PROVE GENERALI DI STATO AUTORITARIO

Le riflessioni di alcuni compagni:                                                                                                                                                                         PROVE GENERALI DI STATO AUTORITARIO

Chi detiene il potere economico sa che la crisi economica globale che è partita qualche decennio fa e che è precipitata a partire dal 2008, non potrà essere risolta, ma al massimo gestita all’interno dello scontro titanico che forti gruppi di potere economico hanno ingaggiato da tempo.
Dentro questo scenario di scontro all’ultimo sangue non esistono per i padroni spazi per concessioni socialdemocratiche e nemmeno per le garanzie del diritto fino ad ora sopportate.
L’attacco ai diritti dei lavoratori e alle libertà democratiche è in atto in tutti i Paesi del Mondo; la borghesia ha abbandonato da tempo i riferimenti agli ideali espressi dalla sua rivoluzione, quella partita nel 1789.
In Italia i programmi per la riduzione degli spazi democratici sono partiti con il Piano di rinascita democratica della P2 e hanno accelerato il loro percorso dopo la caduta del Muro di Berlino con lo sdoganamento delle organizzazioni della destra estrema, con la guerra in Iugoslavia, con l’aggressione occidentale ai Paesi del Medio Oriente e in Italia con l’attacco allo statuto dei lavoratori, alla costituzione e all’idea di organizzazione dei lavoratori.

Negli ultimi anni la svolta autoritaria ha avuto una impennata:

- 1998 Negazione del diritto a muoversi trasformando gli immigrati in clandestini distruggendo sul nascere le possibili alleanze tra lavoratori italiani e lavoratori provenienti da altri Paesi
- 2012 si attua la più gravosa e pesante riforma delle condizioni per accedere alla pensione mai fatta in tutto il mondo praticamente senza reazione organizzata. Non si organizza nulla se non, tempo dopo, banali azioni periferiche estremamente limitate nel tempo e senza convinzione.
- Tentativo di isolare le organizzazioni sindacali più radicali con l’accordo sulla rappresentanza del 2014
- 2015 Prosieguo dell’abolizione dell’art 18
- 2016 Tentativo di attacco alla Costituzione da parte di Renzi
- 2017 Decreto Minniti che toglie la residenza a chi occupa immobili dando il là a moltissimi Comuni che hanno utilizzato la norma per interventi indiscriminati nei confronti di centinaia di persone
- 2018/2019 Decreti Salvini che limitano le possibilità di manifestare
- 2020 Utilizzo terroristico dell’emergenza sanitaria

La campagna mediatica delle ultime settimane ha permesso di:
- istituire zone rosse molto più estese di quelle create nel 2001 a Genova
- impedire manifestazioni al chiuso e all’aperto
- nascondere le difficoltà economiche che stiamo attraversando e che determineranno ulteriore precarietà lavorativa scaricando la responsabilità sul Covit 19
- stoppare le contraddizioni interne al governo per mettere tutti in riga
- imporre l’autorità indiscutibile delle istituzioni che vengono presentate come le uniche capaci di avere una visione di insieme dei problemi, le uniche sostenute dal parere indiscutibile della scienza, le uniche in grado di parlare attraverso i media direttamente alle persone facendo leva sull’inconscio collettivo e sulla paura (anche Radio Popolare ha affrontare il problema, ma non per mettere in allerta contro possibili slittamenti autoritari: il microfono aperto ha ottenuto il risultato di sdoganare le posizioni autoritarie di chi, in nome della scienza, non accetta critiche e comportamenti devianti).

Le domande che sorgono sono molte.
• Una semplice: negli anni in cui era presente e forte una coscienza della conquista del livello democratico e libertario degli spazi collettivi si sarebbe potuto fare e accettare questo livello di limitazione delle garanzie costituzionali?

E poi a seguire altre più complesse:
• Questo livello di limitazioni è possibile che venga applicato senza sentire dei dubbi, senza qualcuno che ponga richieste di garanzie, almeno sui principi di libertà, autonomia, possibilità di associazione, movimento, magari derogabili in questa situazione, ma almeno confermate nella loro importanza?
• E’ accettabile che venga data per scontata l’introduzione di limitazioni, senza rimarcarne il carattere autoritario e disciplinare e senza dare indicazioni per delimitarne la riproponibilità e l’accettabilità futura?
• La situazione è così grave e drammatica da giustificare interventi tanto limitanti? Se lo fosse ci sono molte incoerenze e assenze comunicative oltre che di chiarezza e trasparenza.
Colpisce l’assenza di attenzione verso le persone che lavorano, come se fossero trasparenti, non importanti.
Si prescrive di non frequentare luoghi affollati e di mantenere distanze vitali, ma tutto ciò non vale per i luoghi di lavoro e per chi al lavoro ci va con i mezzi pubblici.
Ci si accorge delle difficoltà e dello stress dei dipendenti degli ospedali due settimane dopo, si lusingano e ringraziano gli operatori sanitari, ma il tutto finisce solo nell’accelerare gli esami alle neoinfermiere o nel chiedere un favore ai pensionati.
Si chiudono tutte le scuole e dopo tre settimane ci si pone il problema, solo perché avanzato strumentalmente come questione politica, dei genitori che lavorano e di come aiutarli, mentre da subito invece si è posta l’attenzione di come rimborsare e sostenere i proprietari delle aziende in difficoltà.
Non si è istituita una norma che preveda l’obbligo di un confronto sindacale nelle aziende per trovare le soluzioni.
Acelor Mittal di Genova ha vietato l’assemblea dei dipendenti in mensa applicando il decreto del Governo sul divieto agli eventi affollati. Nella stessa mensa dove i dipendenti si affollano per consumare il pasto.
Non una delle tre organizzazioni sindacali più considerate ha fatto proposte, ha avanzato richieste che abbiano avuto una eco pubblica, a favore di tutti i lavoratori a partire da quelli più deboli.

 

 

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