Coronavirus e resto del mondo

 

Boris Johnson o «La sopravvivenza del migliore»

di Bernard Gensane (*); da: investigaction.net/fr; 11.4.2020

 

 

Scrivo queste righe mentre il Primo Ministro britannico sta più male (è poi uscito dalle cure intensive). Ai suoi, ai suoi figli, alla sua compagna incinta, io naturalmente auguro che egli ne esca. Ma non posso impedirmi di constatare che la grave malattia che lo ha colpito attualmente è altamente simbolica della politica sulla salute e della politica tout court portata avanti dai poteri pubblici dopo Margaret Thatcher.

  

A volte in Francia si pensa che con la sua testa da cane pazzo – quando non suda – Boris Johnson sia  solo uno spaccone. Niente di più falso; è brillante, molto intelligente, parla correntemente varie lingue, cosa rarissima oltre-Manica. Tutto quello che ha fatto da quando è al potere è stato pensato e pesato. A cominciare – o per finire – dal suo rapporto con la sanità pubblica, come quando – all’inizio della crisi – è stato visto vantarsi in un ospedale, «fiero» di stringere la mano a malati di coronavirus.

 

Se si è permesso questa condotta suicida, non sapendo che sarebbe finito come il suonatore suonato, è perchè – nato nella grande borghesia britannica con quel po’ di sangue blu che ci vuole (BOJO ha legami di parentela con la maggior parte delle famiglie reali d’Europa) – è sempre stato imbevuto della sua appartenenza all’élite sociale del paese (la «crema della crema» come si dice in inglese), e dunque si riteneva immune per grazia di Dio.

  

Ma questo gesto, così derisorio quanto sinistramente divertente, egli l’ha compiuto anche in nome di un’ideologia politica di cui ora siamo pienamente coscienti di quanto sia mortifera, quella del capitalismo finanziario.

 

Quel capitalismo non conosce altro che gli individui, neppure le strutture familiari. «La società non esiste» diceva la Thatcher. Il nostro banchiere ha espresso lo stesso concetto varie volte, come quando ha parlato di quelli che prendono il treno e quelli che restano sul marciapiede.

 

Per Johnson e i quattro quinti della classe politica britannica, la natura seleziona con discernimento permettendo ai più adatti non solo di sopravvivere ma di riuscire. Questa filosofia fu riassunta nel XIX secolo dal biologo e filosofo Herbert Spencer dopo che aveva letto ‘L’origine della specie’ di Charles Darwin. E’ quello che chiamiamo «la legge del più forte».

  

Allora, quando si è forti e quando si hanno responsabilità politiche, si fa passare il privato avanti al pubblico, l’individuo avanti alla collettività. E si decide nella maniera più cretina e criminale … di non fare niente. O, più precisamente, di lasciare che il male penetri nel bene, persuasi che alla fine il bene  finirà per vincere grazie alla volontà degli individui.

 

Concretamente, BOJO e i suoi accoliti volevano lasciar diffondere il virus fra tutta la popolazione perchè gli individui si immunizzassero. Ma con … non il rischio ma la certezza – una volta che i più forti (i «fittest») si fossero immunizzati – che parecchie centinaia di migliaia di persone sarebbero morte, che tutti avrebbero perso, secondo le parole del Primo Ministro, delle «persone care».

Meno male che BOJO non era nazista!

  

Le ragioni di questa macabra fuga in avanti erano politiche e ideologiche. Per anticipare tutte le ‘femminucce’ di ogni grado (Francia, Italia, Germania, ecc.) bisognava che la macchina economica britannica non si fermasse. Bisognava che la banca trionfasse, che la City di Londra restasse la City di Londra.

  

Il principale consigliere scientifico del governo britannico non è altri che sir Patrick Vallance, ex presidente della ricerca e sviluppo del gigante farmaceutico GlaxoSmithKline, 100.000 dipendenti in 116 paesi, 30 miliardi di sterline di giro d’affari annuale. Le cose sono chiare.

Proprio come la filosofia del ministero della Salute riguardo alle pandemie in un mondo aperto: «E’ certamente impossibile contenere o sradicare il virus nel suo paese d’origine o al suo arrivo nel Regno Unito. Bisogna aspettare che il virus, inevitabilmente, si diffonda e tutte le misure per bloccare o ridurre la sua diffuzione non avranno altro che un impatto  molto limitato o parziale e non possono nemmeno essere utilizzate in modo affidabile per guadagnare tempo». La sola misura da prendere, secondo il ministero, è di «minimizzare i picchi e assicurare una comunicazione efficace» [per evitare il panico] (citato da Le Monde Diplomatique, aprile 2020)

 

Ma la drammatica ironia di questa cupa storia, «raccontata da un idiota, piena di rumore e rabbia» (citazione dal Macbeth di Shakespeare, n.d.t.) è che Boris Johnson, dopo aver moltiplicato le difficoltà del Servizio Sanitario Nazionale, si è fatto ricoverare all’ospedale Saint Thomas, situato proprio di fronte al Parlamento, uno dei fiori all’occhiello della sanità pubblica britannica.

  

(*) Professore di letteratura inglese, giornalista e scrittore francese.

  

(traduzione di Daniela Trollio

 Centro di Iniziativa Proletaria «G.Tagarelli»

 Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

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