Afganistan: ciò che è davvero deplorevole
di Ben Schreiner (*); da: rebelion.org, 19.1.2012
La pubblicazione in linea, la scorsa settimana, di un video che mostra alcuni marines USA che orinano sui corpi di sconosciuti afgani nella provincia di Helmand, ha causato una rapida e generalizzata condanna del governo USA. Il Segretario alla Difesa Leon Panetta ha descritto il video come “estremamente deplorevole”. La segretaria di Stato Hillary Clinton ha espresso “la sua completa costernazione”, mentre il Capo dello Stato Maggiore Congiunto, generale dell’esercito Martin Dempsey, ha dichiarato che le azioni del video “non solo sono illegali ma contrarie ai valori di un militare professionale e servono ad erodere la reputazione della nostra forza congiunta”.
La reazione dell’establishment mediatico statunitense ha fatto ampiamente eco ai sentimenti ufficiali. Secondo gli editoriali del Los Angeles Times, il video pubblicato era “sconvolgente” e costituiva “un passo indietro” per USA e Afganistan.
Tuttavia, ora che due dei marines mostrati nel video sono stati identificati, si assicura agli stupefatti cittadini statunitensi che giustizia sarà fatta. Si butteranno le mele marce e verranno restaurati la disciplina e l’onore delle forze armate. L’intero incidente, quindi, comincerà a sparire dalla coscienza popolare statunitense (se già non lo ha fatto), come se fosse stato buttato attraverso il buco della memoria. Cioè … torniamo alla guerra.
Ma la verità è che non si può dire che il video rifletta poche mele marce. Anzi, l’incidente è illustrativo di un sistema di militarismo imperiale degli USA che è marcio fino al midollo. Perché, per disprezzabili che siano gli atti del video, non sono in alcun modo delle aberrazioni.
Come è venuto da poco alla luce, l’anno scorso, i soldati statunitensi hanno veramente “cacciato” civili afgani per sport. Come ha informato, con orribili dettagli, Rolling Stone, l’ “équipe di assassinio” USA non solo ha assassinato civili, ma anche ha conservato come trofei le loro dita amputate, i denti, e frammenti dei crani.
Ad un livello molto più sistematico, gli USA sparano anche in questo istante missili Hellfire dalla loro crescente flotta di droni Predator, spargono terrore e morte dall’alto su una quantità sconosciuta di civili afgani e pachistani.
E non dimentichiamo lo scandalo delle torture ad Abu Ghraib in Iraq, nonostante esista una quantità sconosciuta di atrocità simili che sono state commesse nella rete di siti nascosti degli Stati Uniti e in prigioni segrete in giro per il mondo.
Bisogna segnalare che una simile barbarie delle forze armate degli USA non è stata limitata agli afgani. Solo l’anno scorso, due soldati cino-statunitensi furono spinti a togliersi la vita mentre erano in servizio in Afganistan, dopo aver sofferto una persecuzione di stampo razziale da parte di altri soldati dell’esercito.
Nonostante tutto, se ci concentriamo su incidenti simili – per numerosi e orribili che siano – corriamo il rischio di oscurare i crimini più grandi e fondanti che sono successi nell’ultimo decennio di “guerra al terrore” degli USA. Come ha fatto notare l’ex Marine statunitense Ross Caputi, i crimini mostrati nell’ultimo video impallidiscono a confronto delle atrocità statunitensi con molte più conseguenze. Come ha scritto su The Guardian Caputi, che ha combattuto a Falluja in Iraq nel 2005: “Ho visto marines che rubavano dalle tasche dei combattenti della resistenza e saccheggiavano case. Ho informazioni di prima mano di marines che hanno mutilato i corpi dei morti, di un marine che ha assassinato un civile, di un altro che ha tagliato la gola ad una bimba… la mia condotta e quella degli altri della mia unità sono state indegne quanto quelle di quei marines che hanno orinato sui cadaveri”.
Certo si può trovare di più facendo ricerche su Falluja e sulle guerre parallele in Afganistan e Iraq. Bisogna ricordare che tutte e due furono lanciate trasformando in un atto di guerra gli atti criminali dell’11 dicembre 2001. L’insaziabile complesso militare-industriale degli USA ha approfittato di questa dichiarazione di guerra senza che si notasse la differenza per alimentarsi ancor più, realizzando obiettivi geopolitici strategici esistenti da tempo.
Quindi, pisciare sui cadaveri è solo un sottoprodotto di quella calcolata decisione di ricorrere alla guerra. Dopo tutto in guerra si arriva a disumanizzare i nemici. Come ha scritto Sebastian Junger sul Washington Post: “E’ possibile che, come società, ci disgusti vedere marines statunitensi che orinano sui combattenti talebani morti (in realtà non si sa se quelli che appaiono nel video fossero combattenti o civili), ma rimaniamo stranamente imperterriti davanti al fatto che, presumibilmente, quegli stessi marines avevano appena finito di scaricare proiettili di grande calibro nel petto dei combattenti. I soldati statunitensi non sono ciechi davanti a questa ironia. Hanno molto chiaro il fatto che la società li allena ad uccidere, gli ordina di uccidere e poi nega qualsiasi fatto che suggerisca che hanno disumanizzato il nemico che hanno ucciso”.
In realtà, in un conflitto – nonostante le affermazioni di civiltà e professionalità che vengono dai responsabili militari USA – il sadismo non solo appare minacciosamente, ma prolifera. Come ha scritto Chris Hedges nel suo libro War is the Force Which Gives Us Meaning (La guerra è la forza che ci sa senso): “In guerra quelli che hanno abbandonato la loro umanità, che hanno tradito i loro vicino e amici, che hanno voltato le spalle alla loro famiglia, che hanno rubato, ingannato, ucciso e schiacciato deboli e infermi sono, spesso, quelli che ne sono usciti vivi”.
Non lasciamo quindi che ci inganni la buffonesca dimostrazione di indignazione dei funzionari statunitensi per la profanazione degli afgani morti. Perché il loro disgusto da falsa morale viene solo dalla paura delle cattive relazioni pubbliche che cose simili producono.
La loro vera preoccupazione – e non ci sono dubbi al riguardo - è che simili fatti possano colpire lo sforzo bellico, cioè danneggiare il loro continuo saccheggio e la mattanza del popolo afgano.
E questo è ciò che dovrebbe essere considerato terribilmente deplorevole.
(*) Scrittore statunitense indipendente, vive a Salem, nell’Oregon.
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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