ADDIO COMANDANTE TOMAS BORGE

Nella notte del 30 aprile è morto a Managua Tomàs Borge Martinez, poeta e guerrigliero, l’ultimo dei fondatori del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale ancora in vita. Il governo nicaraguense ha sospeso i festeggiamenti per il 1° maggio e decretato tre giorni di lutto nazionale. Mentre migliaia e migliaia di nicaraguensi gli rendono omaggio, Tomàs Borge sarà sepolto giovedì prossimo nel mausoleo di piazza della Rivoluzione, a fianco del capo della rivoluzione sandinista Carlos Fonseca Amador.

Noi abbiamo avuto l’onore di conoscerlo negli anni ‘90, nel corso di un suo viaggio in Italia (durante il movimento dei Consigli di Fabbrica). Riuscimmo a farlo parlare - nonostante le titubanze di una parte della direzione dell’assemblea - in una affollatissima assemblea sindacale, al Teatro Odeon di Milano e la platea di lavoratori gli tributò una vera ovazione.

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

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Tomàs Borge: gli eroi muoiono all’ora giusta

di Milson Salgado; da: rebelion.org; 1.5.2012

 

Gli eroi hanno l’onore di nascere quando si ha bisogno di loro e di morire quando è giusto. Gli elogi, che saranno molti, circoleranno oggi nelle strade di Managua, nel giorno dei lavoratori, per onorare uno dei migliori uomini che la Rivoluzione Sandinista ha partorito, perché costruire il processo inseguendo un’utopia storica ha come determinatore la liberazione dell’uomo dalle sue miserie umane.

Tomàs è sempre stato là, fece parte dei giovani idealisti che fondarono il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale in una triste e clandestina casa di Tegucigalpa. Là stava Carlos Fonseca, là Silvio Mayorga, là stavano coraggiosi uomini honduregni che appoggiarono la rivoluzione.

 

 

Uno si ricorda di Sandino e gli torna in mente come il comandante Tomàs Borge, in una delle sue frequenti fughe dalla guardia somozista, arrivò scalzo nella sede di un importante giornale di Tegucigalpa e fu intervistato da uno dei giornalisti più laureati dell’Honduras e che faceva parte del Partito Comunista dell’Honduras, Ramòn Amaya Amador. Da allora in poi il suo nome e il suo viso ci divennero familiari, ancor di più quando le autorità honduregne vigilavano le frontiere pensando che attraverso le dogane si esportavano rivoluzioni, e fu lui a dire seccamente al governo conservatore di Suazo Cordova che i buoni esempi superano i controlli di frontiera.

L’iconografia della rivoluzione non potrà mai dimenticare questo viso fermo, forgiato nelle carcere infraumane della dittatura somozista, e neppure quell’uniforme verde oliva con i filetti rossi che dava un’identità immaginaria a quegli uomini nuovi del Nicaragua.

 

La storia dell’intervento statunitense la conosciamo fin nei più piccoli dettagli, compresi i montaggi con cui vollero mascherare la realtà con tutti gli andirivieni della dialettica e dei paradossi con cui la storia si muove con, e al margine, del protagonismo umano. Ed esattamente là stava Tomàs Borge, sacrificando la sua vita e le sue piccole complicazioni umane per partorire il Nicaragua che oggi dà esempi di solidarietà umana.

 

Buon viaggio Comandante Borge, perché la rivoluzione non conosce pause!

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Il futuro

 

Il futuro, fratello, viene

Sarà giusto, vero

senza intrusi,

disinibito, i suoi pugni

onorati saluteranno

le tentazioni

delle sei di mattina

La nostra creta sarà vuota

di traditori

I bambini non saranno speciali

solo unici

Ci saranno nella terra grani di mais

immortali, eloquenti; sogni ci saranno,

come fossero rotaie ampie, veloci, allegre

masticheremo metafore e

pani benedetti.

Il futuro viene, fratello,

si avvicina piano.. ma viene …..

 

Tomàs Borge Martinez

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