PEGGIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DI VITA, DI LAVORO E RAPPRESENTANZA POLITICA

Peggioramento delle condizioni di vita, di lavoro e rappresentanza politica

 

 Fino a quando la classe oppressa non sarà cosciente della inconciliabilità fra i suoi interessi e quelli del capitale, riconoscendosi nei partiti borghesi, accettando l'ordinamento sociale esistente come il solo possibile, vinceranno sempre forze non favorevoli agli interessi della classe lavoratrice.

 

Michele Michelino (*)

 

Oggi nell’UE ci sono 16,6 milioni di disoccupati; la sottoccupazione continua ad espandersi raggiungendo il 21% del totale, cioè 43 milioni di persone; quelli che vivono sulla soglia di povertà o sotto sono più di 110 milioni e ogni anno circa 160mila cittadini europei muoiono per malattie collegate al proprio lavoro. In Italia negli ultimi dieci anni sono morti per infortuni sul lavoro sono più di 17 mila e ogni anno sono 1.400 i morti sul lavoro mentre decine di migliaia quelli per malattie professionali (solo per amianto oltre 6.000 all’anno).

 

 

È in questo contesto che si sono svolte le recenti elezioni regionali anticipate in Umbria, in seguito ad uno scandalo giudiziario, “sanitopoli”,  con accuse a PD e Giunta di scambi di favori e raccomandazioni nella sanità denunciato dai 5 Stelle.

Nella tornata elettorale si sono fronteggiati i due schieramenti della destra e sinistra borghese. Singolare sono state le alleanze: i 5 Stelle che erano all’opposizione e che avevano denunciato la precedente giunta a guida Pd di essere ladra, si sono alleati proprio con quelli che avevano denunciato come disonesti in una competizione elettorale che si è conclusa con la vittoria delle destre e una sconfitta dei partiti di governo (PD-5Stelle- LEU).

Il nuovo partito di Renzi, Italia Viva e Rifondazione Comunista non si sono presentati in  queste elezioni, anche se molti militanti e dirigenti locali umbri dei due partiti hanno votato per la coalizione di governo riconoscendosi in un “fronte antifascista” per arginare il pericolo delle destre.

Questa consultazione elettorale è avvenuta in una Regione - l’Umbria - con una popolazione residente di circa 900mila persone dove le condizioni materiali per il proletariato e la piccola borghesia sono andate peggiorando sempre più.

 

Nel 2007, prima della crisi, i disoccupati erano complessivamente 18.000 (14.000 a Perugia, 4.000 nel ternano, nel  2018, questo dato è raddoppiato, 36.000 disoccupati (27.000 nella provincia di Perugia, 9.000 nella provincia di Terni). Oltre alla disoccupazione, per effetto degli interventi dei vari governi, c’è stato un peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita, contratti sempre più precari e un aumento dei contratti a termine.

 

I settori pubblici sono stati lottizzati (dalla sanità all’università), i servizi pubblici sono stati progressivamente esternalizzati con il conseguente abbassamento delle tutele lavorative dei suoi operatori e la creazione di sacche clientelari sempre maggiori e il “sistema cooperativo” è diventato uno dei principali attori di sfruttamento del lavoro.

 

I partiti dell’alleanza di centrodestra - Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia - hanno sfruttato abilmente il malcontento dovuto agli scandali della precedente giunta di centrosinistra, le difficoltà economiche, le politiche contro i lavoratori dei precedenti governi che, insieme alla paura dell’invasione degli immigrati che “rubano il lavoro”, fanno presa dove è più vivo il malcontento per l'inettitudine, le ruberie e gli scandali.

 

Questa competizione elettorale rispetto al passato si è caratterizzata per un aumento dei votanti, il 64%, quasi nove punti di differenza rispetto al 2015 quando fu di 55,46%. Un altro dato rilevante è che in queste elezioni erano presenti anche tre liste di partiti comunisti o anticapitalisti: il Partito Comunista (Rizzo) 4.108 voti pari all'1,0%, il Partito Comunista Italiano 2.098 voti pari al 0,5% e Potere al Popolo 1.345 voti pari al 0,3%. Questo fatto ha dato lustro al sistema dimostrando quanto sia democratico il sistema borghese che, quando non è in pericolo il suo potere, permette anche ai comunisti di competere elettoralmente.

 

I risultati ottenuti portano ad alcune brevi considerazioni e riflessioni fra compagni comunisti. Per dei rivoluzionari, la partecipazione alle elezioni borghesi è una questione tattica ed è legata alle fasi della lotta di classe. Oggi la classe operaia, il proletariato sono senza una organizzazione politica della classe. In Italia assistiamo a un proliferare di piccole organizzazioni e partiti sedicenti comunisti che non sono riconosciuti dai proletari e la loro partecipazione alle elezioni suscita molte perplessità, quando non è negativa.

 

Le elezioni sono un termometro che registra gli orientamenti delle varie classi sociali e gli insignificanti risultati elettorali raggiunti dalle forze comuniste o anticapitaliste deprimono ulteriormente i militanti (a parte chi si illude di aver aumentato lo zero virgola). Eppure un comunista dovrebbe sapere bene che nel capitalismo, in una società divisa in classi, sono i padroni, i capitalisti, cioè la classe che possiede i mezzi di produzione, che dominano ed esercitano direttamente per mezzo del suffragio universale ad avere il potere.

