“Voci definite”
Giap, Wallace e la battaglia senza fine per la libertà
di Ramzy Baroud (*)
“Niente è più prezioso della libertà” è una citazione attribuita a Vo Nguyen Giap, il generale vietnamita che diresse il paese durante due guerre di liberazione. La prima fu contro i colonialisti francesi, la seconda contro gli statunitensi. E, nonostante le gravi e dolorose perdita, il Vietnam si impose, sconfiggendo la prima crociata coloniale nella battaglia di Dien Bien Phu (1954) e la seconda nella Campagna Ho Chi Min (1975).
Il generale Giap, figlio di un “contadino erudito”, tenne alta la testa in entrambe le guerre; si inchinò rispettosamente solo davanti alla determinazione del suo popolo. ”Qualunque forza che voglia imporre la sua volontà ad altre nazioni affronterà sicuramente la sconfitta” disse una volta. Le sue parole varranno per sempre.
E’ morto venerdì 4 ottobre, a 102 anni.
Lo stesso giorno, l’ex pantera nera Herman Wallace, che aveva passato 14 anni della sua vita in confinamento solitario nel Penitenziario Statale della Louisiana, è morto per un cancro incurabile al fegato a 71 anni. Solo qualche giorno prima della sua morte, il giudice Brian Jackson aveva revocato l’accusa che aveva rubato a Herman gran parte della sua vita. Secondo Jackson, la condanna di Herman del 1974 per aver ucciso una guardia del carcere era “incostituzionale”.
Nonostante la mancanza di prove materiali, testimoni “screditati” ed un processo farsa Wallace, poeta e amante della letteratura, e altri due prigionieri – noti come i Tre di Angola – furono rinchiusi a passare una vita di indicibile miseria per un crimine non commesso.
Ora che Wallace è morto, ne restano due. Uno, Robert King di 70 anni, è stato liberato nel 2001 e l’altro, Alfred Woodfox di 66 anni, continua ad essere in confinamento solitario e “patisce perquisizioni giornaliere delle cavità del suo corpo”, ha scritto il giornale britannico Independent.
“Quando è stata revocata la sua condanna, la lavagna è stata pulita, ha potuto morire come un uomo non condannato per un crimine di cui era innocente” ha detto King sulla liberazione di Wallace, che è morto qualche giorno dopo.
Una delle ultime foto, pubblicate mentre era nel letto d’ospedale, mostra Wallace che alza il pugno destro, perpetuando la leggendaria sfida di un’intera generazione di dirigenti dei movimenti degli afroamericani e dei diritti umani. Mentre alcuni lottarono per i diritti civili nelle strade delle città USA, Wallace lottò per i diritti dei prigionieri. I quattro decenni di confinamento solitario volevano spezzarlo. Ma, invece, lo rafforzarono.
“Se la morte è il regno della libertà, allora fuggo verso la libertà attraverso la morte” scrisse Wallace citando Frantz Fanon nell’introduzione ad una poesia scritta in prigione nel 2012.
In Una Voce Definita, Wallace scrisse: “Hanno tolto il mio mormorio dalla popolazione in generale; Per massima sicurezza, guadagnai una voce; Tolsero la mia voce di massima sicurezza; Alla segregazione amministrativa la mia voce diede speranza; Tolsero la mia voce dalla segregazione amministrativa; Al confinamento solitario, la mia voce si trasformò in vibrazione per l’unità…”.
“La letteratura può e deve elevare l’anima di un uomo” disse un giorno il generale Giap. Il figlio del “contadino erudito” aveva ragione, come provano le stesse parole di Wallace:
“Mentre la mia voce risuona più forte, mi seppelliscono,
“HO DETTO, MENTRE LA MIA VOCE RISUONA PIU’ FORTE MI SOTTERRANO!”.
C’era molto in comune tra Giap e Wallace e sicuramente i due lo sapevano, nonostante non si siano mai incontrati.
Giap combatté le potenze coloniali e morì libero. Wallace, conosciuto come il “Muhammad Alì del Sistema di Giustizia Criminale” passò la maggior parte della sua vita prigioniero ma non abbassò mai il suo pugno alzato, fino alla morte. Ma, ancora “Se la morte è il regno della libertà, allora fuggo verso la libertà attraverso la morte”.
Le parole del poeta palestinese Mahmud Darwish possono sempre trovare spazio in qualsiasi discussione sulla libertà:
“ E’ possibile…
E’ possibile perlomeno a volte …
E’ possibile specialmente ora
Salire su un cavallo
Nella cella della prigione
E fuggire…
E’ possibile che i muri della prigione
Scompaiano,
Che la cella diventi un paese lontano
Senza frontiere …”
Può la morte essere quel “paese senza frontiere” nel quale Fanon, Darwish e Wallace si incontrano e scambiano note sulla libertà e sulla resistenza?
Delle migliaia di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, 1.200 soffrono diverse malattie e tra loro, secondo UFree Network, 44 sono ammalati di cancro. Dei quasi 5.000 prigionieri, 320 sono bambini. Non c’è dubbio che ognuno di quei bambini veda Nelson Mandela come un eroe. Anche Herman Wallace è un eroe.
“Liberate tutti i prigionieri politici, i prigionieri di guerra, i prigionieri di coscienza”.
Wallace ha terminato il suo poema. Le sue parole non erano dirette a se stesso e ai suoi compagni di prigione. Dalla Palestina all’Afganistan, a Guantànamo, a Louisiana, le sue parole sono cariche di significato e importanza.
“Quando abbiamo cominciato, non pensavamo a noi stessi, affrontavamo il sistema. Questo continua” ha detto Robert King. E così sarà perché, come ha detto Giap, non vi è nulla di più prezioso della libertà.
E quelli che lottano contro il “sistema”, qualsiasi sistema, devono capire che senza unità non si può vincere alcuna battaglia, non quelle delle guerre di liberazione, come in Palestina, né quelle combattute nei confinamenti solitari.
In un’intervista alla CNN del 2004, Giap – parlando della guerra degli USA in Iraq – disse che una nazione che si rivolta e sa come unirsi sconfiggerà sempre un invasore straniero. “Quando il popolo ha lo spirito per ricercare la sovranità indipendente … e mostra solidarietà, significa che il popolo può sconfiggere il nemico”, disse il generale vietnamita.
Come Wallace, Giap – di 102 anni – era molto fragile. Ma, insieme a Wallace, queste “voci definite” continuano a definire la storia.
(*) Scrittore, giornalista e direttore di PalestineChronicle.com; da:rebelion.org; 13.10.2013
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni, MI)
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