Piccola pedagogia dell’orrore
Le armi chimiche e quelli che danno lezioni
di Chems Eddine Chitour (*).
“Non capisco queste reticenze sull’uso del gas. Sono del tutto a favore dell’utilizzazione di gas tossico contro le tribù selvagge. L’effetto morale sarà buono. Si diffonderà un grande terrore …” (Sir Winston Churchill riguardo ai ribelli kurdi).
Il merito di Churchill fu la sua franchezza. Non aveva alcuna remora a gassare le popolazioni e si ribellava contro quelli che vi si opponevano. Spiegava che non sarebbe successo niente perché erano tribù selvagge che bisognava demoralizzare attraverso il terrore. En passant Winston Churchill, senza riserve, sapeva di parlare di terrorismo, ma ciò nonostante continuò e firmò.
Per descrivere i fatti, parlerò in questo articolo dei giustizieri attuali che impongono un dogma occidentale basato come ai buoni vecchi tempi sul “fatto del principe” (a) – dei principi, potremmo dire – e sulla “carta reale” per i comandati nella versione attuale delle spedizioni punitive che piacciono, particolarmente, ai socialisti fino al punto di usarne e abusarne.
Parlerò di quella Francia di Guy Mollet e del partito bellicista suo complice di sempre, della perfida Albione, e dell’inevitabile Israele quando si tratta mettere all’angolo gli arabi, fino al “castigo” promesso alla Siria da Hollande, il gentiluomo senza macchia e senza paura, frustrato dal dover abbandonare la lotta per mancanza della protezione dell’ombrello statunitense.
Storia dell’utilizzo delle armi chimiche
In un precedente articolo ho descritto la storia dell’utilizzo delle armi chimiche per consumazione attraverso gli incendi greci che un tale Callinicus aveva perfezionato. Il fuoco greco si basava sull’associazione di un carburante, il salnitro, con sostanze combustibili come il catrame.
Molto più tardi fu la Germania la prima ad utilizzare armi chimiche nel 1915-1917: cloro liquido e fosgene e in seguito gas vescicante e asfissiante (iprite). In risposta anche la Gran Bretagna e la Francia produssero quel gas letale. Il gas nervino tabun, che provoca la morte per asfissia, fu scoperto nel 1936 da due ricercatori dell’azienda tedesca IG Farben. Nel 1930 l’Italia utilizzò armi chimiche in Libia e nel 1936 in Etiopia.
I paesi occidentali che gridano indignati dovrebbero ricordare che furono loro gli inventori e i venditori di queste tragiche armi letali. L. Camus scrive al riguardo in Agoravox: “Riguardo alla tragedia della città kurda di Halabia gasata nel 1988, senza dubbio converrebbe trarre dal dimenticatoio quanto scrisse Barry Lando, ex presentatore della catena statunitense CBS, su Le Monde del 17 ottobre 2005, cioè che era necessario ricordare ‘che le armi chimiche irachene furono fornite principalmente da aziende francesi, belghe e tedesche i cui ingegneri e chimici sapevano benissimo ciò che Saddam preparava. E che precedentemente gli Stati Uniti avevano fornito a Saddam le immagini satellitari che gli permisero di attaccare le truppe iraniane con armi chimiche’” (1).
Quando Winston Churchill approvò il gas di guerra
Prima di diventare un’icona della resistenza al nazismo, secondo un articolo pubblicato su The Guardian, Winston Churchill fu – in primo luogo – un fervente difensore dell’impero britannico ed un convinto antibolscevico. Fino al punto di preconizzare l’uso del gas che era stato il terrore delle trincee. (…) Winston Churchill, allora Segretario di Stato alla Guerra, spazzò via gli scrupoli con una manata. Sostenitore della guerra chimica da molto tempo, era deciso ad utilizzarla contro i bolscevichi in Russia. Nell’estate 1919, 94 anni prima del devastante attacco alla Siria, Churchill preparò e ordinò di lanciare un attacco chimico esteso. Non era la prima volta che i britannici ricorrevano al gas di guerra. Nella terza battaglia di Gaza (contro gli ottomani) nel 1917, il generale Edmund Allenby ordinò il lancio di 10.000 obici pieni di gas asfissiante sulle postazioni nemiche con autopompe, un gas terribilmente tossico, la difenilaminacloroarsina, descritta come “l’arma chimica più efficace di tutti i tempi” (2).
