La favola della rana e il Medio Oriente: ossia, come ci stanno scaldando l’acqua
di Cristian Joel Sànchez (*); da: surysur.net; 23/7/2012
E’ un fatto reale, indiscutibile, che anche i cambiamenti graduali che accadono nella storia hanno la stessa caratteristica anestetica che sono prodotti negli esseri umani come individui quei fenomeni che entrano dalla porta di dietro, silenziosi, e che – in modo astuto - rimangono mascherati finché la loro presa di coscienza arriva troppo tardi.
Mi spiego. C’è una storiella molto saggia che dice che se mettete una rana in una pentola con acqua fredda, e poi cominciate a riscaldarla gradualmente, la rana non si muoverà fino a che morirà senza rendersi conto del pericolo che stava correndo. Ma se mettete la stessa rana in una pentola con acqua bollente, la rana immediatamente salterà terrorizzata fuori dalla pentola.
Saggia morale che, disgraziatamente, viene presa raramente in considerazione dagli individui e dalla storia che, in ultimi termine, è fatta, a volte con cattivi risultati, anche dagli uomini. Ad esempio, ciò successe con il nazismo. Esso crebbe come il cancro umano, ai cui sintomi non si fa caso finché non è troppo tardi.
Attorno al nazismo stavano, naturalmente, i suoi sostenitori, ai quali i suoi fini erano perfettamente chiari. Ma, facendo finta di non vedere, ci stava anche tutto il sistema capitalistico che assicurava che “quei simpatici ragazzi” vestiti di grigio gli avrebbero tolto le castagne dal fuoco per quello che riguardava quei molesti marxisti, quei comunisti e socialisti che nell’Europa dell’anteguerra rendevano amari i suoi interessi aizzando la classe operaia, che doveva assicurare con la sua miseria i guadagni della grande borghesia.
Si sbagliavano. E l’errore, il non accorgersi che l’acqua si stava riscaldando lentamente, il capire troppo tardi che il nazismo attanagliava già mezzo pianeta, costò al mondo più di 50 milioni di morti grazie a quegli assassini guardati allora con dubbiosa tolleranza.
A questa dura esperienza seguì la Guerra fredda, quella delle due potenze, dove l’acqua bolliva paradossalmente a grosse bolle, sul punto di calcinare non solo l’Europa ma tutto il nostro tribolato pianeta.
A quel tempo gli statunitensi, come la rana della nostra favola, cercavano di buttare in quella pentola bollente nazioni e continenti interi, come il Vietnam, Cuba, l’Africa impoverita e discriminata, il Medio Oriente che emergeva come potenza petrolifera e ambita dal grande capitale. Ma il momento storico rovente fece sì che queste ranocchie saltassero fuori dalla pentola accompagnate dalla solidarietà di tutto il mondo, con una URSS potente che mostrava i denti alla prepotenza yankee dall’est del mondo.
Questo terminò con la lamentevole fine del progressismo e l’acqua finì per raffreddarsi nel modo che tutto il mondo conosce. Ma, da allora e fino ai nostri giorni, gestita con un’astuzia invidiabile, l’avanzata del capitalismo mondiale e della sua coorte politico-militare è riuscita ad anestetizzare l’opinione dei popoli del mondo con la sua politica di salvatrice della democrazia.
Come nelle Crociate del Medioevo, vanno decapitando eretici il cui peccato principale non è la repressione dei loro popoli, scelta come lodevole scusa per aggredirli direttamente o indirettamente, ma “liberarli” da quei “detestabili” tirannelli che avevano impedito per decenni che i saccheggiatori della ricchezza mondiale mettessero piede nelle loro rispettive nazioni.
Internamente, e alla testa dei movimenti di “liberazione”, si muove un branco di mercenari appoggiati logisticamente dal migliore e più sofisticato arsenale della CIA, del Mossad israeliano, oltre all’apparato sedizioso di sua maestà britannica, e alla politica ipocrita della Francia, che non cambierà nonostante Hollande.
L’aspetto più geniale della manovra non è far passare questi sbirri per martiri della repressione dei governi che attaccano, mentre conquistano città dopo città minacciando persino le capitali, nonostante siano povere “vittime disarmate”, ma convincere Lei, caro lettore, che essi hanno ciò che Unamuno chiamava “la ragione e il diritto nella lotta”,convincerLa che quei popoli anelano, e muoiono per, vivere la sacrosanta libertà dell’occidente, la libertà di attraversare il marciapiede di fronte per prendersi una Coca Cola dopo aver mangiato il più favoloso panino di topo che gli offre il democratico Mac-Donald’s.
