Un’altra scena dantesca della Chernobyl giapponese al rallentatore
di Salvador Lòpez Arnal (*); da: rebelion.org
Nonostante il tentativo dell’industria nucleare – e dei suoi vicini e collaboratori – di spingere e propagare la resurrezione del nucleare, la strada non sarà un tappeto di fiori, senza resistenza popolare e canti di allegria e fiducia.
Gli scienziati onesti di solito non sono indovini ma possono fare e fanno predizioni che si avverano o definire scenari probabili con dettagli più o meno precisi. Il grande scienziato franco-barcellonese, repubblicano e internazionalista, Eduard Rodrìguez Farré ha centrato in pieno il bersaglio questa volta – e di solito lo fa sui temi del nucleare (e del non nucleare). E lo ha detto e anche scritto, pochissimi giorni dopo l’ecatombe nucleare giapponese: Fukushima è e sarà una Chernobyl al rallentatore .
Vediamo allora una delle ultime scene di questa Chernobyl giapponese. “Ci sono alcune faglie attive nell’area della centrale nucleare, e i nostri risultati mostrano l’esistenza di anomalie strutturali simili sia nella zona di Iwaki che nell’area della centrale di Fukushima Daiichi. Se teniamo conto che c’è stato un grande terremoto a Iwaki non molto tempo fa, crediamo sia possibile che si produca un terremoto di forza simile a Fukushima”, ha assicurato Dapeng Zhao, professore di geofisica all’Università Tohoku e direttore dell’équipe che la realizzato lo studio pubblicato sulla rivista della Società Europea di Geoscienza , Solid Earth.
In effetti, lo scorso 14 febbraio è stato registrato un terremoto in quella zona del Giappone di magnetudo 6,2 che si è sentito in tutta la regione di Fukushima.
Secondo le autorità giapponesi, naturalmente, il terremoto non ha provocato alcun contrattempo nella centrale danneggiata. Può essere … o può non essere. Chi, a questo punto, può fidarsi delle informazioni della TEPCO (1) o del governo giapponese?
Secondo la ricerca, realizzata “a partire dallo studio di 6.000 terremoti nella zona” provocati “da un movimento ascendente di fluidi magmatici spinti dalla placca del Pacifico che possono generare pressioni sulla faglia, il sisma che ha provocato il catastrofico tsunami di magnetudo 9,0 o l’altro successivo di 7,0 a Iwaki (4), segnano il percorso di una nuova faglia che si sarebbe aperta sotto Fukushima”. Né più né meno.
Le autorità giapponesi, si segnala nel rapporto, devono o dovrebbero assicurare “la stabilità della centrale atomica deteriorata per evitare maggiori preoccupazioni nel futuro per la sua delicata situazione sismologica attuale”.
Un’ altra delle singolari esternazioni dell’industria nucleare: sicura? Il terremoto del marzo 2011 ha assestato un colpo devastante all’installazione nucleare e può “aver favorito il fatto che, a partire da quel momento, sia molto più esposta al rischio di essere colpita, sotto il terreno, da un nuovo sisma devastante”. E’ questo il problema essenziale, con questo si deve fare i conti.
I ricercatori riconoscono che non si può prevedere quando potrebbe prodursi un terremoto grave, e neppure sono indovini, ma “assicurano che i loro risultati dovrebbero essere presi in considerazione non solo per la centrale di Fukushima Daiichi, ma per le prove di resistenza di altre centrali vicine, come Fukushima Daini, Onagawa e Tokai”. Anche su questo bisogna far conto.
Quale risultato si può dedurre da queste prove? Bisognerà vedere. Potenziare il nucleare, esportarlo persino, come sembra che il Giappone – cioè le multinazionali e il governo – sembra stiano facendo? Non sembra che tiri aria in questo senso.
Per il resto questa non sarà probabilmente, l’ultima scena dantesca che ci presenterà la Chernobyl giapponese. Il film dell’orrore continua. Al rallentatore … e con molti colori.
Note:
(1) Società privata che gestisce le centrali nucleari giapponesi.
(2) Il terremoto di magnetudo 7 a Iwaki è diventato la più grande replica registrata del terremoto del marzo 2011, con epicentro sulla terraferma. Ha avuto luogo a 60 km. a sud-est di Fukushima.
(*) Scrittore e professore di matematica all’UNED (Università Nazionale di Educazione) di Madrid.
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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