OPERAI E CAPITALE

Operai e capitale

di Michele Michelino

 

Operai che salgono sulle ciminiere e sulle gru, minatori che si barricano con la dinamite, e ancora lavoratori che si danno fuoco, che si feriscono davanti alle telecamere sono episodi che dimostrano la resistenza e la disperazione di chi perde il lavoro e il pane e la brutalità del sistema capitalista.

Mentre i borghesi si godono il paradiso in terra; i proletari - con licenziamenti, violenze, miseria e guerre - subiscono e patiscono l’inferno in terra in attesa di guadagnarsi (per chi ci crede) il paradiso nell’aldilà: è questa l’essenza del sistema capitalista.

A chi lotta, a chi resiste senza mettere in discussione il modo di produzione capitalista, i giornali e i mass-media di regime, proprietari dei grandi capitalisti, sono disposti a dare per qualche giorno visibilità e parole di comprensione “umana”, come se la disgrazia di perdere il lavoro e la casa non dipendesse dalla ricerca del massimo profitto dei loro padroni, ma si trattasse di fenomeni naturali senza responsabilità di nessuno.

 

Ai proletari e alle popolazioni che si oppongono allo sfruttamento capitalista, che ostacolano la pacifica e libera accumulazione del profitto, che vogliono una società senza padroni, libera dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, lo Stato impone il suo ordine con la violenza “legale” dei suoi manganelli, i gas lacrimogeni, le pallottole, a cui seguono sempre le denunce e gli arresti della sua magistratura e della sua polizia “democratica”.

Ai popoli oppressi che si ribellano alla penetrazione imperialista, ci pensano invece gli eserciti con l’azione militare e i bombardamenti a ristabilire la pace dei cannoni (vedi Yugoslavia, Iraq, Afganistan, Libia e prossimamente Siria.)

 

Ai padroni non interessa se governa il centrodestra o il centrosinistra o Grillo: a loro interessa che ci sia un governo stabile che garantisca i loro profitti.

“Terrorista”, “estremista”, “anarchico”, “comunista”: è così che viene definito chiunque lotti e ostacoli la pacifica accumulazione dei profitti e per questo si viene repressi e incarcerati.

 

I sindacati confederali CGIL –CISL – UIL- UGL, e i partiti sostenuti dallo Stato con il finanziamento pubblico (soldi sfilati sempre dalle tasche dei proletari), con i contributi per i servizi di patronato e - come se non bastasse - anche sul libro paga delle industrie, hanno il compito di impedire l’unione dei lavoratori, devono vigilare perché la lotta non si generalizzi su obiettivi comuni. Impedire l’unità di classe, per fare in modo che ogni lotta vada – isolata - a scontrarsi con il sistema nella sua interezza verso la sconfitta, questo è il loro compito primario (la loro ricompensa sono le poltrone al parlamento, le presidenze di banche, enti e l’ingresso a pieno titolo in istituzioni e consigli di amministrazione vari.)

 

Dividere le lotte, gli operai e i lavoratori per località, territorio, regione, settori produttivi, separare precari dai lavoratori a tempo indeterminato, italiani o stranieri è il modo che i padroni e i loro servi usano per indebolire una classe proletaria che dalla sua ha il numero e la forza per distruggere questo sistema, ma manca del collante, l’organizzazione in un suo partito.

 

In tutto il mondo, i borghesi giustificano i sacrifici che ci impongono sostenendo che siamo tutti nella stessa barca e mentre loro si arricchiscono sempre più appesantendo la barca noi peggioriamo la nostra condizione e facciamo più fatica a remare.

In tempo di crisi possiamo anche tranquillamente essere buttati a mare, come fanno gi scafisti con la loro merce umana.

Altro che coesione sociale: coesione per quale società, per quale obiettivo, per quale futuro?

 

L’unico modo per difendere i nostri interessi, è quello di lottare uniti per un sistema sociale alternativo al capitalismo, dove si produca per soddisfare i bisogni degli esseri umani e non per il profitto. Un sistema senza padroni e schiavi salariati che consideri il profitto – e il modo in cui viene conseguito, lo sfruttamento in tutte le sue forme e colori - un crimine contro l’umanità. Un sistema che si chiama socialismo

 

 

Anteprima della rivista “nuova unità”

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