CONSIDERAZIONI SUL NOBEL ALL'U. E.

Unione Europea: fatti che squalificano il suo Premio Nobel

di Noel Manzanares Blanco (*); da: kaosenlared.net; 13/10/2012

 

Il 12 ottobre la stampa ha dato notizia che l’Unione Europea (UE) è stata insignita del Premio Nobel per la Pace e che la commissione norvegese lo ha conferito per i sei decenni di contributi “all’avanzata della pace e della riconciliazione, la democrazia e i diritti umani in Europa”.

Tra gli altri elogi si allude al ruolo svolto dalla UE e al suo contributo per trasformare l’allora distrutta Europa da continente di guerra a continente di pace, affermando: “Oggi è impensabile una guerra tra Germania e Francia. Si dimostra così che attraverso sforzi ben indirizzati e con la costruzione di una fiducia mutua, i nemici storici possono trasformarsi in alleati vicini”.

Ma immediatamente ci sono state reazioni, e non sono venute esattamente da coloro che soffrono le assurdità della Politica di Bruxelles.

Non possiamo vivere in un’Unione in cui in un paese la gente è molto ricca e il altri si vede costretta a frugare nell’immondizia per trovare qualcosa da mangiare” ha detto il presidente del parlamento europeo, il tedesco Martin Schulz. Il parlamentare ha aggiunto che la situazione in quei luoghi “non è degna di un’Unione che ha vinto il Premio Nobel per la Pace”, oltre a considerare che bisogna andare avanti e “dare all’Europa la forza necessaria ad ottenere un po’ più di giustizia, necessaria in questo momento”.

 

Per conto mio mi sono ricordato di un’informazione apparsa sulla stampa spagnola lo scorso maggio, che rivelava che il 17% dei bambini nella Madre Patria vivono sotto la soglia di povertà; un tasso che pone il paese al 4° posto nell’Unione Europea con la proporzione più alta di bambine e bambini poveri, dietro Romania, Lettonia e Bulgaria – attenzione: ex paesi socialisti.

 

Così non è per caso che io conosco un segreto di cui tutti parlano: le numerose e crescenti manifestazioni contestatarie che hanno come protagonisti un enorme numero di persone in nazioni tanto ... colte?!.. come quelle dell’Europa sono il risultato del fatto che, dopo il processo di caduta del socialismo della ex Unione Sovietica e dei suoi alleati europei, l’Occidente ha aumentato il processo di smantellamento dello “stato sociale” la cui conseguenza è il neoliberismo.

Ricordiamoci come è stato introdotto il culto sfrenato della proprietà privata, il non intervento dello Stato nella società – salvo se si tratta di reprimere il popolo – e la cancellazione delle opzioni per i poveri a partire da una presunta libertà e uguaglianza competitiva. Da qui il perchè i mali per i cittadini comuni hanno iniziato a moltiplicarsi all’infinito.

E chi osa liberare l’Unione Europea stessa da questa galoppante tragedia?

 

Intanto mi è venuto in mente un titolo importante diffuso da vari giornali lo scorso giugno: “Irak, Libia, Siria: non abbiamo il diritto di crederci Dio/ Il male delle guerre umanitarie” firmato da Jonathan Cook – scrittore e giornalista residente a Nazaret, Israele, e Premio Speciale di Giornalismo Martha Gellhorn.

 

Questo notissimo giornalista ricorda che dall’11 settembre gi Stati Uniti e i suoi alleati d’Europa ci hanno persuaso del fatto che portano avanti una serie di guerre in “guanti bianchi” contro regimi in “guanti neri” in Medio Oriente; che ognuna di esse ci è stata ingannevolmente presentata come “intervento umanitario”, e che il ciclo di queste guerre è ben lontano dall’essere terminato.

Anche in Libia – luogo delle scene di terrore dell’Afganistan, dell’Irak...- l’Amministrazione nordamericana e i suoi alleati della NATO si sono tolti i guanti bianchi e li hanno passati ai cosiddetti ribelli, compresi soprattutto quelle tribù cadute in disgrazia sotto Gheddafi; e le limitate informazioni che filtrano da allora suggeriscono che questo paese è immerso nell’illegalità, con centinaia di milizie regionali che dominano, fanno estersioni, roturano e assassinano quelli che gi si oppongono.

 

Nonostante questo, dopo aver assicurato che pochi possono avere dubbi che la prossima vittima nella lista dell’Occidente sarà la Siria e che nel mirino c’è l’Iran, Jonathan Cook tira le somme considerando che quasi tutti gli Stati del Medio Oriente hanno spaventosi precedenti in tema di diritti umani, alcuni di questi con caratteristiche neanche comparabili con la Libia di Gheddafi o la Siria di Assad; ma si tratta di Stati, come l’Arabia Saudita, stretti alleati dell’Occidente.

 

Quindi i fatti si possono tradurre nel seguente modo: le nazioni martirizzate sono state scelte perchè sono viste da Washington e da Bruxelles come implacabilmente contrarie agli interessi statunitensi e israeliani nella regione, senza dimenticare il contributo senza condizioni dell’Europa a tale martirio.

 

Saranno necessari altri dati per dimostrare come il Premio Nobel per la Pace appena concesso all’Unione Europea è squalificato da fatti molto tangibili?

 

(*) Professore di Teoria socio-politica dell’Università di Camaguey (Cuba), giornalista.

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

 

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Commenti: 1
  • #1

    titti (martedì, 16 ottobre 2012 21:23)

    sono d'accordo

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