Nel 1919 Churcill, allora segretario di Stato alla Guerra, decise di utilizzare le grandi risorse. Leggiamo, dalla penna di Camus: “Un programma eseguito alla lettera dal luogotenente-colonnello Arthur Harris che si vantò in questi termini: ‘Gli arabi e i kurdi adesso sanno cosa significa un vero bombardamento … In 45 minuti siamo capaci di radere al suolo una città e uccidere o ferire un terzo della sua popolazione’ “. 25 anni dopo, fedele a se stesso, Winston Churchill, professava idee quasi identiche a quelle del Reich nazionalsocialista (…). Bisogna aggiungere, per correttezza, che l’uso britannico degli attacchi aerei con gas iprite – specialmente in Kurdistan, a Sulemaniye presso la frontiera iranico-irachena nel 1925, un anno dopo la firma del Protocollo di Ginevra che proibisce di “usare in guerra gas asfissianti, tossici o simili e mezzi batteriologici -non era una pratica totalmente isolata. Gli spagnoli nel Rif marocchino (1921-1927) e i giapponesi in Cina non se ne privarono” (1).
La Francia e il suo savoir faire con le armi chimiche
La Francia, come tutte le altre nazioni europee, ha sviluppato in forma intensiva i gas di guerra, specialmente fin dalla 1° Guerra Mondiale. La sua esperienza è stata esportata a vari paesi. Nonostante tutti gli accordi firmati, la Francia mantiene in Algeria una fabbrica sperimentale. Fabrice Nicolino scrisse in proposito: “La Francia gollista ha dimenticato le armi chimiche di B2 Namous. La Francia socialista ha dimenticato i 5.000 morti di Halabia. Il 16 marzo 1988 i Mirage made in France lanciarono sulla città kurda-irachena di Halabia missili riempiti con un cocktail di gas sarin, tabun e iprite. 5.000 morti (…). L’urgenza era aiutare Saddam Hussein, presidente dell’Iraq, contro i mullah di Teheran(…). E, come sappiamo, Hollande – uno degli esperti del Partito Socialista a quell’epoca – non disse una parola. Certo, non dovrà spiegarsi un domani riguardo alla base segreta B2 Namous, antica base sperimentale di armi chimiche e batteriologiche (…). De Gaulle e la sua famosa ossessione: la grandezza per il potere. La prima bomba atomica francese scoppiò il 13 febbraio 1960 nella regione di Reggane, nel cuore di un Sahara allora francese. Quello che si sa mano è che il potere gollista trafficò in seguito con il regime di Ahmed Ben Bella per conservare basi militari segrete nel Sahara”. Le prove nucleari francesi, ora sotterranei, continuarono a Hoggar, vicino a In Ekker, fino al 1966. La Francia firmò nel 1925 un accordo internazionale che proibiva l’utilizzo di armi chimiche, ma che valore ha un pezzo di carta?
Tra il 1921 e il 1927 l’esercito spagnolo combattè una guerra di terrore chimico contro gli insorti marocchini del Rif. E ora sappiamo che la virtuosa Francia formò i “tecnici” e vendette fosgene e iprite a Madrid” (3).
Fabrice Nicolino ci parla in seguito degli Accordi di Evian, che permettono alla Francia di mantenere le basi militari restituite al loro stato naturale, “un’altra Reggane e In Ecker, B2 Namous, un poligono di 60x100 km. a sud di Beni Ounif, non lontano dalla frontiera marocchina. In una nota dello Stato maggiore francese si può leggere: ‘le installazione di B2 Namous sono state create con l’obiettivo di effettuare tiri reali di artiglieria o di armi di saturazione con tossici chimici persistenti, prove di bombe aeree e spargimento di aggressivi chimici e prove biologiche’”. Nel 1977 il Ministro della Difesa Alain Richard dichiarò: “L’installazione di B2 Namous è stata distrutta nel 1978 e restituita al suo stato naturale”. “Nel febbraio 2013 il giornalista Marianne Jean-Dominique Merchet rivelò che era stato firmato un accordo segreto tra Francia e Algeria. Trattava della decontaminazione di B2 Namous, ‘restituita al suo stato naturale’ trent’anni prima (3).
