Quando vedrai ardere la Siria
di Luis Britto Garcìa(*); da: lahaine.org; 22.8.2012
1.
Se la filosofia ufficiale dell’imperialismo finanziario chiamata post-modernità ha qualcosa di male è il suo sistematico riciclaggio dell’inaccettabile.
Se in letteratura ci impone la riproposizione delle novelle rosa e dei polizieschi, al cinema ci vende la sequela del remake e il remake della sequela, in economia ci rifila la riedizione della mai risolta crisi capitalista e nelle relazioni internazionali l’annichilazione di un paese col pretesto di salvarlo.
2.
Quel qualcosa dell’Eterno Ritorno ci stanca - in questa ripetizione di aggressioni contro paesi petroliferi o strategicamente situati vicino a giacimenti di idrocarburi; in questa intensificazione della campagna mediatica contro governi che rifiutano di consegnare le risorse energetiche alle multinazionali; in questa miracolosa proliferazione di presunti movimenti sociali che a loro volta denunciano inverificabili vittime, la cui vendetta esige bombardamenti caritativi dell’imperialismo umanitario a tappeto; nei baci di Giuda della leale sinistra della NATO che esige solidarietà con i genocidi eseguiti dall’Alleanza Atlantica; nelle esecrabili dittature dei linciatori, dei furbastri e dei banditi che si gettano su quello che le cortine di bombe non sono riuscite a distruggere.
3.
E’ inutile dire che ci disgustano l’inutilità delle alleanze, l’inutilità dei richiami ala solidarietà, l’ineffficacia degli organismi internazionali che benedicono la distruzione dei loro simili, la vuotezza dei richiami etici ai media perchè non presentino i minacciati come una minaccia, le vittime come i carnefici, la sanguinolenta distruzione di carne umana come trionfo della civiltà, lo smantellamento di paesi come progresso.
4.
Mettiamo da parte lacrime, suppliche, appelli, intercessioni. I macellai continueranno a distruggere paesi e culture per divorare i loro resti, e i mezzi di comunicazione e le Corti Internazionali continueranno a benedire i genocidi e a vivere dei resti che i genocidi gli lasciano.
Ristudiamoci l’esperienza. Contro la forza degli imperi vale solo la forza dei popoli. Contro la congiura delle potenze vale solo il disaccordo delle potenze.
5.
Riesaminiamo il primo strumento e gettiamo via speranze e illusioni. Solo la determinazione inalterabile di un popolo armato fa retrocedere l’imperialismo. Così è stato nel Nicaragua di Sandino, nell’Unione Sovietica aggredita da 16 potenze dal suo primo giorno di vita, nella Cina crocefissa tra l’invasione nipponica e l’esercito del Kuomintag, in Yugoslavia, in Corea, in Vietnam, a Cuba, in Afganistan. Non si può fermare l’imperialismo con buone parole, compromessi strategici, concessioni, donazioni per campagne elettorali o adottando politiche economiche suicide. L’imperialismo lo si ferma solo negandogli con la forza quello che cerca di assicurarsi con la violenza. E’ l’unico linguaggio che parla, l’unico che capisce.
6.
Riesaminiamo il secondo strumento. Gli Stati Uniti ottennero la loro Indipendenza grazie alla lite tra Francia e Inghilterra; noi conquistammo la nostra in virtù della contrapposizione tra Francia e Spagna; l’Unione Sovietica nacque durante il contenzioso tra potenze della prima Guerra Mondiale, e la Cina comunista grazie al disordine fra imperialisti della Secondo Guerra Mondiale. Cuba resistette per decenni grazie al confronto tra Stati Uniti e Unione Sovietica. La Siria potrebbe sopravvivere grazie al veto di Russia e Cina all’ONU. Alla fine la Russia si sveglia dallo spaventoso marasma in cui è piombata dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Come scrisse Anìbal Nazoa (1), l’umanità capirà in fretta l’immensa tragedia della disintegrazione del colosso socialista. La sua erede deve prendere posizione davanti alla Guerra Mondiale a fuoco lento che è stata dichiarata più di due decenni fa. Chi ammette il sacrificio di parti del pianeta, verrà sacrificato presto.
7.
Come la Siria, il Venezuela possiede risorse energetiche. Il Venezuela, come la Siria, si trova in una zona strategica in un mare chiave. Tutte e due soffrono un uragano di calunnie mediatiche nazionali e internazionali. Entrambe fanno parte di blocchi di potenziale solidarietà regionale e culturale. L’una e l’altra figurano nella lista degli Stati Uniti dei paesi da invadere, che il generale Wesley Clark rivelò nel 2001. In entrambi ci sono opposizioni anti-patria disposte a distruggere il paese per una quota delle spoglie. In entrambe si sono infiltrati paramilitari stranieri per spargere il terrore e il caos nel momento cruciale. A nessuna delle due mancano vicini disposti a servire da sicari degli imperi.
E’ giusta la posizione del Venezuela di portare avanti una diplomazia multipolare, aperta all’Asia, al BRIC e al Terzo Mondo. Ma solo la determinazione con cui si preparerà e eserciterà la resistenza potrà decidere il suo destino.
(*) Scrittore venezuelano; professore di Scienze Economiche e Sociali all’Università Centrale del Venezuela.
(1) Poeta, giornalista e umorista, considerato uno degli scrittori venezuelani che meglio hanno ritrattto il secolo XX.
(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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