi inviò il Capo dello Stato Maggiore, Paul Ely, a Washington per discutere dell’intervento statunitense. La cosiddetta “Operazione Avvoltoio” aveva come obiettivo alleggerire le pressioni su Dien Bien Phu con massicci bombardamenti notturni alle posizioni del Vietminh e alle sue linee di rifornimento. Ma il progetto non ottenne l’approvazione del presidente Eisenhower. Invece l’8 aprile, giorno in cui Washington comunicò il suo rifiuto a Parigi, il segretario di Stato statunitense John Foster Dulles offrì al cancelliere francese Georges Bidault la possibilità di lanciare due bombe atomiche per salvare le posizioni francesi. Il Governo francese rifiutò l’offerta.

Accerchiati da 5 divisioni del Vietminh (50.000) uomini, i francesi lanciarono a fine marzo una serie di contrattacchi, insufficienti però a cambiare il divenire della battaglia. Isolati, a migliaia di chilometri da una terra amica e senza poter essere evacuati dall’aria, il corpo di spedizione francese fu distrutto in un terribile combattimento di logoramento, di cui la stampa dava conto ogni giorno. 
Il 22 aprile i vietnamiti controllavano la maggior parte della valle ed i lanci aerei erano praticamente ormai impossibili. Oltretutto, l’arrivo del monsone rese impossibili i voli e la base si trasformò in un campo di fango dove galleggiavano i cadaveri. De Castries – che aveva ricevuto la sua stella di generale nei paracadutisti – chiedeva disperato munizioni, alimenti e anche contenitori di acqua.

I francesi resistettero ad attacchi di massa il 1° e il 6 di maggio, perdendo una ad una tutte le fortificazioni. Il 7 maggio Giap ordinò l’attacco finale. Alle prime ore del pomeriggio De Castries informò via radio Hanoi che i vietnamiti erano dappertutto e che, anche se la fine si avvicinava, avrebbero lottato fino alla fine. Meno di 24 ore prima dell’apertura prevista dei negoziati sull’Indocina a Ginevra, Din Bien Phu cadde nelle mani del Vietminh. Per la Francia la sconfitta ebbe un impatto sociale e politico immenso.

L’assedio era durato 56 giorni. I francesi ebbero circa 7.200 perdite, tra le quali 1.200 morti e 1.600 spariti. Gli 11.700 uomini catturati – tra cui il generale De Castries e l’infermiera Geneviève de Galard “l’eroina dell’epopea” – furono un terzo del totale complessivo dei prigionieri di tutta la guerra. Tra i prigionieri c’erano nord-africani, vietnamiti e anche un piccolo gruppo di spagnoli membri della Legione francese. Per essi cominciava un lungo calvario. 3.200 non furono mai rimpatriati.
I vietnamiti persero 7.900 uomini ed ebbero più di 15.000 feriti.

Il fattore decisivo per la battaglia fu la capacità del Vietminh di trasportare attraverso la selva l’artiglieria pesante e mantenerla rifornita. Per questo mobilitarono più di 100.000 lavoratori ‘patrioti’, 18.000 cavalli, 3.000 biciclette modificate e altrettante giunche.

La vittoria di Dien Bien Phu permise loro di disfarsi in un colpo solo del dominio francese, ma il Vietnam diviso avrebbe dovuto affrontare altri due decenni di lotta contro la presenza di una nuova potenza occidentale sulla sua terra, gli USA.

(*) Quotidiano spagnolo di Barcellona.

(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

 

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