Sudafrica: massacro di minatori in sciopero, decine di morti e centinaia di feriti.
Il 10 agosto circa 3mila lavoratori della miniera di platino di Marikana, nel nordovest del Sud Africa - gestita dalla società Lonmin, il terzo più grande produttore di platino del mondo - hanno incrociato le braccia nell'ambito di una disputa sui salari. I minatori erano entrati in sciopero rivendicando un aumento salariale del 300%, scontrandosi con i crumiri spalleggiati da un sindacato filo-padronale. I lavoratori delle miniera di platino, che producono ricchezze di cui si appropriano i padroni, vivono in condizioni disumane, in baracche e strutture prive di acqua corrente, e percepiscono una paga media di circa 400 euro mensili. "Siamo sfruttati, e né il governo né i sindacati ci sono venuti in aiuto: le società minerarie guadagnano grazie al nostro lavoro, e non ci pagano quasi nulla", aveva spiegato un rappresentante degli scioperanti.
Secondo il bilancio fornito dal sindacato dei minatori Num, sono 36 le persone uccise giovedì 16 agosto, quando la polizia sudafricana ha aperto il fuoco contro centinaia di lavoratori, alcuni dei quali, secondo la polizia, armati.
Secondo i testimoni, la polizia ha aperto il fuoco contro i manifestanti armati di bastoni e machete che protestavano per avere paghe più alte davanti alla miniera, un centinaio di chilometri a nord di Johannesburg.
Gli agenti hanno usato idranti, gas lacrimogeni e granate stordenti, dopodiché hanno aperto il fuoco. La tv ha trasmesso immagini in cui si vedono i poliziotti sparare raffiche con armi automatiche e colpi di pistola.
I padroni hanno dichiarato i minatori in sciopero che non si presenteranno al lavoro saranno licenziati. "I dipendenti in sciopero - si legge nel comunicato della società - sono armati e non lavorano. È illegale".
L’unica violenza ammessa è quella “legale” della polizia capitalista al servizio della multinazionale inglese proprietaria della miniera, quella delle forze “dell’ordine” che difendono gli interessi capitalistici.
La lotta per gli interessi operai, la richiesta di lavorare in condizioni meno disumane, lo sciopero e l’autodifesa della classe operaia che si difende contro la violenza reazionaria delle forze armate della borghesia imperialista è criminalizzata e gli operai che protestano vengono uccisi a colpi di arma da fuoco come “sovversivi”.
La borghesia imperialista - che poteva tollerare il diritto di sciopero, la libertà di scioperare e le “libertà democratiche borghesi” in un periodo di espansione dei mercati - nella crisi difende brutalmente la sua libertà e il suo diritto al massimo profitto, criminalizzando ogni lotta che metta in discussione la pacifica accumulazione dei profitti.
Ancora una volta, nonostante la definizione di “Repubblica Democratica” di cui si ammanta il Sud Africa così come tanti altri paesi, si dimostra che in regime capitalista - al di là della forma - la sostanza è la stessa in tutto il mondo: una banda armata a difesa della proprietà imperialista.
SOLIDARIETA’ PROLETARIA AI MINATORI SUDAFRICANI E AGLI OPERAI CHE IN OGNI PAESE LOTTANO CONTRO I PADRONI .
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto San Giovanni (Mi)
mail: cip.mi@tiscali.it web: ciptagarelli.jimdo.com/
Sesto San Giovanni, 17 agosto 2012
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