 

Senza un serio e continuo lavoro fra il proletariato, fra le masse proletarie, senza una organizzazione consolidata, presentarsi alle elezioni borghesi è addirittura controproducente. Questa volta in Umbria il peggioramento della condizione economica delle masse proletarie e degli strati più poveri della popolazione ha portato al voto più elettori del passato premiando il centrodestra, rimanendo tuttavia una percentuale di circa il 36% pari a 253.000 astenuti su 703.000 aventi diritto al voto.

 

Anche se una parte del proletariato ha disertato consapevolmente le elezioni, fino a quando la classe oppressa non sarà cosciente della inconciliabilità fra i suoi interessi e quelli del capitale, continuerà a riconoscersi nei partiti borghesi, a riconoscere l'ordinamento sociale esistente come il solo possibile e, dal punto di vista politico gli attuali partiti rappresentanti delle varie frazioni della borghesia imperialista potranno vincere e avvicendarsi al potere contro gli interessi della classe lavoratrice. Senza un suo partito la classe operaia e proletaria continuerà ad eleggere i rappresentanti dei capitalisti e non i propri.
Senza cadere nel cretinismo parlamentare o nell’astensionismo di principio, dobbiamo sempre ricordarci che le elezioni sono lo specchio, il termometro che dimostra il grado di coscienza raggiunto, la maturità o meno della classe operaia e proletaria.

Quindi in queste condizioni ha senso presentarsi alle elezioni? E ancora ha senso presentarsi divisi e in competizione con altre organizzazioni che si definiscono comuniste?

Potrebbe avere senso solo l'utilizzo delle tribune elettorali per denunciare che nel sistema capitalista/imperialista i governi sono semplici comitati d’affari del capitale, che sono le multinazionali, le lobbies finanziarie e industriali, le banche che finanziano le campagne elettorali.

Avrebbe senso solo per denunciare il fatto che le varie frazioni del capitale finanziano i loro uomini in tutti gli schieramenti borghesi (di destra, centro o sinistra) per farli eleggere a difesa dei propri interessi e che in tutto il mondo i parlamenti sono al servizio dei capitalisti per legittimare il profitto, le guerre, lo sfruttamento.


Il parlamento come le Regioni fanno parte della sovrastruttura politica del capitalismo. Sono i parlamentari, i consiglieri regionali e i politici istituzionali che si sottomettono agli interessi del capitale, e non i capitalisti che si adattano ai loro voleri.

 

Solo degli ingenui possono credere di poter “influenzare” con il loro voto la politica di un paese capitalista. La democrazia rappresentativa borghese permette di votare ogni 5 anni, di scegliere quale partito o coalizione governerà nell’interesse del capitale, ma l’elettore non può più, dopo aver votato, far dimettere la persona (o il partito) che ha votato se questa tradisce le sue aspettative o tradisce i suoi interessi.

Dopo il voto non può più revocare chi ha eletto anche se questo fa il contrario di quanto promesso in campagna elettorale, cosa che succede e si ripete ad ogni tornata elettorale.

 

Oggi in Italia esistono decine di partiti "comunisti" con scarsa o nessuna presenza nella classe, spesso senza neanche un operaio fra i loro militanti, partiti o organizzazioni in competizione, avversari nelle elezioni, che si combattono per rubarsi i pochi militanti o elettori.

Accecati dalla autoreferenzialità sono concorrenti per aumentare un insignificante zero virgola mentre dimenticano gli interessi generali del proletariato. E ancora, e questo è più grave, questi partiti diffondono l'illusione che con loro al governo o nelle istituzioni  borghesi la realtà della classe proletaria possa cambiare in meglio (come se la storia recente di Rifondazione Comunista e PdCI non fosse esistita).

 

Un partito operaio rivoluzionario che non scriva apertamente nel suo programma che “Lo scopo immediato dei comunisti è lo stesso di tutti gli altri proletari: formazione del proletariato in classe, abbattimento del dominio della borghesia, conquista del potere politico da parte del proletariato” è un partito che fa da mosca cocchiera per la borghesia imperialista.

 

Il marxismo si è caratterizzato nella storia come la teoria della liberazione della classe operaia dallo sfruttamento capitalista e con l’instaurazione del socialismo e il potere operaio e contadino in Russia e in Unione Sovietica, con la Rivoluzione d'ottobre, la teoria è diventata realtà. La classe operaia al potere ha iniziato un processo di liberazione dallo sfruttamento per tutta l’umanità sostenendo i popoli oppressi nelle lotte di liberazione. dall’imperialismo.

 

Come insegnano Marx-Engels nel Manifesto del partito comunista: “I comunisti non sono un partito particolare di fronte agli altri partiti operai. I comunisti non hanno interessi distinti dagli interessi di tutto il proletariato. I comunisti non pongono principi speciali sui quali vogliano modellare il movimento proletario. ... I comunisti si distinguono dagli altri partiti proletari solo per il fatto che da una parte essi mettono in rilievo e fanno valere gli interessi comuni, indipendenti dalla nazionalità, dell'intero proletariato, nelle varie lotte nazionali dei proletari; e dall'altra per il fatto che sostengono costantemente l'interesse del movimento complessivo, attraverso i vari stadi di sviluppo percorsi dalla lotta fra proletariato e borghesia.

Il nostro obiettivo, come comunisti, è quello di portare avanti con coerenza la battaglia per la conquista del potere politico da parte del proletariato attraverso l'abbattimento del capitalismo, dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, con l'instaurazione di uno Stato proletario, per il socialismo fino al comunismo.

 

Da nuova unità  - novembre 2019

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