Goldman Sachs continua ad essere al di sopra della legge
di Martine Orange; da: mediapart.fr/journal; 10.8.2012
E’ una ben strana maniera di segnare il quinto anniversario dall’inizio della crisi finanziaria: Goldman Sachs, la banca che simboleggia tutte le perversioni di Wall Street e del mondo finanziario non verrà disturbata dalla giustizia.
Le autorità federali americane hanno annunciato giovedì 9 agosto di aver chiuso le indagini sul gigante bancario. “Non vi sono solide basi per aprire un procedimento penale contro la banca o i suoi impiegati” ha spiegato il Ministero della Giustizia.
Ma il dossier sembrava nutrito. Trattava del tema più emblematico della crisi: le operazioni della banca sul mercato dei subprimes, i prodotti che sono stati all’origine dello scatenarsi della crisi. Il presidente di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, era anche sospettato di spergiuro per aver mentito sotto giuramento davanti ai senatori americani).
La giustizia americana aveva preso in mano il problema dopo un’inchiesta particolarmente distruttiva di una commissione senatoriale sulle origini della crisi finanziaria. Per diciotto mesi aveva convocato numerosi testimoni, ascoltato i principali responsabili bancari, fatto a pezzetti migliaia di documenti e di messaggi di posta interna. In un lunghissimo rapporto erano state messe a nudo tutte le derive di Wall Street, per finire con una constatazione opprimente: “La crisi non è stato il risultato di una catastrofe naturale, ma dei prodotti finanziari complessi e di alto rischio; di conflitti di interesse mantenuti segreti e del fallimento dei regolatori, delle agenzie di qualificazione e dello stesso mercato per frenare gli eccessi di Wall Street.”.
In questo dossier Goldman Sachs aveva un peso preponderante. I senatori confermavano le rivelazioni della stampa, in particolare quelle di Michael Lewis nel suo libro The Big Short sul ruolo della banca nel mercato ipotecario immobiliare. Insieme a Deutsche Bank, il cui peso è altrettanto fondamentale in questo affare, Goldman Sachs è stata l’attore principale di tutto l’investimento finanziario – CDO, RMBS, CDS (1) – la cui “tossicità” verrà scoperta in seguito. Durante quegli anni d’oro la banca ha emesso, per più di 100 miliardi di dollari, prodotti titolati sul mercato immobiliare.
Massimizzare il profitto
Dal dicembre 2006 Goldman Sachs vede i segni premonitori della catastrofe: le sospensioni dei pagamenti da parte delle famiglie, incapaci di pagare le rate mensili, si moltiplicano. A quella data Goldman Sachs possiede più di 15 miliardi di dollari in subprimes e in prodotti titolati nel suo portafoglio. Viene dato ordine di vendere a qualsiasi prezzo. La banca inventa, in particolare, il fondo Abacus, dove mette una parte dei suoi prodotti tossici, che si appresta a vendere ai suoi clienti. Durante questo periodo, Goldman Sachs specula al ribasso sugli stessi prodotti. La truffa generale è organizzata.
Durante le audizioni i senatori scopriranno l’altra faccia della medaglia: il famoso trader Fabrice Tourre, che si presenta nelle sue mails come un genio della menzogna; i messaggi interni della banca in cui i vari traders usano il termine “topi” per parlare dei loro clienti o di “galline da spennare” nello scandalo del Libor.
Con una faccia afflitta Lloyd Blankfein, che si presentava mesi prima come il banchiere che faceva “l’opera di Dio”, assicurava con la mano sul cuore ai senatori di non essere al corrente di niente, e che gli spiaceva profondamente di queste azioni non conformi alla “cultura della banca”.
Ma l’inchiesta senatoriale proverà che la direzione di Goldman Sachs non poteva non sapere. Dal dicembre 2006 il dipartimento “crediti ipotecari e subprimes” era stato messo sotto l’autorità diretta della direzione generale di Goldman Sachs, che vigilava giorno per giorno sull’evoluzione della situazione. In pochi mesi l’esposizione della banca ai subprimes cade da 15 a 2 miliardi di dollari. In questo periodo le sue posizioni di vendita allo scoperto degli stessi prodotti passano da 1 a 13,6 miliardi di dollari.