Quando l’acqua raggiungerà i gradi sufficienti, svegliarsi sarà già troppo tardi, troppo tardi perché saranno caduti in mano al grande capitale neoliberista e globalizzato – uno a uno – tutti i paesi che fino a trent’anni fa erano un esempio che l’imperialismo poteva essere sconfitto con la forza dei popoli, che lo si poteva sconfiggere anche militarmente come aveva dimostrato l‘eroismo del popolo vietnamita, o con la forza della solidarietà come aveva mostrato la sopravvivenza di Cuba a due passi dal colosso imperialista.
Io Le chiedo, mio lettore onorato e credulone, sarebbe disposto Lei, come ha fatto suo padre per il Vietnam o forse suo nonno per la Spagna repubblicana, a scendere in strada per difendere la sovranità o il diritto all’autodeterminazione della Siria, assediata oggi dagli stessi mercenari del nord, minacciata dalla NATO che ha raso al suolo la Libia, che ha massacrato l’Iraq, che tiene nel mirino, un passo dopo l’altro come negli scacchi, il suo obiettivo principale, quel duro osso da rodere che è l’Iran?
Insisto: marcerebbe Lei per appoggiare la Siria per i più di cento chilometri tra Santiago e Valparaìso come fece la gioventù dei miei tempi appoggiando la grande battaglia che il Vietnam combatteva contro l’aggressione armata degli Stati Uniti e dei suoi alleati?
Il meno che Lei potrà dire è che questo giornalista è diventato pazzo. Marciare per la Siria, cioè per Bashar al Assad, aver marciato per la Libia, cioè per Gheddafi quando ancora era tempo, o per l’Iraq con il suo despota tiranno Hussein che minacciava tutti i giorni l’occidente e il suo braccia armato Israele?
La sua risposta sarà che forse questo scrittore non sa – come ci hanno dimostrato in tutti questi anni, martellando da tutti i media mondiali che possiedono – che tutti questi erano e sono demoni distruttori, odiati dai loro popoli, corrotti, saccheggiatori delle ricchezze nazionali; in altre parole ci stanno scaldando lentamente l’acqua il cui calore ci riempie ancora di un gradevole calduccio soporifero da cui sarebbe molto stupido svegliarsi.
Per finire, qualcosa che ci tocca molto da vicino.
Proprio la stessa strategia, gli stessi passi felpati, gli stessi gradi centigradi sono quelli che si stanno oggi preparando con la pazienza di Giobbe contro il Venezuela.
Cosa sa Lei di Chàvez? Sa quale formidabile progresso hanno avuto le masse impoverite venezuelane negli anni del regime bolivariano? Se nei suoi canali TV programmati non ha Telesur, che è l’unica oasi informativa in mezzo al mare di spazzatura che ci attornia, è molto difficile che Lei lo sappia.
Invece l’hanno preparata delicatamente - goccia a goccia, quasi subliminalmente - perché Lei respiri sollevato quando appariranno gli stessi “eroi” che assediano il Medio Oriente ad aggredire con le armi della CIA il popolo di Bolìvar, e Lei respirerà ancor più sollevato quando la NATO, sempre generosa e capace di sacrificio, arriverà in aiuto ai “liberatori” del Venezuela.
Allora tutte le ricchezze nazionalizzate da Chàvez, soprattutto l’immenso patrimonio petrolifero oggi in potere dello Stato e che è servito per il benessere del popolo, torneranno nelle mani dell’impero. Questo non avrà importanza perché, come ha detto il servo nero - installatosi alla Casa Bianca frustrando le speranze mondiali - quando hanno assassinato il leader di Al Qaeda: “Oggi è un grande giorno per gli USA. Il mondo è migliore e più sicuro grazie alla morte di Bin Laden”.
Grazie anche per la morte di Hussein, di Gheddafi e, forse, domani, di Bashar al Assad, di Ahmadinejad e di Hugo Chàvez, che hanno tutti osato opporsi al potere del capitale mondiale
Per questo, amico mio, non si fidi del tepore ingannevole dell’acqua che La circonda. Può essere che La stiano cucinando lentamente …. nel caso Lei non sia già mezzo bollito.
(*) Scrittore cileno.
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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