Il “Santo” liberatore, il Comandante e il Barnum dei pennivendoli
La visita del “pastore tedesco” a Cuba
Diceva un famoso “Leone”, che non era un papa e neppure un rivoluzionario ma il compassato Tolstoj di Guerra e Pace che “l'arma più potente dell'ignoranza è la diffusione di materiale stampato”.
Certo uno sciupìo l'utilizzo di una citazione di tal fatta a compendio delle scempiaggini e della cialtroneria di cui hanno dato prova i media italiani all'indomani della visita papale a Cuba. Ma
come porre diversamente un freno al grottesco dei nostri gaudenti italici pennivendoli? Come commentare titoli quali: il Papa, che parte per il Messico, ma è a Cuba che è attesissimo (già, perchè
è lì che va come “liberatore”!?, come già si disse del suo predecessore polacco); il grande segreto, vedrà il malatissimo Fidel? (ma non era morto?!); qui siamo davanti al Palazzo della
Rivoluzione dove sta Fidel (i nostri inviati evidentemente non capiscono lo spagnolo e traducono Plaza de la Revolución con il Palazzo... che semplicemente non esiste e tanto meno ci vive
Fidel).
Oltre 800 giornalisti accreditati, inclusi i non pochi italiani. Nessuno sembra essersi accorto dell'enorme differenza fra Messico e Cuba. Ad esempio sulla gestione dell'ordine pubblico. Eppure i
blog indipendenti sono saturi di immagini della repressione manu militari messa in campo per l'occasione (ma non solo per quella) dalla polizia e dall'esercito messicano. Chi ha mai visto a Cuba
polizia ed esercito smitragliare per le strade? Non una parola.
Dal Messico si riferisce solo che il Papa “ama i bambini” (non una frase particolarmente felice visti i noti eventi); per Cuba invece la cantilena è ” libertà e detenuti”.
Finalmente Ratzinger tocca terra cubana e comincia a parlare. E parlano anche le autorità di Governo cubane. Queste ultime però sono inspiegabilmente colpite da afasia sui monitor dei nostri
telegiornali. Si vedono sui palchi, sorridenti, vestiti passabilmente bene. Eternamente muti.Certo, alla nostra stampa libera e democratica quel che dice Raúl Castro non piace, è poco
commestibile, non si può riferire al mondo, non quadra con il mostro, non quadra con “il regime”.E che diavolo dirà mai Raúl Castro?(dal discorso di benvenuto al Papa, aeroporto di Santiago de
Cuba)“Abbiamo affrontato molte carenze, ma non ci è mai mancato il senso del dovere di condividere con chi ha meno”, ed ha segnalato le decine di migliaia di medici che l’Isola forma perchè altri
popoli abbiano i propri medici.“Abbiamo reso o migliorato la vista a 2.2 milioni di persone indigenti e 5.8 milioni di analfabeti hanno imparato a leggere e scrivere”.(...)“L’acqua e il cibo
saranno, dopo gli idrocarburi, la causa della prossima guerra dei depredatori”, ed ha sottolineato che si potrebbe eliminare la miseria con le risorse destinate alla produzione di armi
letali.(...)“Invece della solidarietà si generalizza una crisi sistematica, provocata dal consumo irrazionale nelle società opulente, dove un’infima parte accumula ricchezze, mentre crescono i
poveri, gli affamati, i malati senza cure e gli abbandonati.Gli indignati non sopportano più l’ingiustizia, e soprattutto tra i giovani cresce la mancanza di fiducia nei modelli sociali e
ideologici che distruggono i valori spirituali e producono esclusione ed egoismo”.
Certo, si obbietterà, solito discorso vetero-marxista da bolsa parata. Vediamo allora cosa ha detto Ratzinger, assurto al ruolo di campione dell'Occidente, nella duplice veste temporale e
materiale come ai bei tempi delle sanguinose scampagnate in terra santa. Il Papa che, come i nostri liberi e democratici giornalisti da giorni annunciavano, doveva parlare di detenuti, sulla
falsa-riga di un copione patrocinato dal Dipartimento di Stato USA di concerto con quei bravi ragazzi della mafia di Miami.E che dice il Papa?“Porto nel mio cuore le giuste aspirazioni e i
legittimi desideri di tutti i cubani, dovunque si trovino, le loro sofferenze e gioie, le loro preoccupazioni e gli aneliti più nobili, in modo speciale dei giovani e degli anziani, degli
adolescenti e dei bambini, degli infermi e dei lavoratori, dei detenuti e dei loro familiari, così come dei poveri e bisognosi.Molte parti del mondo vivono oggi un momento di particolare
difficoltà economica, che non pochi concordano nel situare in una profonda crisi di tipo spirituale e morale, che ha lasciato l’uomo senza valori e indifeso di fronte all’ambizione e all’egoismo
di certi poteri che non tengono conto del bene autentico delle persone e delle famiglie. Non si può proseguire a lungo nella stessa direzione culturale e morale che ha causato la dolorosa
situazione che tanti sperimentano. Al contrario, il vero progresso necessita di un’etica che collochi al centro la persona umana.”