L’utilizzazione statunitense delle armi chimiche
E’ impossibile descrivere le numerose occasioni in cui sono state utilizzate armi chimiche. Basta prendere in considerazione la filosofia del maggior sostenitore dell’utilizzazione di dette armi del terrore. “Davvero – leggiamo su Agoravox per la penna di Camus – come se ci fosse bisogna di stabilire confuse distinzioni tra i morti polverizzati da bombe convenzionali o quelli asfissiati con gas velenosi. Così gli statunitensi dovrebbero cominciare a spazzare la loro stanza invece di giocare a colpevoli e innocenti (…) Non furono per caso gli Stati Uniti a fare una guerra chimica spietata in Vietnam tra il 1961 e il 1971 con lo spargimento massivo di 80 milioni di litri di agente orange, un defoliante che contiene diossina? Tra 2,1 e 4,8 milioni di vietnamiti vennero colpiti da questo composto altamente mutageno i cui effetti continuano ancora” (1).
Massimo Fini si interroga a sua volta sull’autorità morale degli Stati Uniti: “(… quello che non capirò mai è da dove, esattamente, proviene l’autorità morale degli Stati Uniti che si permettono di tracciare ‘linee rosse’ nell’utilizzo delle armi chimiche. Ma è proprio quel paese che nel 1985 le fornì a Saddam, allora al potere, perché lottasse contro gli iraniani e in seguito contro i kurdi. (…) Durante la guerra contro la Serbia gli USA utilizzarono bombe all’uranio impoverito (…) Possiamo immaginare facilmente l’effetto di quell’uranio impoverito sui civili serbi e soprattutto sui bambini che camminano ad un metro dal suolo e di solito toccano tutto (…) Nel 2001, per catturare Bin Laden, gli statunitensi asfissiarono le montagne dell’Afganistan con bombe all’uranio e il ministro della Difesa Donald Rumsfeld dichiarò “per cacciare i terroristi usiamo gas tossici e armi chimiche”. Oggi vediamo i risultati. Un contadino afgano di nome Sadizay racconta: “Un attacco della NATO distrusse la mia casa, uccise mia moglie e tre dei miei figli. Ma quando vidi mio nipote nascere senza braccia e senza gambe, allora capii che gli statunitensi ci avevano anche rubato il futuro” (4).
Il segreto dei gas
“Thierry Meyssan scrive che i ricercatori israeliani dell’armamento chimico e biologico sono coloro che hanno spinto storicamente la Siria a rifiutare l’Accordo che proibisce le armi chimiche. Perché se Damasco firmasse questo documento, correrebbe il rischio di portare alla luce l’esistenza, e anche la continuazione, di ricerche sulle armi selettive destinate ad uccidere solo le popolazioni arabe. (…) Un documento della CIA scoperto recentemente rivela che Israele ha creato il suo arsenale di armi chimiche (…). I responsabili dello spionaggio di Washington ritengono che da decenni lo Stato ebraico fabbrichi e ammassi in segreto armi chimiche e biologiche per completare il proprio arsenale nucleare. Secondo un rapporto segreto della CIA del 1983, i satelliti spia statunitensi scoprirono nel 1982 “una fabbrica di produzione di gas chimico e un’unità di stoccaggio nel deserto del Negev” (5).
