Crimine di lesa umanità: l’esecuzione di Muhammar el Gheddafi
di Stella Calloni (*); da: cubadebate.cu; 21.10.2011
Si può chiamare trionfo della democrazia, della libertà, della ragione l’esecuzione brutale del leader di un paese, catturato ferito in un territorio spianato da una invasione coloniale, bombardato giorno per giorno dallo scorso 19 marzo dall’Organizzazione dell’Atlantico del Nord (NATO) e dai mercenari e dalle truppe speciali straniere condotte da questa coalizione della morte?
Questo e l’assassinio di più di 70.000 persone, l’assedio e il bombardamento per più di un mese sulla piccola città di Sirte lo chiamano democrazia, libertà e ragione il presidente degli Stati Uniti Barak Obama e gli altri europei, tra cui il “socialista” José Luis Rodrìguez Zapatero di Spagna, senza alcun pudore?
Senza dimenticare i sorrisi di Nicolas Sarkozy o di Silvio Berlusconi, che oggi festeggiano in un’Europa incendiata dalla protesta il cui futuro è oscuro e tragico, come ogni regressione nella storia.
Obama ha detto che aspetta “la costituzione di un governo interinale”. Allora, che governo è quello che ha riconosciuto insieme ai suoi soci nell’avventura coloniale in agosto e quello che ha chiesto di riconoscere nell’ultima assemblea dell’ONU?
Lo stesso che era formato da alcuni, pochi, libici di facciata, mentre la maggior parte erano mercenari di Al Qaeda ,la cui bandiera monarchica fu fatta sventolare in quel foro, per il disonore del mondo?
Tutto ciò fatto sotto un falso “umanitarismo” per “proteggere” i diritti umani del popolo libico, che gli invasori hanno massacrato senza pietà alcuna, utilizzando atroci torture e assassinii razzisti come ha denunciato la stessa Amnesty International.
La qualità morale e umanitaria degli invasori è stata chiaramente esposta dai pochi seguaci della verità, con note, video, trasmissioni dirette come fa Telesur del Venezuela dal terreno dei fatti, giornalisti davvero liberi se libertà è sinonimo di verità e sfida al discorso unico, manicheo e brutale, dell’impero.
E’ possibile che alla sinistra “moderna” e “superiore” non piaccia la parola “impero”, anche se non si sa come lo chiamano o che definizione esista per sostituire quanto è scritto nei dizionari del mondo.
Ciò che succede in Libia è un’invasione imperial-coloniale, approvata dalle Nazioni Unite, a cui ha resistito con ogni diritto (universale davvero) il popolo libico e la sua dirigenza migliore.
L’immoralità si era già stabilita da quel 23 agosto scorso in cui il cosiddetto Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) di Libia – organizzazione non creata dal popolo, che è rimasto fuori da ogni decisione, ma dalle potenze invaditrici – aveva offerto di pagare un milione 600 mila dollari e di amnistiare chiunque “uccida o catturi vivo” il leader libico Muhammar El Gheddafi.
Dal momento in cui, quel 19 marzo scorso, Francia e Gran Bretagna iniziarono a bombardare la Libia con dietro la NATO, anticipando l’intervento su grande scala a partire dal 31 dello stesso mese, la “mano straniera” è stata l’esecutrice del piano maestro degli Stati Uniti con l’obiettivo di impadronirsi del petrolio, del gas, dell’oro, dell’acqua, delle riserve di più di 270 mila milioni di euro che, ingenuamente, Gheddafi – credendo nella “decenza europea” – aveva depositato nelle sue banche.
E dietro c’è anche il progetto statunitense di colpire l’euro, e quello del controllo del’Africa con la creazione del Comando AFRICOM, mediante un disegno assolutamente ri-colonizzatore e una estesa Dottrina Monroe, destinata alla colonizzazione dell’America Latina nel secolo XIX (1823) e riscattata in pieno secolo XXI dall’aspirante candidato alla presidenza del Partito Repubblicano Mitt Romney che, lo scorso 7 ottobre, ha sostenuto che Dio aveva creato gli Stati Uniti per dominare il mondo e avvertito che il suo paese “deve condurre il mondo o lo faranno altri”.
L’altro grande vinto in questa e in altre guerre sarà il popolo europeo.
I governi dell’Europa hanno sostenuto il progetto fascista di controllo del mondo che dirigenti come Romney sostengono negli Stati Uniti, che alla fine è il paese che si prenderà la fetta migliore nella spartizione criminale di un paese spianato con il silenzio complice del mondo.
Oggi stesso, attraverso la CNN, c’era chi esigeva un’azione simile a quella della Libia contro Cuba, il Venezuela e altri paesi. Il fondamentalista Romney non è solo nel paese del Ku Klux Klan e del Tea Party e de i terroristi cubano-americani di Miami che accompagnano degnamente i lupi ululanti del sistema
Migliaia di bombardamenti hanno distrutto l’infrastruttura moderna creata da Gheddafi a beneficio del suo popolo, che trasse dalle tenebre del colonialismo e il cui livello di vita – come riconosciuto dagli organismi internazionali – era il più alto della regione.
