Il celebre architetto Oscar Niemeyer , che ha rivoluzionato l’architettura moderna ed è stato uno dei disegnatori di Brasilia, è morto a Rio de Janeiro mercoledì 5 dicembre. Comunista, già noto in tutto il mondo, fu costretto all’esilio in Europa durante i 21 anni la dittatura. “Non tacerò mai. Mai nasconderò le mie convinzioni di comunista. E chi mi contatta come architetto conosce le mie concezioni ideologiche”, ha detto fino all’ultimo. Grande amico di Cuba rivoluzionaria, ha fatto del suo impegno politico e della battaglia per un mondo giusto il fondamento della sua arte.
Oscar Niemeyer e i “condannati della terra”
di Salim Limrani (*);
Cosa si può ricordare di Oscar Niemeyer, il più famoso architetto brasiliano la cui opera artistica fa parte ormai del patrimonio dell’umanità? La slpendida e straordinaria cattedrale di Brasilia? Il favoloso Palazzo da Alvorada? L’imponente e rigorosa sede della nazioni Unite a New York? La maestosa Università Houari Boumedienne ad Algeri? La sorprendente Casa della Cultura di Le Havre? Niemeyer era un rivoluzionario dello spazio, un sovversivo dell’armonia, un eterno amante dell’insolito de cui realizzazioni suscitano passione e amirazione in tutto il mondo.
Ma la cosa essenziale è un’altra. Se bisognasse ricordare una sola cosa del geniale architetto, questa sarebbe la lealtà ai suoi principi, la fedeltà al suo impegno di comunista e il suo amore per i poveri della terra. “Per fare architettura, per creare, prima di tutto è necessario conoscere la vita degli uomini, la loro miseria, la loro sofferenza”, diceva.
Niemeyer non ha mai nascosto la sua avversione per le ingiustizie della nostra epoca e non ha mai smesso di ripetere che era importante fare una “battaglia comune per un mondo migliore”. E la speranza sta in America Latina che deve diventare “un polo di combattimento, un polo di resistenze contro l’imperialismo statunitense”. Le fonti di ispirazione sono numerose: la resistenza e la dignità del popolo cubano di fronte alla spietata aggressione degli Stati Uniti, il fervore e l’entusiasmo rivoluzionario dei figli di Simòn Bolìvar in Venezuela e il ritorno di Tupac Amaru in Bolivia, così come nel resto del continente.
Le nuove generazioni di artisti devono seguire l’esempio di Niemeyer, che fece sua la massima “Non c’è arte senza etica” con quella costante preoccupazione per la sorte dei “condannati della terra”.
Grazie Oscar.
(*) Professore universitario, studioso delle relazioni Cuba-Stati Uniti, giornalista.
Da: cubadebate.cu; 8.12.2012
(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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