Secondo Jean Shaoul, la condanna statunitense dell’utilizzazione delle armi chimiche non si applica ad Israele. Egli scrive: “Tuttavia non si ricorda alcuna obbligazione morale di questo tipo rispetto ad Israele, paese che possiede la maggior quantità di armi chimiche, biologiche e nucleari del Medio Oriente ed è l’unico Stato che non ha firmato il Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Come ha rivelato il web Foreign Policy lunedì 9 settembre, non solo gli Stati Uniti conoscono da decenni l’esistenza degli armamenti chimici israeliani e mantiene il silenzio al riguardo. Non si tratta semplicemente che Israele possiede un importante arsenale di armi chimiche. Le ha utilizzate contro i palestinesi in Cisgiordania e a Gaza, contro il Libano e Gaza negli attacchi militari del 2006 e nell’Operazione Piombo Fuso a Gaza nel 2008-2009. (…) Un allegato del protocollo del 1980 sulle armi convenzionali proibisce l’utilizzazione del fosforo bianco in quanto arma incendiaria. (…) Il rapporto di indagine dell’ONU, il rapporto Goldstone, hanno confermato le conclusioni di numerosi e rispettati investigatori internazionali che confermavano l’utilizzo sproporzionato della forza da parte di Israele contro i palestinesi e le accuse di crimini di guerra ad Israele e Hamas, come “probabili crimini contro l’umanità”, compreso l’utilizzo di fosforo bianco da parte di Israele. Il rapporto segnalava che le forze israeliane si comportavano in modo “sistematicamente irresponsabile” nell’utilizzare il fosforo bianco nelle zone residenziali, citando l’attacco di Israele all’edificio dell’ONU nella città di Gaza, nell’attacco all’ospedale Al Qods e all’ospedale Al Wafa (6).
Spesso si parla della “Pax americana” per definire l’ordine risultante dall’egemonia degli Stati Uniti. Questa posizione di forza non è una garanzia di equilibrio e di pace su scala mondiale. Gli Stati Uniti intervengono in forma cronica in funzione dei loro interessi strategici. Se osserviamo la storia, cominciò nel 1846: nella guerra statunitense/messicana, gli Stati Uniti si annetterono la California. Ricordiamo anche, senza essere esaustivi, la guerra di Corea (1950-1953) e quella del Vietnam (1968-1975). Continuò con la guerra con la guerra del Vietnam dove sparse centinaia di tonnellate di agente arancio creando morte e desolazione per decine di anni, poi la guerra in Iraq (2003), con la storiella della democrazia aerotrasportata, con decine di morti al giorno, e che non finì con l’inumana impiccagione di Saddam Hussein.
Nel 2011 fu il saccheggio della Libia e l’abietto linciaggio di Gheddafi.
In totale 66 all’estero, la maggioranza dei quali sanguinosi.
Charles De Gaulle scrisse, a suo tempo, che “le armi torturano, ma formano anche il mondo. Hanno fatto il meglio e il peggio, hanno illuminato l’infamia e anche la grandezza, hanno strisciato nell’orrore o brillato nella gloria.Vergognosa o magnifica, la loro storia è l storia degli uomini”.
La guerra di tutti contro tutto non è mai pulita, di fatto è la sconfitta della parla disarmata, che è l’empatia verso l’angustia dei deboli.
Davvero… l’umanità avanza verso l’abisso.
Note:
(1) Guerres chimiques… pages d’histoire oubliées, Camus, 17.9.2013.
(2) Quand Winston Churchill approuvait les gaz de combat, The Guardian , 13.9.2013.
(3) Et les armes chimiques françaises, M. Hollande ?, Fabrice Nicolino, 18.9.2013.
(4) Véto sur les armes chimiques, sauf celles américaines, Massimo Fini, 4.5.2013.
(5) Le secret des gaz israéliens, Thierry Meyssan, 15.9.2013.
(6) La condamnation par les États-Unis de l’usage des armes chimiques ne s’applique pas à Israël, Jean Shaoul, 19.9.2013.
(A) Definizione dell’enciclopedia Treccani: Tra i fatti dell'uomo che possono produrre effetti giuridicamente interessanti, si suole infine designare tradizionalmente come fatto del principe quell'atto dell'autorità sovrana che, rendendo giuridicamente impossibile il compimento d'una prestazione, come fatto indipendente dall'obbligato lo esonera da responsabilità per mancato adempimento dell'obbligazione (v. art. 1225, 1226, 1298 cod. civ.).
(*) Professore alla Scuola Politecnica Algerina, scrittore e saggista; da: legrandsoir.info.
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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