Ora le imprese degli alleati della NATO si disputano anche la “ricostruzione” del paese che hanno distrutto, che sarà pagata con il denaro rubato e saccheggiato ai libici.
Per più di otto mesi i bombardamenti hanno ucciso migliaia di persone, lasciando gravemente ferite o mutilate altre migliaia mentre i mercenari hanno violentato donne, torturato e ucciso tra atroci sofferenze una buona parte della popolazione nera e africana che viveva in quel paese.
E tutto questo su una popolazione di poco più di sei milioni di abitanti.
Cosa farà il Procuratore della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo, davanti ai crimini di lesa umanità commessi dagli invasori della Libia?.
Forse, se agisse come dovrebbe, rimedierebbe all’illegalità del suo agire precedente, quando decise di giudicare Gheddafi e i suoi figli mentre la NATO bombardava la Libia uccidendo uno di questi e la sua famiglia, tra cui tre bambini.
Moreno Ocampo accusò Gheddafi - su richiesta della NATO per creare una falsa scusa alla Risoluzione 1973 - di un presunto bombardamento contro dei manifestanti a Tripoli che non ebbe mai luogo,.
Il coro di giornalisti e intellettuali che ripetè questo falso non veniva solo dalla destra coloniale e tradizionale alleata del potere egemonico, ma anche da alcuni settori della sinistra “socialdemocratica” – se può esistere – e centroeuropea e da altri la cui purezza va oltre il bene ed il male, cosa che alla fine serve le cause peggiori.
Il brutale assassinio di Gheddafi, passato in televisione come messaggio di terrore, dimostra qual è l’azione “umanitaria” del potere egemonico in Libia.
Il discorso unico per creare un consenso mondiale sul tema Libia si sgretola, ma l’impunità che gli ha conferito il tremendo silenzio della comunità internazionale, salvo degne e onorevoli eccezioni, farà sì che ora diventi uno dei “modelli di azione” che si intende imporre a quei paesi del mondo in via di liberazione o che disobbediscono agli ordini di Washington. O di Wall Street, che forse è la vera essenza imperiale che avanzerà in questa espansione senza frontiere sognata dal più delirante fondamentalismo degli ultimi decenni, nel quale si nascondono la decadenza, le crisi morali ed economiche, i canti di sirena, che alla fine sono canti sciocchi di sirene false.
Nella lista dei “prossimi” ci sono vari paesi - oltre a quelli contro cui già si stanno facendo tentativi, come la Siria e il grossolano complotto attribuito all’Iran che fa acqua da tutte le parti, tanto che è stato contestato persino da congressisti degli Stati Uniti.
Per ora c’è l’allegria dei mercenari che aspettano di spartirsi il bottino della ricompensa, che certamente rimarrà in mano ai loro capi delle truppe speciali – criminali tanto quanto loro – di Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e altri.
La realtà è che la NATO ha creato un eroe, un mito, una leggenda che comincerà a camminare per le strade e per le caverne, attraverso il deserto, per i silenzi pieni di mormorii di un popolo che piange di nascosto la morte del suo leader e di tutti coloro che sono morti perché gli invasori raggiungano il loro obiettivo di non lasciare nulla in piedi, salvo i beni che sono giunti loro in nome dell’ “umanitarismo”.
La resistenza eroica ha obbligato gli attaccanti a mostrarsi davanti al mondo ogni volta di più quali forze di invasione e ha reso chiaro l’uso dei mercenari trasportati sul posto , con le implicazioni che questo significa per il popolo libico.
Gheddafi è entrato nell’eternità perché il suo assassinio miserabile, codardo e crudele finisce per trasformare il leader libico in un modello di dignità per la resistenza che dovrà continuare sulle macerie e sulle ceneri, come succede in Afganistan e in Iraq (dieci anni dopo nel primo paese e otto nel secondo), ma essenzialmente nella memoria del genocidio di un popolo che mai dimenticherà e che ci chiede solidarietà.
(*) Scrittrice e giornalista argentina, autrice de “Gli anni del Condor”.
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto San Giovanni)
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Claudio (sabato, 22 ottobre 2011 10:24)
Mi viene il volta stomaco leggere simili dichiarazioni. Certamente questa "illustre scrittrice" è di quella ristretta èlite di persone vicina a chi detiene il potere tenendo il popolo sottomesso e privo della libertà di esprimersi senza avere conseguenze. Unica cosa della quale non sono d'accordo la fine barbara che il dittatore ha subito, ma forse se la meritava.
bernardo (sabato, 22 ottobre 2011 15:57)
bernardo
io invece condivido appieno l'analisi della scrittrice