Capriles, il PP (1) e il fascismo di sempre
di Juan Carlos Monedero;
La destra crede che il potere le appartenga. Quando per via elettorale devono uscire dai palazzi del governo, di solito rifiutano le elezioni. Primo de Rivera, Franco, Pinochet, Salazar, Videla, Carmona … da quando l’URSS è scomparsa, la destra della “fine della storia” ha creduto di non avere più avversari.
Chàvez scompigliò i suoi piani. Per questo hanno applicato al Venezuela tutti gli stratagemmi. Ma il processo bolivariano li ha sconfitti tutti, compreso il golpe tradizionale. Hanno dovuto togliersi la maschera di democratici. Quando li sopravanzi di dieci punti sembra che non possano fare altro che sopportare. Si, ma sempre cercando di intorbidire i processi elettorali. Quando i margini sono più ristretti, danno un calcio al tavolo. Cosa che non succede mai nel caso contrario.
Tutti i gruppi di osservatori internazionali in Venezuela hanno espresso le loro conclusioni sulle elezioni presidenziali il 15 aprile: sono state limpide, trasparenti, fedeli; in conclusione riflettono la volontà popolare. Tutti i gruppi hanno dato lo stesso giudizio. Osservazioni internazionali di organizzazioni in cui si trovano ex presidenti dei tribunali elettorali dell’America latino. Compresi paesi dove esistono sistemi politici molto differenti, come la Colombia ed il Messico.
Capriles non vuole riconoscere queste prestigiose dichiarazioni collettive e si appoggia su alcune individualità (un eurodeputato del PP che da 10 anni fa le stesse dichiarazioni), o su un paio di governi che di solito peccano degli stessi eccessi. Che curioso, sono i governanti di quei due paesi che riconobbero come presidente il golpista Carmona nell’aprile del 2002.Il governo spagnolo di Aznar (oggi del suo delfino Mariano Rajoy) e gli Stati Uniti della dottrina Monroe (è lo stesso che l’inquilino della casa bianca sia Bush o Obama).
Capriles non riconosce la vittoria di Nicolàs Maduro, che gli ha portato via i voti che Aznar tolse a felipe Gonzàlez o Felipe calderòn ad Andrès Manuel Lòpez Obrador. Anzi, più di quelli che Bush portò via ad Al Gore. Ma a Capriles non importa ed ha chiamati i suoi sostenitori all’insurrezione. E fateci caso: incendi di Centri Diagnostici Integrali (ambulatori), di sedi di partito (del Partito Socialista Unito del Venezuela), assedio alle televisioni pubbliche (VTV e TeleSur), aggressioni ai medici cubani, incendi di case sociali e assassinio di chavisti (sparando da auto). Aizzati da quelli che appena due giorni fa dicevano che erano chavisti anche loro. Che avrebbero rispettato le Missioni, che avrebbero “nazionalizzato” i medici cubani, che avrebbero difeso le conquiste degli ultimi anni, che erano dalla parte del popolo. Quando si trovano in tre o quattro, allora esce il loro essere golpisti.
E il governo del Partito Popolare che li appoggia. Che imbarazzo. Come se non bastassero i danni che ci fanno all’interno, ci causano vergogna anche all’estero.
Il Venezuela ha imparato dal golpe del 2002. Anche l’America Latina. Sa che quelli che ora non riconoscono il risultato sono i fascisti di sempre. Un giornalista venezuelano dell’Opus Dei, noto per aver ucciso Chàvez dieci o dodici volte prima del tempo, ha detto lunedì 15 aprile che in un centro medico si nascondevano casse con schede elettorali. Le turbe dell’opposizione hanno assaltato questo centro distruggendo tutto, aggredendo i medici, sequestrando i pazienti. Gli uni attizzano l’odio, gli altri lo realizzano. Non sono meno colpevoli.
Capriles vuole il riconteggio del 100% dei voti. Non ci sarebbe problema, salvo che è una bugia che gli interessi il risultato. Sanno che hanno perso. Gliel’ha detto persino il rettore elettorale che hanno nel CNE (Comitato Nazionale Elettorale).Tutti gli esperti del mondo sanno che ricontare il 54% dei voti è molto di più del necessario. E’ la proporzione che si usa in Venezuela. Questo riconteggio ha dimostrato che il conteggio manuale delle schede e il risultato delle macchine coincidono. 15 riconteggi precedenti avevano blindato il procedimento.
Il sistema venezuelano è il più controllato del mondo. Ora Capriles vuole che si riconteggi il 100% dei voti. E lo esige dai suoi mezzi di comunicazione. L’unica cosa che cerca è screditare il Consiglio nazionale Elettorale (se vuole il riconteggio, dovrebbe impugnare le elezioni, ma non lo fa perché farebbe la figura dell’imbecille dopo i vari riconteggi già effettuati). Vogliono tempo e rumore. Per lo stesso obiettivo mostrano foto della distruzione di materiale elettorale di altre elezioni (2010) come se fossero quelle di oggi per infiammare i loro già drogati fanatici. Non è un reato incitare all’odio e alla violenza con le menzogne?
In altri paesi quello che hanno fatto Capriles e i mezzi di informazione che lo appoggiano significherebbe il carcere. Sono comportamenti insurrezionali che negano le leggi con la violenza. Non si tratta di disobbedienza civile perché è violenta e non cerca di generalizzare alcun diritto. Che ipocrita è il PP che appoggia questi comportamenti e vuole invece incarcerare gli “indignati”, gli sfrattati, gli studenti a cui nega il diritto di studiare! E’ il fascismo di sempre che non crede nella democrazia.
Poco tempo fa Aznar è stato nel continente a organizzare la destra latinoamericana. Qui li vediamo agire.
Il fascismo di sempre, che spara un colpo in testa ad un lavoratore mentre gli grida “Così impari, fascista!”.
Capriles, il PP e il fascismo di sempre.
(*) Giornalista spagnolo; dapublico.es; 17.4.2013
(1) Il Partido Popular spagnolo del premier Mariano Rajoy
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
Scrivi commento