In ricordo dei morti di Raggio Emilia, Licata, Palermo e Catania
Il contesto internazionale in cui maturò in Italia il luglio 60
Nel 1954 la Francia è costretta a lasciare l’Indocina. Nel 1956, con la crisi ungherese, l’URSS interveniva militarmente in Ungheria. Nei primi mesi del 1960 in Giappone scoppiano grandi
manifestazioni di massa contro gli USA che vogliono imporre le loro basi militari al paese sconfitto nella 2° guerra mondiale, impegnando il paese ad intervenire a fianco degli USA in casi di
crisi in Estremo Oriente, in previsione di uno scontro fra la Cina popolare e Formosa. Settori giovanili, studenteschi e operai insorgono.
In particolare gli Zenga-Kuren (studenti di sinistra) organizzano grandi manifestazioni popolari nel paese, tanto che lo stesso presidente USA Eisenhower, che doveva presenziare alla firma
del trattato, è costretto a rinviare la visita e il premier Kishi costretto a dimettersi.
Nell’agosto del 1960 esplode la crisi dell’ex Congo-Belga. Gli imperialisti dell’ Union Minière finanziano la secessione dei Katanga innescando una guerra durata decenni. Patrice Lubumba, l’eroe
dell’indipendenza, chiede aiuto all’URSS e per risposta l’Union Miniére - con la complicità della CIA – progetta un finto incidente aereo in cui perde la vita il segretario generale dell’ONU, Dag
Hammerkjold, in missione di pace in Congo.
In questa situazione ogni protesta è vista dalla destra come un complotto orchestrato dai comunisti
In Italia
Nel luglio 1960, a soli 15 anni dalla liberazione dal nazi-fascismo e nel pieno della guerra fredda fra USA e URSS, in Italia i fascisti ritornavano nelle stanze del potere. I fascisti del
Movimento Sociale Italiano (MSI), responsabili insieme ai loro camerati nazisti del massacro di partigiani, operai e oppositori antifascisti, diedero il loro appoggio esterno – decisivo -
alla formazione del governo formato monocolore DC presieduto dal democristiano Fernando Tambroni. Mentre i partigiani subivano discriminazioni di ogni sorta, i fascisti, sconfitti e cacciati
nelle fogne dalla Resistenza, ritornavano con l’appoggio della DC e del Vaticano nuovamente al governo. Dopo anni in cui era stato messo al bando, il MSI, per festeggiare l’entrata nell’area di
governo, annunciò provocatoriamente che avrebbe tenuto il suo congresso nella città di Genova, riconquistando “la piazza” in una delle città più ostili.
Genova, che aveva avuto una forte resistenza antifascista, con molti partigiani assassinati e molti operai deportati, era una delle città in cui la memoria della resistenza era più viva. I
partigiani genovesi -scontenti di alcuni dirigenti politici, in particolare dei democristiani che, pur avendo avuto una esperienza secondaria nella lotta di resistenza - in tutte le piazze
d’Italia si riempivano la bocca di retorica, non partecipano alle manifestazioni ufficiali del 25 aprile, organizzando proprie manifestazioni che celebravano la liberazione di Genova, dando vita
ai “comitati di difesa della resistenza”.
Appena la notizia del congresso missino si diffuse passando di bocca in bocca, l’indignazione dei partigiani, degli operai e degli antifascisti si manifestò con proteste e manifestazioni
ovunque.
La provocazione fascista a Genova scatenò la protesta antifascista in tutta Italia, e dal nord al sud si svolsero grandi manifestazioni, ovunque represse dallo forze armate dello stato.
Il 5 luglio a Licata, un corteo composto da operai e contadini finisce nel sangue: i militari sparano e una raffica di mitra toglie la vita ad un contadino ferendone molti altri.
Il 7 luglio la protesta esplode a Reggio Emilia e ancora una volta la polizia spara sugli operai, contadini e studenti, uccidendo 5 operai e ferendo decine di manifestanti.
L’8 luglio la protesta antifascista scende in piazza a Palermo e Catania e anche in questo caso la repressione attuata da polizia e carabinieri provoca 4 morti a Palermo, un giovane disoccupato
massacrato a manganellate a Catania, oltre a decine di feriti fra i manifestanti.
Il risultato delle grandi manifestazioni popolari di massa si concretizza il 19 luglio con le dimissioni del governo che tuttavia rimarrà in carica fino al 26 luglio.
