Un incidente diuretico
di Juan Gelman (*); da: pagina12.com.ar; 26.1.2012
Il soldato afgano che venerdì 20 ha ucciso 4 soldati francesi e ferito una dozzina o più – otto sono gravi – non era una recluta dei talebani, come diceva un loro comunicato trionfalista: l’uomo aveva visto il filmato di 40 secondi che qualcuno aveva messo sul blog TMZ che mostra quattro marines che ridono orinando sui cadaveri di presunti nemici. Per il presidente francese Nicolas Sarkozy il fatto pone seri dubbi sull’efficacia dell’addestramento che le truppe NATO danno al nascente esercito afgano e potrebbe avvicinare il ritorno dei 3.600 militari del suo paese stanziati nello stato asiatico.
Questa si può considerare una delle tante profanazioni perpetrate contro gli afgani, talebani o no, prigionieri di Abu Ghraib o assediati a Falluja, da parte delle truppe ONU che hanno anche utilizzato gas velenosi e hanno ucciso talebani e civili allo stesso modo senza alcuna distinzione.
E’ però un sintomo di altra natura: aumenta il numero dei soldati alleati uccisi da quegli stessi che addestrano.
Il molto britannico The Guardian ha pubblicato una lista, senza commenti, di questa specie di guerra interna: il 3 novembre 2009 un poliziotto afgano uccise, dal tetto di una casa, quattro soldati britannici, ne ferì otto e riuscì a fuggire; nel 2010 un soldato afgano assassinò tre britannici nella provincia di Helmand, e un poliziotto uccise altri otto statunitensi durante un addestramento a Nanghar prima di suicidarsi.
Questi incidenti sono andati crescendo nel 2011. Il 18 febbraio un soldato afgano mitragliò tre soldati tedeschi nella provincia di Baghlan; il 27 aprile un pilota esperto delle forze aeree dell’Afganistan sparò contro un gruppo riunito a Kabul, la capitale, uccidendo otto effettivi USA e un contrattista civile prima di essere abbattuto; il 9 novembre le vittime furono tre soldati australiani e il 29 dicembre due militari della Legione Straniera francese. Si stima che il numero totale dei soldati alleati caduti in fatti simili arrivi a 57.
A cosa si deve questa reazione? Attacchi di pazzia? Patriottismo di ritorno? Lo stress post-traumatico del combattimento, come suggeriscono gli specialisti della NATO?
Il Pentagono ha deciso di analizzare le ragioni e queste sono risultate ben diverse. Ad esempio l’estrema arroganza, gli abusi e il “trattamento brutale” che i soldati afgani ricevono dagli istruttori stranieri. Il rapporto stesso definisce di “profonda disonestà intellettuale” l’affermazione del comando della NATO sul fatto che sono estremamente rare le morti di suoi effettivi per mano di soldati o poliziotti afgani.
“Quella dei quattro francesi di venerdì 20 – dice – riflette una crescente sistematica minaccia di omicidi (tra alleati) di una grandezza senza precedenti nella storia militare moderna” (www.guardian.co.uk, 20-1-12). E avverte che il problema è così serio che “sta provocando una crisi di sicurezza e di fiducia tra gli occidentali che addestrano e lavorano con le Forze Afgane di Sicurezza Nazionale”. Gli effettivi tedeschi di Baghlan rifiutano di pattugliare con gli afgani. Ne hanno avuto già abbastanza con tre morti.
Un rapporto dello specialista comportamentale Jeffrey Bordin segnala che la maggioranza di questi “assassinii fratricidi” – così li chiama – sono il prodotto di “una profonda animosità stimolata da conflitti sociali e personali” (www.michaelyon-online.com, 12-5-11). Il dott. Bordin ha intervistato 623 membri delle forze di sicurezza afgane, 215 soldati statunitensi e 30 interpreti afgani che lavorano per loro e ha trovato che il disprezzo e l’incomprensione imperano allo stesso modo tra addestratori e addestrati. Sottolinea che si tratta di una “crisi di incompatibilità culturale”, ma il problema pone altre complessità.
“I soldati USA non ascoltano, sono troppo violenti, imprudenti, intrusivi, superbi, profani, approfittatori che si nascondono dietro una tecnologia d’avanguardia … quando uno di loro cade, pagano i civili” sono state alcune delle opinioni dei soldati afgani intervistati. L’altra parte non è stata da meno: “i soldati afgani sono codardi, incompetenti, ottusi, ladri, compiacenti, fannulloni, drogati, traditori e assassini” hanno detto i soldati statunitensi. Né il governo Karzai, né i comandi NATO sono riusciti a frenare tale ostilità.
Questa situazione potrebbe avere conseguenze politiche non di poco conto. La Casa Bianca e i suoi alleati tentennano sulla decisione di abbandonare l’Afganistan con una popolazione civile carica di odio per gli occupanti e forze di sicurezza permeate dallo stesso sentimento.
La creazione di un esercito operativo contro i talebani è la base fondante del proposito di Obama, tante volte ripetuto, di ritirare le sue truppe alla fine del 2014. Lo farà?
(*) Poeta e scrittore argentino.
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria)
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