Manifestazione Fiom
e interessi operai
Anni di politica concertativa e di contenimento dei salari che hanno portato profitti alle stelle non sono serviti a saziare l’ingordigia dei padroni che vogliono sempre di più. I capitalisti più hanno e più vogliono.
La vicenda di Pomigliano ha anticipato la nuova strategia della CONFINDUSTRIA, del governo e del sindacalismo collaborazionista che vede nella CISL e nella Uil - e anche nella CGIL - i suoi estimatori. Non c’e quindi da meravigliarsi se qualche “contestatore” ha manifestato il suo dissenso e qualche gentiluomo ha lasciato uova davanti alle sedi CISL con la scritta “fate schifo, tiratevele da soli”.
Davanti a un sindacato confederale sempre più arrendevole e filo padronale, ai padroni non basta più sfruttare semplicemente i lavoratori: ora pretendono che questi siano anche contenti. In cambio dell’illusione di un posto di lavoro stabile, da sfruttati, i lavoratori devono accettare un peggioramento certo delle condizioni di lavoro e di vita in fabbrica con turni massacranti, aumenti delle ore straordinarie, limitazioni dei diritti come sulla malattia o addirittura abolizione del diritto di sciopero per questioni riguardanti i contratti aziendali.
Ma vediamo nel dettaglio cosa comporta l’accordo firmato da CISL e Uil per i lavoratori di Pomigliano e che la Confindustria vorrebbero estendere a tutti i lavoratori.
1) Lavoro su tre turni (24 ore) per sei giorni alla settimana e spostamento della mezzora di mensa a fine turno.
2) Il raddoppio dei sabati lavorativi cioè 80 ore di straordinario collettivo obbligatorio all’anno.
3) Mano libera al padrone sulla mobilità interna ed esterna agli stabilimenti del gruppo.
4) Riduzione della pause da 40 a 30 minuti.
5) Le perdite di produzione “per causa di forza maggiore” vanno recuperate a regime ordinario.
6) Se l’assenteismo operaio supera la media stabilita dall’azienda si riserva di non pagare la malattia a suo carico.
7) Vengono cancellati e decadono tutti gli accordi “incompatibili con quello attuale.
8) Se una parte dei sindacati o dei lavoratori non rispetta le regole stabilite l’azienda attuerà una ritorsione in materia di permessi sindacali ai delegati RSU e ai dirigenti sindacali, arrivando a stabilire che qualunque violazione del presente accordo da parte anche di un singolo lavoratore “costituisce infrazione disciplinare”e punibile anche con il licenziamento.
Nonostante il ricatto del posto di lavoro, la protesta operaia è stata quindi molto forte a questi attacchi e si è espressa in vari modi, ed una parte di essa è scesa in piazza il 16 ottobre a Roma con la Fiom e non c’è da meravigliarsi se, insieme ai cartelli contro Marchionne, governo e i padroni, c’era anche chi ha sfilato con cartelli contro CISL e UIL e uno di quelli che hanno riscontrato maggior successo è stato quello raffigurante il segretario della CISL, Raffaele Bonanni su cui appariva la scritta “infame maggiordomo”.
Dal palco, il segretario generale dei metalmeccanici Maurizio Landini ha chiesto la sciopero generale e il segretario generale della CGIL, Guglielmo Epifani - nel suo ultimo comizio, prima di essere sostituito alla guida del sindacato da Susanna Camusso - su sollecitazione della piazza ha affermato che “in assenza di risposte, continueremo la nostra iniziativa anche con lo sciopero generale. E’ una delle armi che può essere utilizzata, anche se non l’unica”. A questa affermazione tutta la stampa ha dato grande enfasi, ma cosa significano queste parole? Quali risposte aspetta Epifani? E’ bene ricordare che al referendum Fiat a Pomigliano la CGIL si era schierata per il Si insieme a CISL e UIL; la stessa Fiom, dipinta dalla stampa come agguerrita oppositrice di Marchionne, amministratore delegato della Fiat, al referendum aveva detti NI, invitando comunque i lavoratori ad andare alle urne, mentre solo i Cobas e sindacati di base si erano espressi con chiarezza per il No.
Come succede a ogni manifestazione contro il governo e i padroni, anche questa volta alla vigilia della manifestazione si sono prefigurati scenari apocalittici con infiltrazioni di pericolosi terroristi, per intimorire i manifestanti cercando di limitarne la partecipazione. Il paradosso è che coloro che usano giornalmente la violenza contro chi manifesta per i propri diritti, con le manganellate contro chi lotta per il posto di lavoro, le discariche, contro l’inquinamento per la difesa della salute e contro i licenziamenti fanno la predica agli altri: sembra di sentire la storiella del bue che da del cornuto all’asino.
La stessa presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, responsabile della violenza di chi perde il posto di lavoro, di migliaia di cassintegrati, ha avuto la faccia tosta di spingersi fino a fare un appello a coloro che la subiscono invitandoli a fermare la violenza affermando ”lo dico soprattutto alle persone che oggi manifestano: fermate i linguaggi violenti, isolate i violenti, fatelo subito perché il rischio che corre il nostro paese è un rischio vero”; aggiungendo anche che “il grande errore che noi non dobbiamo fare è il giustificazionismo: non bisogna capire un bel niente, bisogna condannare”
La lotta per la difesa dei diritti unisce, e anche questa volta la manifestazione dei lavoratori FIOM non ha avuto solo la solidarietà dei lavoratori di altre categorie in Italia, ma anche all’estero. Dall’Austria, Grecia, Canada, Francia. In particolare i lavoratori di Fiat Auto Serbia hanno inviato un messaggio. Scrive Zoran Mihajlovic “dicono che è colpa nostra se abbassano i salari, diminuiscono i posti di lavoro e spostano le produzioni, noi dalla Serbia ribadiamo che non accettiamo questi ricatti”. Anche dagli USA gli operai Americani dell’United Auto Workers(Uaw) scrivono”La vostra lotta in Italia per difendere i posti di lavoro, le condizioni dignitose, la legalità, la democrazia è la stessa lotta che abbiamo negli Stati Uniti e, data la recente allenza Fiat-Chrysler, è più importante che mai che la Uaw lavori in modo solidale con la Fiom”.
Come si vede tutto il mondo è paese. I padroni sono costantemente alla ricerca del massimo profitto a scapito delle condizioni salariali e di vita dei lavoratori. Non è possibile difendersi efficacemente con organizzazioni sindacali e politiche che riconoscono come legittimo il profitto e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Solo con l’unione internazionale degli operai e dei lavoratori sui nostri interessi possiamo opporci efficacemente alla guerra fra poveri che avvantaggia i capitalisti. Nella divisione nazionaliste, di categoria, aziendaliste c’è la nostra debolezza, nella solidarietà e nell’ unità la nostra forza.
Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto San Giovanni, mail: cip.mi@tiscali.it
Web http://ciptagarelli.jimdo.com/
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wlp (giovedì, 25 giugno 2015 12:41)
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