Il 13 luglio la Cassazione ha condannato in via definitiva 5 dei 10 manifestanti sotto processo accusati dei danneggiamenti avvenuti durante le manifestazioni per il G8 di Genova, nel 2001. I cinque, subito in carcere dopo la conferma della sentenza, sono stati condannati a pene fino a 15 anni. A loro va la nostra solidarietà. Con la sentenza Diaz invece ancora una volta la “giustizia di classe” non si smentisce. La sentenza della Cassazione sul massacro della polizia alla Diaz pur condannando l’operato delle “forze dell’ordine”, li ha graziati, nessuno di loro è andato in galera. Riportiamo un articolo.
Sentenza Diaz, Cassazione: "Italia screditata nel mondo intero, si diede carta bianca alla violenza gratuita".
Le violenze della polizia e gli immotivati arresti di massa dei no-global inerti e innocenti, hanno ''gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero''. Lo sottolinea la Corte di Cassazione nelle motivazioni, appena depositate, del processo “Diaz” che ha decapitato i vertici della polizia. La ''gravità'' dei reati commessi dai funzionari della polizia, come quello della violazione ''dei doveri di fedeltà'', delle calunnie e dei falsi, legittima il no ''al riconoscimento delle attenuanti generiche'' a favore degli imputati. Hanno commesso una ''consapevole preordinazione di un falso quadro accusatorio ai danni degli arrestati, realizzato in un lungo arco di tempo intercorso tra la cessazione delle operazioni ed il deposito degli atti in Procura''.
Verbali menzogneri - La Cassazione, nelle motivazioni del processo Diaz evidenzia, come già fatto dalla Corte d'Appello di Genova, ''l'odiosità del comportamento'' dei vertici di comando. ''Di chi, in posizione di comando a diversi livelli come i funzionari - è scritto - una volta preso atto che l'esito della perquisizione si era risolto nell'ingiustificabile massacro dei residenti nella scuola, invece di isolare ed emarginare i violenti denunciandoli, dissociandosi così da una condotta che aveva gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero e di rimettere in libertà gli arrestati, avevano scelto di persistere negli arresti creando una serie di false circostanze''. In pratica, crearono verbali menzogneri ''funzionali a sostenere così gravi accuse da giustificare un arresto di massa''. Ed avevano formulato le accuse ''in modo logico e coerente, tanto da indurre i pubblici ministeri a chiedere, e ottenere seppure in parte, la convalida degli arresti''.
Carta bianca alla violenza gratuita - L'operazione alla Scuola Diaz - al termine del G8 del 2001 - "si è caratterizzata per il sistematico ed ingiustificato uso della forza" da parte di tutti i poliziotti che hanno fatto irruzione, afferma ancora la Cassazione. "La mancata indicazione, per via gerarchica, di ordine cui attenersi" si è tradotta "in una sorta di 'carta bianca', assicurata preventivamente e successivamente" all'operazione". Tutti erano liberi "di usare la forza 'ad libitum'".
Gridavano “bastardi” a giovani non violenti - I poliziotti che fecero irruzione alla scuola Diaz di Genova - durante il G8 del 2001 - "si erano scagliati sui presenti, sia che dormissero, sia che stessero immobili con le mani alzate, colpendo tutti con i manganelli (detti tonfa) e con calci e pugni, sordi alle invocazioni di 'non violenza' provenienti dalle vittime, alcune con i documenti in mano, pure insultate al grido di 'bastardi'", conclude la Cassazione confermando le condanne ai vertici della polizia per il pestaggio alla Diaz.
Sconsiderata violenza da parte della polizia - I supremi giudici - nella sentenza 38085, di 186 pagine - evidenziano "la sconsiderata violenza adoperata dalla polizia", in particolare dagli uomini del VII Nucleo Antisommossa guidato da Vincenzo Canterini al quale "era stata affidata la prima fase di 'messa in sicurezza' della scuola, con caratteristiche rimaste peraltro ignote". I supremi giudici - verdetto scritto dai consiglieri Piero Savani e Stefano Palla - rilevano che dalla consulenza del Ris di Parma "nessuna situazione di pericolo si era presentata agli operatori di polizia" e non c'era stato alcun "fitto lancio di pietre ed altri oggetti contundenti".
