IL NUOVO "ORDINE" MONDIALE

Gheddafi …. stavolta tocca a te!

di Pepe Escobar (*), da: rebelion.com, 12.5.2011

 

Cominciamo con l’invocazione di un’icona della cultura occidentale, Dante: “lasciate ogni speranza, o voi che entrate”, perché il diritto internazionale come lo conosciamo ha appena ricevuto una stoccata al cuore. Il “nuovo” darwinismo sociopolitico implica neocolonialismo umanitario, assassinii mirati (esecuzioni extragiudiziali) e guerra di droni, tutto fatto in nome di un “dovere” attualizzato dell’uomo bianco.

 

Nel vortice di menzogne e ipocrisia sull’assassinio di Osama Bin Laden, il fatto cruciale relativo alla giustizia è che un uomo disarmato, chiamato in codice “Geronimo”, è stato catturato vivo e giustiziato sommariamente davanti a una delle sue figlie, dopo un’invasione “lampo” di un paese teoricamente “sovrano”.

Quanto alla guerra pantanosa sostenuta dalla NATO contro la Libia, il fatto è che si è fatto ingoiare all’opinione pubblica occidentale un attacco militare contro un paese sovrano che non ha commesso alcuna violazione della carta delle Nazioni Unite.

E stiamo parlando di un colonialismo lupo mascherato da agnello: la “guerra umanitaria”.

Il nocciolo della questione è il concetto stesso di diritto internazionale – adottato da tutte le nazioni “civilizzate”, così come quello di guerra giusta. Tuttavia, per le élites governanti occidentali, si tratta solo di un dettaglio; non vi è stato infatti alcun dibattito ad alto livello sulle implicazioni di una guerra della NATO giustificata dall’ONU, il cui obiettivo – mai dichiarato – in ultima analisi è il cambio di regime.

 

La sporca operazione in Nord Africa è ancora più ripugnante, dato che è stato provato che: la guerra contro la Libia è stata inizialmente concepita per dubbi interessi francesi; che l’Arabia Saudita ha organizzato una truculenta votazione della Lega Araba per conto degli Stati Uniti perché voleva liberarsi di Muhammar Gheddafi e nello stesso tempo aver mano libera per schiacciare le manifestazioni per la democrazia in Bahrein; che la Libia offre una possibilità perfetta parchè l’AFRICOM (**) del Pentagono abbia una base africana; che un gruppo sospetto di “ribelli” - che ha abusato delle proteste legittime, insieme a disertori di Gheddafi, yihaidisti legati ad Al Qaeda ed esiliati come l’agente della CIA Khalifa Hifter, che ha vissuto per quasi 20 anni in Virginia – se ne è assunto il compito.

 

Quello che è successo è diventato ancor più ripugnante quando si è saputo che, il 19 marzo, le élites finanziarie di Washington/Londra/Parigi avevano autorizzato la Banca Centrale di Bengasi ad applicare una sua propria politica monetaria – dettata dall’Occidente – a differenza della Banca nazionale libica, di proprietà statale – e completamente indipendente – con sede a Tripoli; Gheddafi voleva liberarsi del dollaro USA e dell’euro e passare al dìnaro d’oro quale divisa africana comune, e molti governi erano già d’accordo.

La guerra contro la Libia è stata venduta globalmente con la parola d’ordine R2P – Responsabilità di Proteggere (in inglese) – un “nuovo” concetto umanitario imperialista che è stato sbandierato con entusiasmo a Washington da tre donne pon-pon: la segretaria di Stato, Hilary Clinton; l’ambasciatrice USA all’ONU, Susan Rice e la consigliera presidenziale, Samantha Power.

Ampi settori del mondo sviluppato – la vera “comunità internazionale”, non quella inventata sulle pagine dei media dominanti occidentali – l’hanno vista come è: la fine del concetto della sovranità nazionale come un’abile “ridefinizione” che cancella completamente dalla Carta dell’ONU l’Articolo 2, Sezione 1, originale, il principio di eguaglianza sovrana degli Stati. Hanno visto che “quelli che prendono le decisioni” sulla R2P sono soltanto Washington e un pugno di capitali europee. Hanno visto che la Libia è stata colpita dai bombardamenti della NATO, ma non lo sono stati il Bahrein, lo Yemen o la Siria. Hanno visto che “quelli che prendono le decisioni” non hanno fatto alcuno sforzo per negoziare un cessate il fuoco all’interno della Libia – ignorando i piani della Turchia e dell’Unione Africana (UA).

 

E i pesci grossi, Mosca e Pechino, non hanno potuto non vedere che R2P potrebbe essere invocata in caso di agitazioni in Tibet e nello Xinjiang, e che il prossimo passo potrebbe essere vedere truppe della NATO in territorio cinese. Lo stesso per quanto riguarda la Cecenia, con in più il fattore ipocrita del fatto che i ceceni sono stati armati per anni dalla NATO attraverso reti legate ad Al Qaeda nel Caucaso/Asia centrale.

Anche i protagonisti sudamericani non hanno potuto non vedere che potrebbero usare R2P a lungo termine per un intervento “umanitario” della NATO in Venezuela o Bolivia.

 

Siamo quindi davanti al nuovo concetto di “diritto internazionale”: Washington - attraverso l’AFRICOM o la NATO – interviene in qualsiasi caso, con o senza risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, in nome dell’R2P, e tutti mantengono il silenzio rispetto al danno collaterale, al bombardamento di un regime mentre si nega che l’obiettivo sia il cambio di regime, a che non si presti aiuto a imbarcazioni cariche di rifugiati abbandonati nel Mediterraneo.

 

Quanto al motivo per cui si dà un calcio a Gheddafi mentre gli al-Khalifa in Bahrein, Saleh in Yemen e Bashar el Assad in Siria possono stare tranquilli, è semplice: nessuno è un maligno dittatore se si tratta di uno dei “nostri” figli di puttana, cioè se sta alle “nostre” regole. Il destino degli “indipendenti” come Gheddafi è di essere messi alla graticola. Avere già una base militare USA essenziale sul proprio territorio aiuta – come gli al-Khalifa e la Quinta Flotta degli Stati Uniti.

Se gli al-Khalifa non fossero lacchè degli USA e se non ci fosse una base militare statunitense, Washington non avrebbe problemi a giustificare un intervento in favore dei manifestanti pacifici, in maggioranza sciiti, per la democrazia contro una orrenda tirannia sunnita di cui la Casa di Saud ha bisogno per reprimere il proprio popolo.

 

E poi ci sono i legalismi. Immaginate che si processasse Gheddafi. Una corte marziale o un tribunale civile? Un tribunale irregolare e arbitrario – stile Saddam Hussein – o offrigli tutti i mezzi “civilizzati” perché si difenda? E come giudicare crimini contro l’umanità al di là di ogni ragionevole dubbio? Come utilizzare testimoni “obiettivi” grazie alla tortura … pardon… agli “interrogatori migliorati”? E per quanto tempo? Anni? Quanti testimoni? Migliaia?

 

E’ molto più facile risolvere tutto con un Tomahawk – o una pallottola nella testa – e poi chiamarla “giustizia”.

 

(*) Scrittore e giornalista, direttore di Asia Times Online.

(**) Africa Command del Dipartimento della Difesa USA, ha la responsabilità delle operazioni e relazioni militari in tutta l’Africa. Costituito nel 2007, ha sede attualmente a Stoccarda, perché Algeria, Libia e Marocco hanno negato la concessione del loro territorio.

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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