BANCHE E DROGA

Le lavanderie di Wall Street

di Juan Gelman, da: pagina12.com.ar – 16.6.2011

 

Si può passare per Queens e incontrare decine e decine di lavanderie senza un solo cliente in tutta la giornata. Di solito sono piccoli negozi, condotti da una sola persona che non frequenta i vicini.

Niente a che vedere con gli imponenti edifici delle banche di Wall Street, che neanche loro lavano biancheria: si dedicano ad un altro tipo di pulizia.

E’ difficile calcolare il volume del denaro lavato che entra nel flusso finanziario mondiale. Nel 1996 il Fondo Monetario Internazionale affermò che sarebbe arrivato ad essere dal 2 al 5 per cento del totale, ma ci sono stime attuali che superano questa approssimazione. Il noto economista John Walker ritiene, sulla base di un modello economico comparativo di basi di dati internazionali sul crimine organizzato, che il suo ammontare annuale sia di circa 2,58 bilioni di dollari (www.economywatch. com, 14/6/2011). Dei quali: un 46,3 % si ripulisce nel sistema bancario degli USA e, molto meno, in quello dell’Italia (150.000 milioni di dollari) e Russio (147.000 milioni di dollari) e – più lontanamene – anche in quelli di Germania Francia, Romania, Canadà e altri paesi dell’Occidente e dell’Asia.

Come sempre, la grande potenza del Nord al primo posto.

Walker sostiene che questo è possibile perché i tentativi di combattere il lavaggio del denaro sono inefficaci e le pene legali statunitensi sono molto lievi. Quando si applicano.

 

Un caso piuttosto notevole e molto noto è quella della finanziaria Wachovia che, attraverso la messicana Casa de Cambio Puebla, a iniettato sul mercato finanziario europeo 378.4000 milioni di dollari solo nel periodo 200472007 (www.huffingtonpost,com , 14/7/2010). Il castigo? Una multa di 160 milioni di dollari, nonostante le autorità giudiziarie USA abbiano definito “operazioni delittive continuate” le attività di Wachovia. A giudizio dello specialista Daniel Hopsicker, la leggerezza della sanzione parla “del trattamento preferenziale accordato ad alcuni partecipanti al commercio internazionale di droga” (www.alternet.org, 12/6/2011).

 

Uno studio dell’anno 2009 dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (Unodc) ha rivelato che le banche violano la gran parte delle norme stabilite per prevenire il lavaggio del denaro: “Nei momenti in cui si produce il fallimento di grandi banche – sottolinea – i banchieri sembrano credere che il denaro non abbia odore. I cittadini onesti che affrontano con difficoltà questo periodo di difficoltà economiche, si chiedono perché non si confischino i profitti del crimine, che si trasformano in proprietà, automobili, yachts e aerei appariscenti” (www.unodc.com, 24/6/2009). E anche in altre cose, chiaro.

 

Una possibile risposta a questa domanda è venuta dal dott. Antonio Maria Costa, allora sottosegretario generale dell’ONU e direttore esecutivo dell’Unodc: “Le migliaia di milioni di dollari del denaro della droga hanno mantenuto a galla il sistema finanziario quando la crisi globale arrivò al fondo … erano l’unico capitale di investimento liquido” di cui disponevano certe banche al bordo del collasso nel 2008 (www.guardian.co.uk, 13/12/2009). Di conseguenza, la maggior parte degli utili del narcotraffico sono entrati nel sistema economico mondiale.

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

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