VERITA’ STORICA E VERITA’ PROCESSUALE.

VERITA’ STORICA E VERITA’ PROCESSUALE.

I processi contro i padroni e manager d’azienda finiscono sempre, salvo eccezioni, con l’assoluzione dei dirigenti, fra l’ira e la rabbia dei compagni di lavoro, dei disastri ambientali e famigliari delle vittime e in alcuni casi con qualche rimborso (monetizzazione della vita umana pagate dalle assicurazioni).

 

La sentenza della cassazione sulla strage di Viareggio che con un colpo di spugna usa la prescrizione per salvare manager assassini è solo l’ultima delle tante sentenze contro le vittime del profitto.

Ancora una volta la verità storica si scontra con quella processuale.

Chi ha a che fare con i tribunali cercando giustizia si scontra con la legge a tutela della proprietà privata del capitale e dell’impresa come purtroppo e successo tante volte nei processi per i nostri compagni uccisi dall’amianto, una strage che continua a provocare più di 5mila morti l’anno.

 

Nel sistema capitalista i morti sul lavoro e delle stragi ambientali sono solo effetti collaterali dello sfruttamento e della ricerca del massimo profitto da parte di padroni e manager ed è la dimostrazione che l’unico diritto riconosciuto è quello del padrone.

 

Anche se la Costituzione afferma che l'operaio e il padrone sono uguali e hanno stessi diritti, la condizione di completa subordinazione economica sancita dall'ordinamento giuridico fa sì che la "libertà" e la "uguaglianza" dei cittadini sia solo formale.

In realtà in una società divisa in classi, i lavoratori vivono una condizione di uguaglianza giuridica astratta, e una situazione concreta, di disuguaglianza sociale ed economica.

Nei periodi in cui il movimento operaio era forte con la mobilitazione delle masse operaie, si riusciva a far valere, anche nei tribunali gli interessi dei lavoratori e delle vittime del profitto oggi con il movimento operaio debole gli unici interessi tutelati, sono quelli del capitale.

Dopo le denunce del danno, la morte, i feriti e gli invalidi partono le denunce, il PM apre le indagini intanto passano anni d’attesa nella ricostruzione dei fatti e nella ricerca dei testimoni e delle responsabilità e alla fine se non arrivano i giudici a salvare i padroni assassini arriva la legge con la prescrizione e le attenuanti.

 

Generalmente i processi per i morti sul lavoro, malattie professionali, disastri ambientali, cioè di tutte le stragi del profitto si finiscono perché «il fatto non sussiste», “per non aver commesso il fatto” o con la prescrizione, beffando i famigliari delle vittime che rivendicano una giustizia che mai arriva e condannando le parti civili a pagare le spese processuali.

In alcuni casi le forti e rumorose proteste dei famigliari delle vittime degli ex compagni di lavoro che assistono alla lettura della sentenza, che protestano dentro o fuori l’aula del Tribunale e volte scontrandosi con poliziotti e carabinieri, improvvisando cortei con striscioni e cartelli, ma ancor più l’immediata rabbiosa protesta dei compagni di lavoro e dei famigliari delle vittime organizzate nei comitati e associazioni vengono riprese su tutti gli organi di stampa e Tv nazionali dimostrando che esiste una resistenza al capitalismo assassino.

 

Non è certo nei tribunali dei padroni che le vittime del profitto troveranno giustizia, tuttavia, anche se fiducia nello stato non ne abbiamo, dobbiamo continuare a rivendicare giustizia per le vittime portando sul banco degli imputati gli assassini e i responsabili delle stragi del profitto.

 

La nostra lotta per la giustizia dimostra più di tante parole che dietro le vuote frasi sulla democrazia si nasconde la cruda realtà della dittatura del capitale fatta di violenza, licenziamenti, provvedimenti disciplinari contro chi lotta per la sicurezza nei luoghi di lavoro e di vita e contro chiunque si oppone e ostacola la “libera accumulazione del profitto” e di stragi impunite.

 

Michele Michelino

 

Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli”

 

 

News