Mentre il livello di disoccupazione ha raggiunto cifre record, a luglio l’occupazione e’ diminuita di 172 mila unita’ rispetto a luglio 2009 (-0,7%). Lo rileva l’Istat sottolineando che - rispetto a giugno - si e’ registrato un calo di 18 mila unita’ (-0,1%), aumenta in maniera consistente il numero degli inattivi nel complesso (+76.000 unita’ rispetto a giugno e +153.000 rispetto a luglio 2009).
Nel complesso le persone inattive tra i 15 e i 64 anni sono quasi 15 milioni (14 milioni e 948 mila). Gli occupati complessivi sono 22 milioni 886 mila mentre le persone in cerca di occupazione sono 2 milioni 105 mila.
Il tasso di disoccupazione si e’ fissato all’8,4% ma quello della disoccupazione giovanile e’ al 26,8%, in aumento di 1,1 punti rispetto al luglio 2009. Il tasso di occupazione complessivo sulla base di stime provvisorie e’ al 56,9% in calo di 0,7 punti rispetto al luglio 2009. Il tasso di disoccupazione maschile nel mese era al 7,5% mentre quello femminile al 9,7%.
Nonostante il calo degli occupati, di infortuni sul lavoro e di lavoro si continua a morire con cifre che sono da bollettino di guerra. Anche nel mese di agosto, quando si pensa che anche l’economia vada in ferie, con le fabbriche e i cantieri chiusi, si continua “normalmente” a morire sul lavoro e di lavoro. Dall’inizio dell’anno al 3 settembre 2010 (secondo i dati riportatati dal sito art. 21), ci sono già stati 706.824 infortuni che hanno prodotto 17.670 invalidi e 706 morti. Anche in agosto si è continuato “normalmente” a morire (oltre 30 persone) e ad ammalarsi, e questi dati sono in realtà sottostimati. Molti lavoratori perdono la vita a causa di infortuni dopo settimane o mesi dagli “incidenti”, molti sono lavoratori in nero che non entrano neanche nei conteggi, e, ancor più questo succede per le malattie professionali che portano la morte a distanza di anni nel più assoluto silenzio. Solo il 6 agosto sono decedute sette persone.
Come sempre i morti sul lavoro fanno notizia solo quando muoiono in gruppo, come successe alla ThyssenKrupp di Torino. Mentre il governo ed i partiti litigano sulle elezioni e sulla nuova legge elettorale, le condizioni dei lavoratori continuano a peggiorare. Le recenti esternazioni del Ministro dell'Economia Tremonti al Festival di Bergamo “Robe come la 626 sono un lusso che non possiamo permetterci” dimostrano come il governo non sia altro che un comitato d’affari al servizio della Confindustria, delle banche, dell’alta finanza e degli speculatori. Questo è ancor più evidente dalle sue successive precisazioni "Cerco di esprimere, a questo punto usando più di cinque parole, il mio pensiero. La sicurezza sul lavoro è una irrinunciabile conquista della civiltà occidentale. L'eccesso occhiuto di burocrazia è un derivato della stupidità", e ancora: chi vuole "Diritti perfetti nella fabbrica ideale" rischierà "di avere diritti perfetti ma di perdere la fabbrica che va da un'altra parte “.
Ciò significa considerare normale che degli esseri umani vengano sacrificati in nome del profitto. D’altronde queste argomentazioni ormai fanno scuola anche in alcuni sindacati come dimostra l’affermazione di Bonanni “che i diritti non ci sono se non c'è la fabbrica”, che sottopongono la dignità del lavoro e la sicurezza dei lavoratori alle regole dell’economia. Tutti i governi finora succedutisi hanno sempre messo al centro “l’azienda Italia”, con aiuti alle banche e alle imprese a cominciare dalla Fiat.
Non bisogna dimenticare che già con il centrosinistra era iniziato il cosiddetto processo di semplificazione e riduzione del “carico” e degli oneri sulle imprese, con l'eliminazione dei libri presenze, libri matricola e registri vari nei cantieri, che oggi il centrodestra porta avanti con nuovo vigore.
Michele Michelino
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