Ops!!! Ricordate quel delizioso giochetto della settimana enigmistica (uno dei pochi organi di stampa ancora degno di questo nome) “trova le differenze?” Non certo nelle parole. Allora, forse, la
differenza si cela dietro cosa queste parole dovrebbero innescare.
In questa direzione o, meglio, contro l'ipotesi che una lettura neppure troppo partigiana scorge nelle parole del Papa si inserisce un'altra dichiarazione che, ovviamente, non ha trovato spazio
nelle cronache dell'evento:
“Diffidiamo di tutte le ingerenze straniere nei nostri temi interni e ci sentiamo impegnati nella costruzione d’una Repubblica prospera e partecipativa per tutti e per il bene di tutti, come
voleva José Martí”
Eccola lì, direte, la “velina di regime”. Peccato che questa citazione venga dal discorso di saluto al Papa pronunciato da Dionisio Guillermo García Ibáñez presidente della Conferenza dei Vescovi
cattolici di Cuba. Che dire? Chi meglio di un prete conosce il rischio dei suoi scherzi?
Alla fine, a L’Avana, il Papa ha inteso chiarire cos’è questa “libertà religiosa”, forse ignorando che a Cuba alcuni religiosi siedono in Parlamento e le chiese fanno regolare servizio. Bhe,
fingendo di ignorare, diciamo meglio.
Dice il Papa che vogliono contribuire a migliorare la società cubana e quindi per libertà, come al solito, s’intende libertà d’impresa, cioè, in questo caso, scuole della curia, giornali del
Vaticano, etc..., insomma, come ai tempi d'oro di Batista.
Tanto rumore per nulla, verrebbe da chiosare: un Papa che si traveste da commesso viaggiatore della democrazia all'occidentale è uno spettacolo già visto e al limite dello stucchevole. In questo
senso appare assolutamente congrua la prestazione da Minculpop dei nostri pennivendoli: a scrivere di minestre riscaldate basta chi di quello si nutre.
Per il resto, in tema di libertà e diritti civili è consigliabile non attingere dall'esperienza di chi, per duemila anni, si è distinto più per la loro repressione che per la loro salvaguardia.
Se volete conoscere Cuba e il suo meraviglioso popolo non vi aspettate un buon servizio da chi ve la dovrebbe raccontare; sono gli stessi che all'epoca dell'Apartheid probabilmente riempivano le
cronache sulle bellezze naturali del Sud Africa. Andateci e basta. Con la curiosità ed il rispetto per un popolo che, piaccia o meno, da oltre 50 anni conduce un esperimento unico e che non ha
bisogno di “maestri”. Specie se cattivi.
Un ultima curiosità a post scriptum.Casualmente, negli stessi giorni della visita papale è arrivata a Cuba la signora Margaret Chan, direttore generale della Organizzazione Mondiale Sanità (OMS).
Prima del suo arrivo, il subdirettore generale OMS, Anarfi Asamoa-Baah, aveva dichiarato che Cuba ha molto da insegnare e che i livelli della sanità per il suo popolo e per il mondo sono molto
alti, tanto più se si considerano i limiti imposti dal blocco statunitense. La signora Chan non era attesa dalla nube di cineoperatori che la scorsa domenica nell’assoluta tranquillità delle
strade de L’Avana- misurava ogni sospiro delle cosiddette “Damas de blanco” che come provano documenti rivelati da Wikileaks e censurati dalle grandi agenzie stampa, sono pagate dal Governo
nordamericano per legittimare la sua politica di aggressioni e blocco contro Cuba.Le parole dei dirigenti della OMS, che tanto hanno a che vedere con il benessere attuale e futuro di miliardi di
esseri umani nel pianeta, sono state ignorate dai grandi media più interessati allo “sbatti il mostro in prima pagina”.
Buona vita, io torno al mio “Guerra e Pace”.
Spartaco Codevilla
Circolo Celia Sanchez - Nord MilanoAssociazione Nazionale di AmiciziaItalia Cuba.
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