CRIMINI CONTRO L'UMANITA'.

Piccoli “danni collaterali”

di Daniela Trollio (*)

 

Nel marzo 2004 un convoglio di soldati statunitensi entrò nella “città delle moschee”, l’irachena Falluja. Non riuscì ad uscirne. Nelle strade della cittadina irachena il popolo festeggiò la sconfitta dei “liberatori”.

Da allora, per mesi, Falluja fu castigata: bombardamenti con uranio impoverito, bombe al fosforo e chi sa che altro ancora, visto che per altri mesi, successivamente, le forze statunitensi impedirono a chiunque di entrare nella martoriata città.

 

Poco tempo dopo, nella città martoriata cominciarono ad aumentare vertiginosamente gli aborti e le nascite di bambini deformi: cifre da paura.

Un rapporto presentato lo scorso ottobre all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, constata che “nel 2006 si sono prodotte 5.928 nuovi casi di malattie fino ad allora inesistenti a Falluja, delle quali circa il 70% sono cancri e malformazioni in bambini minori di 12 anni. Nei primi sei mesi del 2007 ci sono stati altri 2.447 nuovi casi, più del 50% di questi riguardano i bambini. Questo significa che la maggior parte delle vittime sono bambini, una minaccia per le future generazioni di questa città”.

Lo denunciarono nel 2004 per primi i medici di Falluja, i cittadini e persino un cineasta italiano girò un agghiacciante documentario, ma tutto è caduto nel silenzio.

 

Sul versante dei “liberatori” nordamericani, i reduci si trovarono ad affrontare la “sindrome del Golfo”, che poi diventerà la “sindrome dei Balcani” e forse, tra qualche anno, la “sindrome della Libia”. Poi furono colpiti anche i loro figli, con un significativo aumento delle malformazioni nei nuovi nati negli Stati Uniti.

Attualmente il tasso dei casi di cancro infantile in tutto l’Iraq è di 14 volte superiore a quello della popolazione egiziana.

 

Ora uno studio epidemiologico congiunto di scienziati inglesi e iracheni conferma l’uso dell’uranio nelle armi utilizzate e altro ancora.

 

Tale studio, realizzato da due pediatri dell’Ospedale Generale di Falluja – Samira Allani e Muhamed Tafash, dal professor Chris Busby dell’Università dell’Ulster, da Malak Hamdan, ingegnere chimico e presidentessa della fondazione londinese Cancro e Malformazioni Congenite e da Eleonore Blaurock-Bush, capo del laboratorio tedesco che ha effettuato il lavoro analitico, è stato pubblicato sull’International Journal of Environment and Health e sul giornale inglese The Independent.

 

L’equipe - oltre ad analizzare il suolo, le acque dei rubinetti, dei fiumi e dei pozzi - ha preso in esame i capelli dei genitori di bambini nati deformi o ammalati di cancro (come è noto, i capelli trattengono tracce delle sostanze assorbite dall’organismo, v. i test anti-droga).

L’analisi ha evidenziato la presenza di livelli molto alti di calcio, magnesio, stronzio, alluminio, bismuto, mercurio e uranio.

Di tutti questi elementi, solo l’uranio è responsabile delle malformazioni genetiche. Ma secondo gli studiosi c’è un dato sconcertante: non si tratta di uranio “impoverito” ma di uranio “arricchito”.

Questo porta i ricercatori ad affermare che nella battaglia di Falluja vennero utilizzate armamenti all’uranio, bombe termobariche (come la “taglia margherite” utilizzata in Afganistan) e nuovi esplosivi ricoperti di uranio arricchito.

 

I ricercatori iracheni e inglesi affermano di essere incapaci di spiegare perché queste armi contengono o producono uranio arricchito, ma il dr. Busby dice: “Quello che abbiamo trovato dimostra chiaramente che esiste una nuova generazione di armi basate sull’uranio e che si stanno utilizzando attualmente, cosa che ci porta a questo straordinario aumento dei casi di cancro e di malattie congenite che soffrono i civili innocenti e i soldati. E’ più che probabile che la NATO utilizzi queste armi anche in Libia, e c’è da aspettarsi anche qui un incremento dei casi di cancro e di malformazioni genetiche”.

 

E Malak Hamdan aggiunge che “questa straordinaria scoperta di una nuova arma all’uranio dovrebbe far sì che il mondo si svegli. Non possiamo continuare a ignorare che queste armi radioattive non discriminano i loro effetti tra obiettivi militari e non militari. Proprio per questo un altissimo numero di persone innocenti sono morte e moriranno in futuro, senza contare gli innumerevoli padri e madri che guarderanno con orrore e pietà i loro figli, perché per varie generazioni i bambini continueranno a nascere con malformazioni congenite quale risultato delle modificazioni genetiche ereditarie provocate dalle polveri di uranio”.

 

Al di là delle sostanze utilizzate, dalla guerra del Vietnam in poi, l’impero e i suoi servi come i governi dell’Unione Europea e delle satrapie arabe, non colpisce e castiga i suoi nemici solo nell’immediato.

Pregiudicare e colpire la salute dei bambini, anche di quelli non ancora nati, è – oltre che una mostruosità indicibile – una strategia precisa di guerra per il futuro: popoli indeboliti e minati ala radice nella loro salute, a cui viene tolto il futuro rappresentato dai loro figli, non saranno più un problema per l’imperialismo, che non sarà più costretto a fare costosissime guerre di cui comincia a reggere con sempre maggiore difficoltà il peso.

 

Non erano solo i nazisti a pensare che esistessero razze “inferiori” di sub-umani che potevano essere sfruttate a morte per il benessere delle razze “superiori”. Gli attuali padroni del mondo hanno imparato e ampliato la lezione. La crisi economica sta ampliando a dismisura l’esercito industriale di riserva, perché dunque farsi problemi?

 

Purtroppo, in genere, la nostra memoria fa sempre acqua. Lo prova il rumoroso silenzio davanti all’aggressione alla Libia, ultimo capitolo di un film già visto in Iraq, nei Balcani, in Afganistan, per ricordare solo gli ultimi episodi: i personaggi sono sempre “dittatori cattivi”, popoli che chiedono “democrazia”, guerre “umanitarie” per aiutarli e nuove spartizioni delle risorse rubate.

Chi non ha memoria non ha futuro, dicevano i sopravvissuti dei campi di sterminio nazisti; i bambini deformi di Falluja sono sempre lì, a ricordarci che il nostro silenzio non colpisce solo loro ma anche noi.

La “macelleria sociale” che si sta attuando in Europa – con tutte le sue conseguenze –dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che anche noi europei siamo una merce di cui non c’è scarsità sul pianeta e come tali saremo gettati via, se non ci ribelliamo e non abbattiamo i nuovi nazisti. L’esistenza stessa dell’imperialismo è un crimine contro l’umanità: se i popoli vogliono avere un futuro, dobbiamo spazzarlo via dalla storia.

 

(*) Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni

 

Anteprima dell'articolo di "nuova unità"

Scrivi commento

Commenti: 0

News