Al di là della Libia: siamo tutti bombardati
di Juan Carlos Camano (*); da: cubadebate.cu, 31.8.2011
Le multinazionali dell’informazione-comunicazione, legate all’oro, al rialzo e alla caduta delle borse e implicate nella rapina del petrolio, spingono e spingono i loro giornalisti più obbedienti – e i novellini ignoranti – a inciampare nella stessa pietra: Gheddafi, il diavolo, come ieri Saddam Hussein – giustiziato – e il feroce Bin Laden – giustiziato?.
Ricordiamolo: una storiella di armi chimiche, invasione dell’Iraq – con le telecamere della catena ufficiale di invasioni del Secolo XXI installate sui carri armati liberatori – un milione di vittime; gli USA che si sono appropriati del petrolio e si sono posizionati a un tiro di schioppo dall’Iran. Avanzata geostrategica. Morte per un ex alleato storico: il luciferino Saddam .
Continuiamo: “un gruppo d’elite di Al Qaeda si lancia contro le Torri Gemelle e il Pentagono” (??). La catena ufficiale delle invasioni del Secolo XXI – e i suoi ripetitori – accendono il fuoco sotto l’invasione dell’Afganistan. Decine di migliaia di morti. Tra loro, il Satana Osama Bin Laden, altro ex alleato degli USA. Appropriazione della produzione e commercializzazione dell’oppio e dell’eroina, del gas e del petrolio, e grande avanzata nel posizionamento geostrategico, senza distogliere gli occhi dall’Iran.
Adesso: messa in opera di una “guerra civile” in Libia, immagini e racconti relativi alla “tenebrosa famiglia Gheddafi” – ex alleata degli USA – invasione con arrivo a Tripoli, uccisione di migliaia di civili, canti di vittoria e bandiere al vento catturate dalla catena ufficiale di notizie delle invasioni del Secolo XXI.
C’è petrolio in abbondanza. L’80% degli idrocarburi verrà diviso tra USA, Gran Bretagna e Francia.
Allegato: Gheddafi aveva reso pubblica la sua intenzione di scrollarsi di dosso il dollaro e l’euro, proponendo una moneta unificatrice per l’Africa: il dinaro d’oro.
Dati non collaterali: Non c’è alcun legame con quello che è successo e succede in Tunisia e Egitto. Pura causalità. Alterazioni “spontanee” delle masse e dietro, appoggiandosi sull’euforia sociale per il cambio – e in assenza di un’organizzazione politica che sostenesse le richieste con un programma minimo – il gioco gattopardesco per un maggiore controllo militare, con un occhio all’Algeria. Nella manovre, come sempre, l’approfondimento del discorso pro-democrazia e libertà: il guanto bianco della mano che dondola la culla da Washington.
Velocemente, perché niente scappi di mano: iniezioni di fondi – “denaro fresco” – per lo sviluppo e condono dei debiti all’Egitto e alla Tunisia, evitando – nell’avanzata geostrategica – possibili crepe nell’accerchiamento della Libia. Con l’Iran, sempre, all’orizzonte. Non ci sono state, non ci sono, puntate senza un filo.
In Pakistan - rinfreschiamoci la memoria - prima e molto dopo dell’episodio contro Bin Laden, il governo locale e i caporioni militari, sospettati di mancanza di rispetto per il Pentagono, sono alle corde, cosa che autorizza la CIA a passeggiare, in completa libertà, in uno scenario minato di spioni e mercenari, comprati con non più di un piatto di lenticchie. Intanto, si va avanti sul piano geostrategico. Là c’è gas e petrolio.
Michel Collon, giornalista e scrittore belga, sostenete che il castigo a Gheddafi è la risposta – tra altri fini – al suo rifiuto di far parte dell’AFRICOM e della NATO, vie rapide di disintegrazione in mano al neocolonialismo. Correranno la stessa sorte, secondo Collon, il Sudan, la Costa d’Avorio, lo Zimbabwe e l’Eritrea, gradini di altezza diversa per ottenere la riconquista dell’Africa.
Dall’altra parte e nello stesso tempo: una cataratta di parole in bocca agli analisti economici ci assorda, giorno e notte, raccomandandoci “il miglior rifugio finanziario del momento”: sua maestà, l’oro.
Un bombardamento senza fine, su popolazioni che invecchiano, tra giovani senza lavoro, ricchi che continuano ad arricchirsi, massacri “narcotrafficanti”, occupazioni di terre – comprate a prezzo stracciato in vari paesi – dalle multinazionali dell’agricoltura, dell’industria mineraria, idroelettrica e di deforestazione. Invasioni “d’investimento” a medio e lungo termine. Per ora senza rivolte di “ribelli”, né presenza esplicita di forze di “pace” che distribuiscono cibi tra cadaveri e macerie.
E, senza soluzione di continuità, l’industria dell’intrattenimento, fucina di alienazioni globali. Informazione-dis-informazione. Comunicazione-incomunicabilità, a cavallo delle “meraviglie” tecnologiche, prodotte, riprodotte e consumate alla velocità della luce: dimostrazione dell’irrazionalità di un sistema predatorio.
E nella confusione informativa-dis-informativa, David Cameron, primo ministro della Gran Bretagna, che mostra cosa rimane della flemma inglese, bruciata dalle fiamme di una protesta con tratti di lotta di classe, insoddisfazioni giovanili e indignazione degli immigranti, dei discriminati, dei senzatetto, dei senza futuro.
E Sarkozi, più la Merkel, truci, che distribuiscono a piene mani avvertimenti dalla cabina di comando della dopia locomotiva di un’Europa “che non deraglierà”. Temerarietà parolaia di fronte agli umori del mercato che, arresisi, hanno mandato a quel paese la locomotrice costringendo per un paio di giorni tutte le borse del mondo – e specialmente la politicheria senza nessuno statista nelle sue file – a finire sotto la linea del sottosuolo.
Su una scacchiera gigantesca, di dinamiche diaboliche, gli USA avanzano senza speranza in Libia: provocando altissimi costi all’insieme dell’umanità.
Tutti, in un modo o in un altro, siamo bombardati. In questa situazione, l’informazione-comuncazione dominante ricorre ad eufemismi davanti ai genocidi della NATO , senza ricordare che pochi attimi fa – diciamo mesi – il Nobel per la Pace è stato assegnato al signor Barak Obama, comandante in capo delle forze armate degli Stati Uniti del Nordamerica. La macchina per uccidere.
(*) Presidente della Federazione Latinoamericana dei Giornalisti (FELAP)
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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