Manovra economica del governo: un’altra stangata per i proletari
Tra i punti salienti della quarta versione della manovra finanziaria 2011 votata con la fiducia il 14 settembre ci sono il pareggio del bilancio e l’aumento dell’aliquota Iva dal 20% al 21%.
Inoltre si allunga il periodo di accertamento di un anno per i redditi 2002 che hanno fruito del condono fiscale e si anticipa la riforma delle pensioni al 2014 secondo una tabella che definisce nuove scadenze per andare in pensione e si introduce la libertà di licenziare e annullare i contratti nazionali.
In dettaglio:
Una cosa è certa: l’aumento dell’Iva produrrà una catena di aumenti che si sommeranno a quelli che governo, regioni, province e comuni scaricheranno sugli strati più poveri della popolazione.
Se a questo aggiungiamo le creste dei commercianti, che sono soliti approfittare di tutte le occasioni per ritoccare al rialzo i prezzi, come fu per il passaggio dalla lira all’euro, si capisce che saranno penalizzati sempre i più poveri.
Contributo di solidarietà: anche qui, dopo tante chiacchiere il contributo di solidarietà è stato ridimensionato salvando i grandi patrimoni del capitale, della finanza e della rendita parassitaria. La “solidarietà” dei contribuenti con maggiori redditi consiste in una addizionale Irpef aggiuntiva del 3% da calcolare solo sulla parte eccedente i 300.000 euro.
Riduzione stipendi onorevoli: riduzione del 10-20% alle pensioni dei parlamentari e del 10% ai compensi degli onorevoli che svolgono un altro lavoro (Così gli onorevoli avvocati, medici, notai ecc potranno continuare a fare più lavori contemporaneamente)
Anticipo della riforma sulle pensioni al 2014: previsto anche l’anticipo della riforma delle pensioni con allineamento dell’età pensionabile a 65 anni anche per le donne del settore privato.
Dopo le proteste, per il momento, è scomparso dal testo l’emendamento sull’annullamento del riscatto degli anni di laurea e del servizio militare e quello proposto dal Ministro Calderoli esponente della Lega Nord che voleva “intervenire sulle pensioni di chi non ha mai lavorato, a cominciare da quelle di reversibilità e dall’indennità di accompagnamento”; si badi bene, non su quelle dei parlamentari lazzaroni e mangiapane a tradimento. Il governo stavolta ci ha provato per vedere la reazione, ma non c’è da illudersi perchè torneranno alla carica nelle prossima manovra che si annuncia.
Contrattazione in azienda. Con l’art. 8 i contratti sottoscritti a livello aziendale o territoriale a maggioranza dei sindacati più rappresentativi operano in deroga alle disposizioni di legge e ai contratti collettivi nazionali.
Con questa norma, si introduce la Libertà di licenziare annullando di fatto l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori sulla giusta causa e si cerca di annullare la contrattazione nazionale, sposando in pieno la linea Marchionne e della Fiat.
Lotta all’evasione fiscale: E’previsto il carcere per chi evade oltre 3 milioni di euro: l’imposta evasa dovrà però essere superiore al 30% del volume d’affari. l’inasprimento
della lotta all’evasione fiscale viene fatta dando maggior potere all’Agenzia delle entrate in tema di accertamento fiscale e indagini sui conti correnti bancari.
Tagli agli Enti Locali per 6 miliardi: Comuni e regioni potranno aumentare l’addizionale Irpef.
Tagli ai Ministeri: Per il momento sono rimandati a data da destinarsi. Il ministero dell’Economia dovrà presentare al Parlamento un programma di razionalizzazione della spesa dei ministeri: previsti futuri tagli per 6 miliardi.
Aumento delle tasse per le cooperative: Ridotta del 10% l’esclusione dal reddito imponibile della quota degli utili netti destinate a riserve indivisibili.
Tagli alle agevolazioni fiscali: previste riduzioni delle agevolazioni fiscali se il governo non attuerà la delega entro il 30 settembre 2012.
A luglio il debito pubblico italiano è salito a 1911,8 miliardi di euro, 10 miliardi di euro in più rispetto al mese precedente, con queste misure, il governo Berlusconi ha dimostrato ancora una volta di essere il “Comitato d’affari” dei grandi capitali, degli speculatori e delle grandi banche, svuotando le tasche degli operai, lavoratori e pensionati. Come sempre pagano i proletari, il governo taglia risorse e servizi ai poveri per darli ai ricchi.
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