Nel novembre 2007 Lloys Blankfein scrive una mail eloquente su questo tema ai principali responsabili della banca: “Non siamo stati immuni al disordine dei subprimes. Ma le nostre perdite sono state ampiamente compensate dai nostri guadagni nelle vendite a rate”.
Quanto al cambiamento del comportamento della banca, ci credono solo gli ingenui.
In una incendiaria lettera di dimissioni, pubblicata sul New York Times, un impiegato riassumeva i “grandi principi” di una Goldman Sachs obnubilata dalla sua stessa ricchezza. “La banca ha cambiato la sua forma di pensare la leadership (…) Oggi, se fai abbastanza soldi per l’impresa, verrai messo in un posto influente” scrive. “Ci sono tre modi veloci per diventare dirigente: a) persuadere i clienti ad investire in titoli o prodotti di cui stai cercando di liberarti perché sono giudicati non abbastanza redditizi; b) portare i tuoi clienti a negoziare prodotti che producano il massimo profitto a Goldman; c) trovarti nel posto in cui il tuo lavoro sia negoziare qualsiasi tipo di prodotto senza liquidità e opaco, con un acronimo di tre lettere”.
Nonostante queste gravi accuse, il Ministero della Giustizia segnala che “è arrivato alla conclusione che le prove a carico per portare avanti un procedimento giudiziario erano insufficienti, tenendo conto della legge e dei fatti, come appaiono attualmente”. In altri termini, la giustizia non ha sufficienti mezzi legali per intraprendere un’azione giudiziaria. Il Ministero sottolinea, tuttavia, di essere disposto a riaprire il dossier se appariranno nuovi elementi.
Nessuno è in prigione
Dato che le buone notizie non vengono mai sole, Goldman Sachs ha saputo, nello stesso giorno, che la SEC – (Security and Exchange Commission), l’autorità sulla Borsa di New York – chiudeva, senza possibilità di riaprirla, un’altra inchiesta sulle sue vendite di prodotti titolati. La banca era accusata di aver venduto altri subprimes nel dicembre 2006, ingannando i suoi clienti. Ma su questo fatto neanche la SEC ha trovato niente da dire.
“Siamo molto contenti di vedere che questo problema è ormai cosa passata” si è rallegrato un portavoce della banca. E come non esserlo?!! Sono sfuggiti a tutto. Goldman Sachs ha dovuto pagare solo una multa di 500 milioni di dollari nel 2009 alla SEC per mettere fine ad un’azione giudiziaria sul suo agire nel campo dei subprimes. L’unica azione, civile, ancora in corso è contro il suo trader Fabrice Tourre.
Numerosi sono stati i commenti sulle pagine web della stampa americana dopo la pubblicazione di queste notizie. Alcuni ricordano con insistenza che Goldman Sachs è un grande donatore nelle campagne presidenziali. Come riconosceva con cinismo un trader della banca, intervistato dalla BBC lo scorso autunno, “Non sono i governi a dirigere il mondo. E’ Goldman Sachs a dirigerlo”, prima di aggiungere che sperava in una recessione “dato che c’è molto da guadagnare in caso di crisi”.
La decisione del Ministero della Giustizia, in ogni caso, è carica di conseguenze. Wall Street continuerà a godere della totale immunità. “Questi annunci sono anche le ultime indicazioni che le inchieste federali sulla crisi finanziaria si indeboliscono mentre si avvicina il tempo della prescrizione” segnala il New York Times. “Dall’inizio della crisi, non c’è nessuno in carcere” si è lamentato Charles Ferguson, realizzatore del documentario Inside Job, in cui svela tutte le infamie di Wall Street.
Gli ultimi fatti, purtroppo, gli danno ragione.
(1) Acronimi di prodotti finanziari basati su prestiti ipotecari.
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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