La banca d’affari statunitense truccò i conti di Atene
Il grande trucco che Goldman Sachs ha fatto in Grecia
di Eduardo Febbro; da: pagina12.com.ar; 13.3.2012
Ci sono società che rubano in nome della corona imperiale per cui lavorano senza che non gli succeda mai niente. Goldman Sachs è una di queste.
La banca d’affari nordamericana riempì le sue casse con un bottino di 600 milioni di euro (800 milioni di dollari) quando aiutò la Grecia a truccare i suoi conti affinché il paese raggiungesse i requisiti per entrare nell’Euro, la moneta unica europea.
L’informazione non è nuova ma finora non si conoscevano i dettagli più truculenti del meccanismo con il quale Goldman Sachs ingannò tutti i governi europei che partecipavano alla creazione della moneta unica e di come ha evitato in seguito di risponderne davanti alla legge.
La portabandiera dell’oligarchia finanziaria ha operato protetta da solide complicità in seno alle istituzioni bancarie europee e al potere politico, che hanno fatto tutto quello che era in loro potere per impedire qualsiasi indagine.
Due dei protagonisti di questa mega-truffa hanno parlato per la prima volta delle transazioni segrete attraverso cui Atene nascose l’enormità del suo debito.
Si tratta di Christoforos Sardelis, capo dell’ufficio di gestione del debito greco tra il 1999 e il 2004, e di Spyros Papanicolaou, l’uomo che l’ha sostituito fino al 1020.
Il risultato dell’operazione è una gigantesca truffa che fece del presunto salvatore – in questo caso Goldman Sachs – l’agente dell’affondamento della Grecia e di buona parte d’Europa.
Se si tengono in conto solo le banche francesi, l’avventura greca è costata loro 7.000 milioni di euro: BNP Paribas ha perso 3,2 mila milioni, il Crédit Agricole 1,3 mila milioni, la Société Générale 892 milioni, BPCE 921 milioni e il Crédit Mutuel 359 milioni. Questo è quanto è costato solo al sistema bancario francese: i popoli hanno pagato e pagheranno in sacrifici e privazioni molto più di questo.
Il meccanismo finanziario è stato astuto. Il trattato di Maastricht dell’Unione Europea fissava rigidi requisiti per entrare nell’euro: nessun membro della Zona Euro poteva avere un debito superiore al 60 per cento del PIL e i deficit pubblici non potevano superare il 3 per cento.
Nel giugno 2000, per nascondere il peso gigantesco del debito greco che arrivava al 103 per cento del suo PIL e ottenere così la qualificazione della Grecia per l’entrata nell’euro, Goldman Sachs ideò un piano: trasportò il debito greco da una moneta all’altra. La transazione consisteva nel cambiare il debito - che era “denominato” in dollari e in yen – in euro, ma in base ad un tasso di cambio fittizio. In questo modo l’indebitamento greco si ridusse del 2 per cento e, così, la Grecia potè rispettare i criteri fissati dal trattato di Maastricht per entrare nell’euro.
Un piccolo dettaglio venne a complicare la truffa: Goldman Sachs stipulò un contratto con la Grecia attraverso il quale nascose il pasticcio sotto quello che si chiama SWAP, un contratto di cambio per i flussi finanziari che equivale ad una specie di credito. Questo schema fraudolento ha fatto sì che, in base ai cosiddetti “prodotti derivati” implicati nell’operazione, in soli quattro anni il debito contratto dalla Grecia con Goldman Sachs passasse da 2,8 mila milioni di euro a 5,1 mila milioni.
Due giornalisti dell’agenzia Bloomberg, Nick Dunbar e Elisa Martinuzzi, hanno fatto una paziente inchiesta, alla fine della quale hanno messo a nudo questo oscuro meccanismo.
Come ha spiegato ai giornalisti il capo dell’ufficio di gestione del debito greco tra il 1999 e il 2004, Christoforos Sardelis, in quel momento l’architettura della proposta di Goldman Sachs sfuggì loro di mano. Poi, dice Sardelis, l’11 settembre e una cattiva decisione delle banche seminarono il seme del disastro attuale.
La conclusione dell’inchiesta è schiacciante: la Grecia e Goldman Sachs hanno ipotecato il futuro del popolo greco e hanno piazzato una bomba a tempo che, dieci anni più tardi, sarebbe scoppiata fra le mani dell’intera società.
In materia di grandi truffe organizzate dalle banche d’investimento, l’impunità è la regola. Nessuno è stato, né sarà, condannato.
Christoforos Sardelis ha affermato che “l’accordo con Goldman Sachs è una storia molto sexy tra due peccatori”. Goldman Sachs ha tratto succosi profitti da questo truce affare. Tuttavia la banca d’affari nordamericana, nel difendersi, dice di non aver fatto nulla di illegale, che quanto ha fatto rispettava alla lettera le direttive di Eurostat, l’organismo europeo di statistica. Eurostat dice che prese coscienza dei livelli di indebitamento della Grecia solo nel 2010.
La difesa sembra povera perché le prime denunce sulla truffa dei conti greci e sul ruolo giocato da Goldman Sachs datano al 2003. In un rapporto del 2004 Eurostat ha scritto: “falsificazione generalizzata dei dati sul deficit e sul debito da parte delle autorità greche”.
Grazie alle complicità dell’organismo finanziario nordamericano e di varie istituzioni e personalità europee, la Grecia ha potuto nascondere per anni il “pacchetto” nascosto del suo debito. Nel 1020 Jean Claude Trichet, allora presidente della Banca Centrale Europea (BCE), rifiutò di consegnare i documenti richiesti per conoscere l’ampiezza della verità.
Succede che, nel mezzo di questa grande menzogna, c’è un personaggio che oggi è centrale: si tratta di Mario Draghi, l’attuale presidente della BCE e grande sostenitore del concetto di finirla una volta per tutte con il modello sociale europeo. Draghi è un uomo di Galdman Sachs. Tra il 2002 e il 2005 è stato vicepresidente di Goldman Sachs per l’Europa e, di conseguenza, era al corrente della falsificazione dei dati sulle finanze pubbliche greche. E’ stata la sua stessa banca a operare la falsificazione.
Il liberismo premia molto bene i suoi soldati. Per due anni, la Banca Centrale Europea e le lobbies politiche hanno usato tutti i trucchi possibili e immaginabili per proteggere Draghi e non permettere che si portassero a termine indagini sulle irregolarità commesse in Grecia. Le Commissioni del Parlamento europeo designate a indagare su questa mega-truffa si sono sistematicamente scontrate con la rete che proteggeva il segreto.
Tutti conoscono la conclusione finale di questa complicità tra le oligarchie finanziarie: quasi un intero continente immerso nella crisi del debito; un paese, la Grecia, spogliato e in ginocchio; recessioni, licenziamenti di massa, perdita del potere d’acquisto per i lavoratori, ristrutturazioni, sacrificio dei benefici sociali, piani di tagli e miseria.
Intanto i 600 milioni che Goldman Sachs ha guadagnato con questa truffa continuano a dare frutti nella scommessa suicida che il capitale fa nel proprio interesse contro l’umanità.
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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