Esito previsto dal prefetto - I poliziotti erano "quindi certi che vi sarebbe stata una aggressione indistinta a tutte le persone che si trovavano all'interno dell'edificio scolastico". E nessuno dei partecipanti al 'massacro' - 93 arresti illegali, 87 feriti, alcuni in maniera molto grave - ha mai mostrato "segni di sorpresa o rammarico per l'esito dell'operazione". "Un esito unilateralmente violento ed in un certo senso previsto - prosegue la Cassazione - anche dal prefetto La Barbera, il quale aveva affermato di aver notato un certo nervosismo tra gli agenti e 'subodorato che certamente le cose non sarebbero andate bene, perché ognuno conosce gli animali suoi".
De Gennaro esortò ad eseguire arresti - "L'esortazione rivolta dal capo della polizia (a seguito dei gravissimi episodi di devastazione e saccheggio cui la città di Genova era stata sottoposta) ad eseguire arresti, anche per riscattare l'immagine della Polizia dalle accuse di inerzia, ha finito con l'avere il sopravvento rispetto alla verifica del buon esito della perquisizione stessa". Per la Cassazione l'irruzione alla Diaz fu condotta con "caratteristiche denotanti un assetto militare".
Operazione militare - Proprio la "militarizzazione" dell'intervento ha prodotto "la conseguente incongruenza tra le modalità organizzative dell'operazione e le ipotesi legittimamente formulabili in riferimento ad una perquisizione" di pubblica sicurezza, "confinate alla possibile presenza di qualche soggetto violento all'interno della scuola e, quindi, forse di qualche arma". In realtà alla Diaz non c'erano armi mentre la polizia agì con un "elevato numero di operatori, circa 500, tra agenti e carabinieri, quest'ultimi incaricati solo della cinturazione degli edifici". L'unico dirigente della polizia al quale sono state concesse le attenuanti è il comandante Michelangelo Fournier che, dopo il pestaggio, aveva espresso a Canterini "la volontà di non lavorare più con questi macellai qui'". Dopo che "l'entità delle violenze gli era risultata, alla fine, ripugnante".
Caldarozzi consapevole di false molotov - Per quanto riguarda la conferma delle condanne che hanno portato alla “decapitazione” dei vertici della polizia, la Cassazione rileva che l'ex capo dello Sco, Gilberto Caldarozzi, "era consapevole della falsità del rinvenimento delle molotov perché, per sua affermazione, era entrato nella scuola e si era quindi potuto rendere conto che nelle aree comuni non vi era nulla del genere". Inoltre, la Suprema Corte - nelle motivazioni del verdetto Diaz - rileva che Caldarozzi arrivò alla Diaz con Francesco Gratteri "mentre le violenze erano ancora in atto". Per quanto riguarda Gratteri, i supremi giudici negano che sia stato condannato "sulla base di un apodittico 'non poteva non sapere' riferito ad una responsabilità da posizione di comando, bensì sulla base di specifici elementi concreti a suo carico, tutti ben delineati". Gratteri "ha dato impulso - spiega la Cassazione - "alla scellerata operazione mistificatoria" ed è stata "la figura apicale di riferimento per gli appartenenti alle squadre mobili" svolgendo un "ruolo centrale in questa vicenda processuale". Oltre alla "partecipazione diretta ed attiva per tutta la durata dell'operazione Diaz" la Cassazione gli contesta la richiesta a Canterini "di redigere la relazione al questore" ed alla "richiesta di certificati medici "attestati le lesioni subite dagli agenti, per suffragare il giudizio contenuto nella comunicazione della notizia di reato (la cui falsità è accertata) sulla proporzione tra forza usata e violenza e resistenza incontrata". Sia Gratteri che Caldarozzi, ricorda la Cassazione, videro il corpo "esanime in terra" del giornalista inglese Mark Covell. E ad un ufficiale dei carabinieri che glielo mostrava Caldarozzi disse di continuare a svolgere il suo lavoro. "Altra figura in posizione apicale", aggiunge la Cassazione, è quella di Giovanni Luberi, anche lui consapevole "dell'uso spropositato che era stato fatto della violenza" alla Diaz.
02 ottobre 2012
Redazione Tiscali
Scrivi commento