La crisi economica si acuisce e il fuoco cova sotto la cenere.
Alcune considerazioni sui dati diffusi dall’INPS e dall’ISTAT.
di Michele Michelino (*)
Dai dati diffusi dall’Inps il 6 dicembre scorso, risulta che tra gennaio e novembre di quest’anno le ore di cassa integrazione chieste all’istituto di previdenza dalle aziende hanno superato il miliardo di ore, il che corrisponde a 520.000 persone in cassa a zero ore. Con 1.004 milioni di ore di cassa integrazione in 11 mesi e, con il dato di novembre, ancora una volta oltre 100 milioni di ore registrate in un solo mese, ci si avvicina al 2010 che si chiuse con quasi 1,2 miliardi di ore di cassa integrazione autorizzate.
Anche la cassa integrazione in deroga – che è lo strumento per garantire un sostegno al reddito per i lavoratori delle imprese fino a quindici dipendenti, a quelle che non rientrano nella normativa della cassa integrazione straordinaria e alle imprese con più di 15 lavoratori che hanno finito il periodo della cassa straordinaria – è in aumento. Da gennaio a fine novembre si sono registrati 330 milioni di ore di cassa in deroga per un totale di lavoratori coinvolti a zero ore pari a oltre 170mila persone.
Non c’è dunque da meravigliarsi se tra il 2008 e il 2011 in Italia, in 4 anni, il PIL è calato del 4,5%, e dalle stime della Cgil (sempre più attenta agli interessi delle imprese che dei lavoratori) la perdita di reddito complessiva che si è generata nei primi 11 mesi del 2012 per i lavoratori italiani in cassa integrazione è di circa 4 miliardi. Il dato medio unitario è di 7.400 euro, per un totale di 3,8 miliardi. E con la crisi che peggiora, non bastano le dichiarazione ottimiste dei politici, dei governanti o dei sindacalisti di turno che dichiarano di intravedere “luce in fondo al tunnel” a rassicurarci sul futuro. Dai dati si annuncia un 2013 ancora peggiore di quello passato.
Anche la Uil ha diffuso una rielaborazione dei dati Inps sulla cassa integrazione, da cui risulta che il mese di novembre 2012, se confrontato con lo stesso mese dei 4 anni di crisi, ha registrato il più alto numero di richieste di ore di cassa integrazione (oltre 108 milioni), con un coinvolgimento di circa 637 mila lavoratori nel mese in media.
Dal Rapporto Istat risulta che nel 2012 la situazione economica delle famiglie è sensibilmente peggiorata rispetto al 2011 e questo, com’è evidente, ha conseguenze sulla qualità della vita, della salute e dell’istruzione. Per il terzo anno consecutivo ci sono meno iscrizioni all’Università e alle superiori, gli iscritti alle secondarie di secondo grado sono ulteriormente calati (-24.145 unità) e subisce un'altra flessione, dal 92,3% del 2009-2010 al 90%, il dato riferito alle superiori. I giovani che ripetono l'anno rappresentano il 7% degli iscritti e la selezione è più forte nel passaggio dal primo al secondo anno: la percentuale di respinti sale al 19,1%.
La crisi però non colpisce tutti nello stesso modo: mentre aumenta la ricchezza nelle mani di una minoranza, dall’altro polo aumenta la miseria, la disuguaglianza, la povertà, i campi non coltivati, i contadini senza terra, gli operai senza lavoro. Il sistema capitalista attraverso il suo stato borghese impone ai proletari disoccupazione, fame, malattie non curate per mancanza di soldi, guerre, morte. Lo stato capitalista, mentre taglia le spese sociali, i salari, le pensioni ai proletari, aumenta le spese militari e prende provvedimenti a difesa della sua classe di sfruttatori, e mentre per i proletari aumenta la miseria, per i borghesi c’è addirittura un aumento delle spese per beni di lusso.
Nel sistema capitalista mentre i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri più poveri, accanto agli sprechi c’è chi fa la fame. Con i tagli alla sanità molte vite, che potrebbero essere salvate con pochi centesimi, si perderanno, mentre industriali e politici continuano a intascarsi miliardi di tangenti impuniti o subendo pene irrisorie.
La disoccupazione, lo sfruttamento, la violenza sui minori e sulle donne, gli anziani, gli operai e tutti quelli che lottano contro questo sistema sociale ingiusto, la mancanza di case, il taglio all’istruzione, le baraccopoli in cui decine di migliaia di persone vivono in condizioni disumane, le discriminazioni per motivi razziali o sessuali, sono solo una parte dello sfruttamento capitalista.
Gli operai, i proletari, gli sfruttati, chi produce la ricchezza di cui si appropriano i borghesi in questa società più lavorano e peggio stanno. Più fanno sacrifici e più i padroni si arricchiscono: non c’è niente da sperare o guadagnare nel sostenere questo sistema.
Le condizioni di classe unificano tutto il proletariato mondiale.
Lavorare in Italia per ricomporre la classe operaia sui suoi interessi immediati e storici, dal punto di vista della lotta di classe internazionale, attraverso la costruzione di un partito che dichiari apertamente che il suo programma si basa sull’abolizione della proprietà privata del capitale, dello sfruttamento capitalista e per la solidarietà rivoluzionaria tra gli operai di tutto il mondo contro l’imperialismo e i propri padroni è il primo passo.
Battere il cancro del nazionalismo, del localismo, del settorialismo che mina l’unità della classe operaia, è possibile con l’organizzazione.
Dalla crisi si esce solo con una rivoluzione proletaria o con un nuovo peggioramento delle condizioni di vita e d lavoro.
Socialismo o barbarie è il nostro avvenire.
(*)Centro di Iniziativa Proletaria "G. Tagarelli" Via Magenta, 88. 20099 Sesto San Giovanni.
Tel. Fax. 02/26224099, email: cip.mi@tiscali.it
Scrivi commento