RICORDO DI ALBERTO CODEVILLA

Questo è un intervento che ho sempre saputo che, prima o poi, avrei dovuto fare. Era nella natura delle cose. Avrei certo preferito fosse posticipato il più possibile ma, anche in quel caso, come oggi, le parole non si sarebbero fatte trovare con facilità. Mi è sempre stato difficile scindere il rapporto personale da quello politico nei confronti di mio padre. Non credo di aver passato un solo giorno della mia vita senza avere uno scambio con lui; fosse solo per una telefonata, un caffè, uno scambio di mail. Ogni volta, senza eccezione, si finiva a parlare di quelli che, con un po' di sana autoironia, chiamavamo “massimi sofismi”. Almeno 2/3 della mia vita politica l'ho trascorsa con lui. Non ci siamo cercati, semplicemente ci trovavamo nello stesso posto. Questo mi fa dire, con orgoglio, che ho potuto chiamare Alberto Padre ma, soprattutto, Compagno.

Le qualità etiche e morali di mio Padre sono state tratteggiate negli interventi dei Compagni che mi hanno preceduto. Potremmo riempirci giornate intere e ancora non sfioreremmo l'agiografia probabilmente. Quello che rinnovava costantemente il mio stupore era quell'apparente impermeabilità a qualsiasi rovescio. Non c'era sconfitta che ne minasse l'impegno. In oltre 50 anni di militanza politica e sindacale, anni nei quali franavano partiti e utopie, sembrava lui avesse risorse umane e politiche inesauribili. Semplicemente ricominciava altrove con quell'altra incredibile qualità rappresentata dal suo innato “spirito di servizio”.

Aveva “nobili natali” Alberto (laici e rivoluzionari, ovviamente). La madre era Velia Ravazzoli (nipote di quel Paolo tra i fondatori del Partito Socialista, staffetta partigiana decorata al valor militare). Suo zio era il mitico comandante Cristallo, Giuseppe Alberganti. Difficile non essere comunista visto l'ambientino. Lui non dissipò questo enorme capitale etico e morale. A 14 anni, orfano di padre, cominciò a lavorare come garzone (nobili natali sì, ma anche poche lire) e a fare politica. Dalla FGCI a Sinistra Critica, passando per il Movimento Studentesco, l'MLS e Rifondazione Comunista. E Ancora il Sindacato, Italia-CUBA e l'ANPI. Con una doppia espulsione, nel 1970, dal PCI e dalla CGIL per la sua vicinanza ai movimenti sessantottini (e questo, a mio modo di vedere, costituisce una gemma in un già ricco curriculum). In 50 anni una traiettoria netta, lineare, senza mai dismettere le ragioni ideali della sua militanza e, soprattutto, senza che il paradigma di sconfitte e disimpegno facesse il minimo capolino nella sua vita.

Mio padre era un comunista eretico. L'unico modo in cui si possa essere comunista. Nulla  guadagnò mai dalla sua militanza se non il premio più alto: usare della propria persona senza risparmiarsi per ritrovarsi alla fine con un'anima intonsa. Poi, la sera però, tornava a casa e sapeva essere un padre gentile, disponibile e accogliente. Empatico, sempre.

Ma a questo punto diviene necessario, dentro questa lunga narrazione-ricordo, inserire qualche “omissis”, qualche elemento di opacità. E' probabilmente più un'esigenza per chi rimane ma la storia necessita di qualche correttivo. Ho realizzato giusto pochi giorni fa, pensando alle parole che avrei scelto per questo mio intervento, che in oltre 50 anni di militanza politica di mio padre, la permanenza più lunga all'interno di un Partito l'abbia trascorsa dentro Rifondazione Comunista; dal 1996 al 2008. Per Rifondazione è stato “costretto” a divenire Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Bresso per due mandati. Nonostante l'impegno fosse gravoso e lui ci si sia dedicato con il solito impegno, non è mai diventato “uomo di palazzo”, mettendosi sempre a disposizione del partito e supplendo spesso alle nostre molteplici mancanze. Nel 2008, insieme al sottoscritto e ad un'altra decina di Compagni (alcuni seduti in platea quest'oggi) uscì dal PRC su una discriminante per noi imprescindibile: il rifinanziamento delle missioni di guerra. Da quel momento iniziò da parte di quello che rimaneva della direzione del PRC di Bresso un'opera di rimozione nei suoi confronti. In vita, come in morte. Lui che poteva essere considerato un “padre nobile” di quel Circolo fu, semplicemente, cancellato. E' una constatazione amara, anche umanamente ma vi si intravede una certa qual coerenza: la parabola di quel partito è sotto gli occhi di tutti, la piccineria di chi ha continuato a gestirlo mal si sposava con una figura così eticamente “ingombrante” come quella di mio padre. Ed è anche un messaggio tra le righe: se qualcuno mai avesse l'idea di un tardivo tributo sappia che da qui non si passa!

Ma questa è solo una piccola e insignificante incrinatura. La mia famiglia ed io abbiamo avuto l'affetto e la presenza continuativi di tanti Compagni in questi mesi. Una quotidiana testimonianza di autentica solidarietà. Questo ci ha aiutato a non usare mai il passato remoto quando si parla di mio Padre. La notte successiva alla sua morte dissi a mia madre, mia sorella e alla mia compagna (che non ringrazierò mai abbastanza) che dovevamo essere degni del dono ricevuto. Il dolore è un maestro infido e potente. Lasciargli cittadinanza non solo ci avrebbe distrutti ma ci avrebbe soprattutto resi ingrati, non avremmo fatto buon uso del ricordo di Alberto. Ognuno di noi si è idealmente preso un pezzo dell'eredità politica di mio Padre. In particolare mia Madre, che è come trasfigurata nel rinnovato impegno politico. Possiamo allora dirci degni di quel ricordo e rivendicare la nostra essenza come “cellula Codevilla”.

Giungo alla fine di questo mio intervento ben consapevole del fatto che mio padre non avrebbe sopportato tutta questa prosopopea. Mio padre sapeva essere divertente e divertirsi. Amava vivere e mal sopportava cerimonie e complimenti. Era un Comunista e per tutta la vita si è impegnato nella lotta a fianco dei più deboli, ricercando sempre l'unità della sinistra e la ricostruzione di un vero partito comunista. Oggi lo ricordiamo con affetto, ma anche con gioia. Fiesta si! Lucha tambien come scandivano negli anni settanta i separatisti baschi. Mia Madre, mia sorella ed io abbiamo deciso di devolvere una piccola somma a sostegno di alcuni progetti portati avanti da Associazioni alle quali mio Padre, come noi tutti, siamo particolarmente legati. Alla Associazione A.s.v.i., nella figura di Marinella Dal Passo, che da anni opera nel Kosovo, compiendo vere e proprie acrobazie con pochissimi fondi e un impegno umano straordinario. Alla Associazione di amicizia Italia-Cuba, nella figura di Gianni Fossati, nostro buon amico e Compagno, per un progetto rivolto alle cure mediche pediatriche. Al Centro di Iniziativa Proletaria, nella figura di Michele Michelino, per il suo  meraviglioso impegno contro un nemico infimo come l'amianto ed uno ancor più infimo come il Capitalismo.

Ma ora andiamo a farci un bicchiere come si usa tra Compagni. Alberto è qui tra noi e ha la gola secca...