Un’altra strage si è compiuta. Altri sei morti sul lavoro e di lavoro.
Le stragi continuano a ripetersi. Al lavoro è peggio che in guerra. Questa volta insieme agli operai sono morti anche i proprietari e i titolari della fabbrica. L’esplosione tremenda e l’inferno di fuoco, non ha risparmiato nessuna delle 6 persone presenti. La fabbrica di fuochi d’artificio «Cancelli» a Carnello di Arpino, in provincia di Frosinone è stata distrutta uccidendo il titolare, Claudio Cancelli, 65 anni, i figli Gianni e Giuseppe, di 42 e 45 anni, Giulio Campoli, titolare di un’azienda pirotecnica con sede a Veroli, Enrico Battista, che lavorava come operaio e un cliente, Franco Lorini. Solo per un caso la strage non è stata ancora più grande, questa volta l’azienda era distante dalle abitazioni e questo ha impedito che fossero coinvolte anche altre persone.
Anche se ogni giorno dalle 3 alle 6 persone muoiono sul lavoro o causa di lavoro, di sicurezza si torna a parlare solo ogni volta che succedono le stragi, parlando come sempre di ”errore umano”, “negligenza” scaricando le colpe sulle vittime. I dati dell’Inail sono sempre parziali, perché molti lavoratori morti e infortunati non rientrano neanche nei conteggi dell’INAIL, e il caso dei lavoratori in nero, in particolare immigrati.
La vergognosa campagna pubblicitaria contro gli infortuni sul lavoro promossa dal governo costata 9 milioni di euro è stata un esempio di come si usino soldi pubblici per colpevolizzare i lavoratori e arricchire gli amici degli amici.
Ora come sempre in questi casi le lacrime di coccodrillo si sprecano. “La drammatica e sconcertante frequenza con cui si ripetono simili episodi desta sdegno in tutti noi”, ha commentato il Presidente del Senato Renato Schifani, mentre il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha incaricato il Prefetto di Frosinone, Paolino Maddaloni, di rappresentare i suoi sentimenti di partecipe solidarietà alle famiglie delle vittime e alla comunità di Arpino.
D’altronde perché meravigliarsi, non siamo forse il paese in cui il ministro del lavoro Sacconi è un sostenitore della “liberta di licenziare” e gli industriali applaudono i dirigenti assassini della ThissenKrupp?
La crisi che in due anni attraverso i licenziamenti e la Cassa integrazione ha causato l’espulsione dai luoghi di lavoro di circa 2 milioni continua ad aggravarsi. Nel 2011 con meno posti di lavoro il numero degli operai e dei lavoratori morti o infortunati sul lavoro è aumentato. La morte sul lavoro non è mai una fatalità. Quasi sempre è dovuta al non rispetto delle misure di Sicurezza, alla mancata prevenzione che i datori di lavoro dovrebbero per legge applicare.
Dall’inizio dell’anno a oggi i morti sul lavoro rispetto al 2010 sono aumentati del 22,7% arrivando a 505 (dati dell’osservatorio Indipendente di Bologna).
I datori di lavoro che dovrebbero far rispettare le norme antinfortunistiche e leggi in vigore, sono i primi che non le rispettano, risparmiando sulla sicurezza mettono a rischio chi lavora e di chi si trova nelle vicinanze.
Michele Michelino, del “Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio”.
Sesto San Giovanni 13/09/2011
Mail: cip.mi@tiscali.it
Sito Internet del Comitato: http://comitatodifesasalutessg.jimdo.com
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