Il governo antioperaio e antipopolare di Tambroni è rimasto in carica dal 25 marzo 1960 al 26 luglio, 123 giorni, cioè 4 mesi e 1 giorno e nel solo mese di luglio la violenza dello stato attuata
dai suoi bracci armati ha provocato 11 morti fra gli antifascisti e moltissimi ferirti da armi da fuoco.
Il ruolo del Vaticano e della chiesa
Nello sdoganamento dei fascisti un ruolo di primo piano spetta alla Chiesa cattolica, contraria a qualsiasi apertura a sinistra. A rappresentare la chiesa cattolica guidata del Papa riformatore
Giovanni XXIII a Genova è il Cardinale Siri. Un reazionario anticomunista dichiarato come il Cardinale Ottaviani che, quando il presidente della Repubblica Italiana , il democristiano Giovanni
Gronchi, nel febbraio del 1960 visita l’URSS di Kruscev, nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma afferma che è “inammissibile che un cristiano pensi di stringere la mano a un nemico di
Cristo, al capo di coloro che tutti i giorni tornano ad uccidere e crocifiggere Cristo”.
Lo stesso Cardinale Siri, in una lettera inviata ad Aldo Moro nel febbraio del 1960 scrive: ”Egregio onorevole, nel momento in cui si ha motivo di credere che equivoci ed errate
interpretazioni stiano oscurando la verità, ho il dovere di richiamare alla di lei attenzione quanto segue: 1) l’atteggiamento della Chiesa nel giudicare i comunisti e coloro i quali li
sostengono o sono associati, non è affatto mutato; 2) la ‘linea’ di portare assolutamente i cattolici a collaborare con i socialisti, prima che da questi siano ottenute vere e sicure garanzie di
indipendenza dai comunisti e di rispetto a quanto noi dobbiamo rispettare, non può assolutamente essere condiviso dai vescovi. Quanto è accaduto, il modo e la forma nel quale è accaduto, fa
profondamente temere per l’avvenire. In nome di Dio, La prego di riflettere bene sulla Sua responsabilità e sulle conseguenze di quanto sta compiendo”.
Non è solo la Chiesa che si oppone attivamente ai Comunisti e a qualsiasi governo con parvenza di sinistra.
Due mesi prima, il 26 maggio 1960 i centri Sturzo organizzano un convegno dal titolo “la liberazione del social comunismo” con nomi noti del mondo cattolico come Luigi Gedda, Pino Romualdi e
Caradonna del MSI, Giannini fondatore del movimento dell’Uomo qualunque e dell’allora sottosegretario degli interni e futuro Presidente della Repubblica onorevole Oscar Luigi Scalfaro che
interviene con una relazione dal titolo “il pericolo social-comunista per l’Italia nelle prossime elezioni”.
Ricordare i fatti del luglio 1960, i protagonisti a 50 anni di distanza, significa ricordare una parte importante della lotta proletaria antifascista, combattuta dai partigiani, dagli operai e
dai ragazzi con le magliette a strisce che oggi in molti, nel tentativo di riscrivere la storia, vorrebbero cancellare.
Gli anni passano, cambiano i governi alla guida del paese, ma il sistema capitalista, l’imperialismo basato sullo sfruttamento degli esseri umani pur raffinando alcune delle sue tecniche di
sfruttamento, rimane sempre basato sulla logica del profitto fondata sullo sfruttamento dei lavoratori e i popoli del mondo.
Come è successo 41 anni dopo, nel luglio 2001 a Genova durante il G8, e succede tutti i giorni ai lavoratori che difendono il posto di lavoro o ai terremotati dell’Aquila che protestano, lo
stato borghese reprime chiunque mette in discussione lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. E in ogni caso quando viene portato sul banco degli imputati per le violenze poliziesche le sue
istituzioni, il sistema giudiziario lo salva, assolvendo sempre i carnefici (militari, poliziotti, carabinieri) e condannando le vittime.
Solo una società in mano agli operai, una società socialista che considera un delitto contro l’umanità lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e la rapina imperialista, che persegue gli sfruttatori
mettendoli in condizione di non nuocere, costringendoli a guadagnarsi il pane con il loro lavoro, può impedire quello che succede nelle società capitalista imperialista, cioè che i borghesi
continuino a riprodursi come padroni e gli operai e i proletari come schiavi salariati.
Michele Michelino
Alcune foto sui fatti di Genova tratte da Flickr
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u=20440 (giovedì, 25 aprile 2013 20:04)
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