CRONACA DI UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA

Cronaca di una tragedia annunciata

di Angel Guerra Cabreras (*); da: cubadebate.cu; 4.11.2021

 

I boschi spariscono, i deserti si estendono, migliaia di milioni di tonnellate di terra fertile finiscono ogni anno nel mare. Numerose specie si estinguono. La pressione demografica e la povertà conducono a sforzi disperati per sopravvivere anche a costo della natura. Non è possibile incolpare di questo i paesi del Terzo Mondo, colonie ieri, nazioni sfruttate e saccheggiate oggi da un ordine economico mondiale ingiusto”.

17 giugno 1992

Fidel Castro Ruz

Conferenza ONU di Rio de Janeiro.

 

Fidel Castro fu il primo dei capi di Stato a dare l’allarme sulla gravissima minaccia per la specie umana rappresentata dalla contaminazione ambientale e dai gas serra. Presto si compiranno 30 anni da quell’avvertimento, durato meno di sei minuti alla Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992.

 

Un’importante specie biologica – affermò il leader cubano – è a rischio di sparizione per la rapida e progressiva liquidazione delle sue condizioni naturali di vita: l’uomo”. E subito egli andò all’essenza della questione, che non sono i gas serra per se stessi ma una complessa crisi multidimensionale originata dal sistema capitalista. “E’ necessario segnalare – aggiunse il Comandante – che le società del consumo sono i responsabili fondamentali dell’atroce distruzione dell’ambiente. Esse nacquero dalle antiche metropoli colonialiste e da politiche imperiali che, a loro volta, generarono il ritardo e la povertà che oggi colpisce l'immensa maggioranza dell’umanità.  Con solo il 20% della popolazione mondiale esse consumano due terzi dei metalli e tre quarti dell’energia che viene prodotta nel mondo. Hanno avvelenato i mari e i fiumi, hanno contaminato l’aria, hanno indebolito e bucato la cappa dell’ozono, hanno saturato l’atmosfera di gas che alterano le condizioni climatiche con effetti catastrofici che già cominciamo a soffrire”.

 

Con solo qualche correzione nei numeri,  quelle parole permettono di caratterizzare ancor oggi la brutale depredazione della natura e lo sfruttamento delle grandi maggioranze da parte delle potenze imperialiste.

In realtà la situazione che il suo profetico allarme descriveva non ha fatto altro che peggiorare, visto che durante i trent’anni che sono seguiti si sono approfondite le barbare politiche neoliberiste che hanno accentuato lo sfruttamento capitalista, il saccheggio e la razzia ambientale praticate dal capitale imperialista, cause del catastrofico riscaldamento globale e della contaminazione.

 

Fidel è anche stato il leader mondiale che in tutta la metà del secolo XX ha dedicato più energie della sua mente geniale ad analizzare lo sfruttamento capitalista e imperialista e le sue conseguenze. Tra queste il gravissimo problema del riscaldamento globale che, insieme al pericolo di guerra nucleare, ha formato parte sostanziale delle sue preoccupazioni, fino agli ultimi giorni di vita.

 

Dal suo allarme a Rio fino alle “Riflessioni” della tappa finale, i fatti danno ragione al Comandante.

Lo constatiamo nello sviluppo della COP26. Come denuncia la maggioranza dei movimenti sociali che vi hanno assistito, con particolare intensità i rappresentanti dei popoli originari, è ben poco quello che i paesi sviluppati, principali causanti di questa situazione hanno fatto fino ad oggi per fermarla e rovesciarla.

 

Di fatto, nonostante il fenomeno sia diventato minaccioso, non sono state raggiunte alcuna delle mete di riduzione delle emissioni contaminanti previste nel famoso Accordo di Parigi, che è entrato in vigore nel 2016, per non parlare poi dei precedenti di Kyoto. Invece si è già raggiunto un aumento della temperatura di 1.1 gradi Celsius rispetto all’era pre-industriale, la temperatura più alta mai registrata in due milioni di anni.

Nemmeno gli accordi raggiunti per ora nella COP26 sono sufficienti per evitare, prima della metà del secolo XXI, un aumento delle temperature superiore a due gradi Celsius ed una alterazione del clima con effetti catastrofici. Crescenti e più frequenti ondate di calore che uccideranno molte persone, perdita di boschi e desertificazione, scioglimento dei ghiacciai, dei poli e del permafrost della Groenlandia, siccità estreme e prolungate, piogge e inondazioni di inedite proporzioni, aumento della temperatura e dell’acidità dei mari, inondazione irreversibile di ampie zone costiere e sparizione delle piccole isole come conseguenza dell’aumento del livello del mare, cicloni tropicali e tormente più frequenti ed intensi, migrazioni di importanti masse umane, estinzione di decine di migliaia di specie e perdita di centinaia di nicchie ecologiche, conseguenze entrambe difficilmente prevedibili ma certo disastrose per la vita.

 

Per la verità questi fenomeni sono già qui e fanno parte della nostra quotidianità. Il problema è che diventeranno ogni volta più abituali e si aggraveranno in maniera esponenziale, creando una situazione invivibile per milioni di esseri umani.

 

Riunioni come la COP26 servono a creare coscienza della grandezza e della grave minaccia alla vita che rappresenta quanto scritto sopra e per mettere in moto certe concessioni, ma non risolveranno i problemi.

Solo un gigantesco lavoro pedagogico unito a grandi mobilitazioni popolari può forzare i governi ad agire su questo tema cruciale per la umanità.

La chiave l’ha data Hugo Chàvez:  Non cambiamo il clima, cambiamo il sistema.

 

(*) Rivoluzionario cubano e membro del Partito Comunista di Cuba, è stato direttore del quotidiano Juventud Rebelde e della rivista Bohemia.

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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