Ho Chi Minh

La strada che mi ha portato al leninismo

di Ho Chi Minh; da: lahaine.org; 18.9.2020

(questo articolo fu scritto nell’aprile 1960 per la rivista sovietica Problemi dell’Oriente, in occasione del 19° anniversario della nascita di Lenin)

 

Dopo la prima guerra mondiale mi guadagnavo la vita a Parigi, a volte  come ritoccatore di fotografie e altre come pittore di “antichità cinesi” (fatte in Francia!!).  A volte distribuivo volantini che denunciavano i crimini francesi in Vietnam.

A quell’epoca appoggiavo la Rivoluzione d’Ottobre solo per istinto, senza ancora capire la sua importanza storica. Amavo e ammiravo Lenin perché era un grande patriota che aveva liberato i suoi compatrioti; fino ad allora non avevo letto uno solo dei suoi libri.

 

La mia ragione per entrare nel Partito Socialista fu che questi “signori e signore” – come chiamavo i miei compagni a quell’epoca – mostravano simpatia per me, per la lotta dei popoli oppressi. Ma non capivo cosa era un partito o un sindacato, e nemmeno cosa fosse il socialismo o il comunismo.

 

A quel tempo c’erano accalorate discussioni tra le diverse sezioni del Partito Socialista sulla decisione di seguire la Seconda Internazionale, fondare la Seconda e mezza Internazionale o aderire alla Terza Internazionale di Lenin. Assistevo regolarmente alle assemblee, due o tre volte la settimana, e ascoltavo attentamente le discussioni.

All’inizio non capivo bene. Perché discussioni così accalorate? Se con la Seconda, con la Seconda e mezzo o con la Terza Internazionale si poteva intraprendere la rivoluzione, perché discutere? Quanto alla Prima Internazionale, che cosa era successo con essa?

 

Quello che più mi interessava sapere – e questo era proprio ciò di cui non si discuteva nelle assemblee – era quale Internazionale era a favore dei popoli dei paesi coloniali.

Feci questa domanda – la più importante, a mio parere – in un’assemblea. Alcuni compagni mi risposero “E’ la Terza Internazionale, non la Seconda”. E un compagno mi diede da leggere le “Tesi sulle questioni nazionali  e coloniali” di Lenin pubblicate dall’Humanité.

C’erano, in quelle tesi, termini politici difficili da capire. Ma a forza di leggere e rileggere potei finalmente capirle quasi nella loro totalità. Che emozione, che entusiasmo, chiarezza e fiducia mi infusero! Piangevo di allegria. Da solo, nella mia stanza, mi misi a gridare come se stessi dirigendomi a grandi masse: “Cari martiri compatrioti! Questo è ciò di cui abbiamo bisogno, questa è la strada della nostra liberazione!”.

 

Dopo questo ebbi piena fiducia in Lenin e nella Terza Internazionale.

Prima, nelle assemblee della mia sezione del Partito ascoltavo solo le discussioni; avevo la vaga impressione che tutte fossero logiche e non riuscivo a distinguere quelle che erano nel giusto e quelle che erano sbagliate. Ma da quel momento partecipai anche ai dibattiti e discussi con fervore.

 

Anche se a volte mi mancavano le parole in francese per esprimere i miei sentimenti, facevo a pezzi i discorsi che attaccavano Lenin e la Terza Internazionale con non minor vigore. Il mio unico argomento era: “Se non condannate il colonialismo, se non appoggiate il popolo coloniale, che razza di rivoluzione pensate di fare?”.

 

Non solo prendevo parte alle assemblee della mia sezione del Partito, ma andavo anche in altre sezioni per spiegare la “mia posizione”. Ora devo di nuovo ripetere che i compagni Cachin, Vaillant, Couturier, Monmousseau e molti altri mi aiutarono ad ampliare la mia cultura.

Alla fine, al congresso di Tours, votai con loro l’adesione alla Terza Internazionale.

 

All’inizio fu più il patriottismo che il comunismo a portarmi ad avere fiducia in Lenin, nella Terza Internazionale. Passo dopo passo, durante la lotta, combinando lo studio del marxismo-leninismo con le attività pratiche, arrivai gradualmente alla conclusione che solo il socialismo ed il comunismo possono liberare dalla schiavitù le nazioni oppresse e i lavoratori di tutto il mondo.

 

Nel nostro paese e in Cina c’è una leggenda sul miracoloso Libro della Saggezza. Nel consultarlo quando appaiono grandi difficoltà, si trova sempre il modo di uscirne.

Il leninismo non è soltanto un miracoloso “libro della saggezza”, una bussola per noi, i rivoluzionari e il popolo vietnamita, ma è anche il sole splendente che illumina il nostro cammino verso la vittoria finale, verso il socialismo e il comunismo.

 

Ho Chi Minh

 

 

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