SPAGNA

 

26 gennaio1939 : Barcellona cade nelle mani dei nazionalisti

 

27 febbraio 1939: Francia e Regno Unito riconoscono il regime franchista

 

Caduti dell’esercito repubblicano:  71.038 morti, di cui 57.332 di nazionalità spagnola e 13.706 di nazionalità straniera. 

 

Racconto di com’era Madrid, il giorno in cui Barcellona cadde in mano al fascismo nel 1939 

 

Di Eduardo Andradas 

http://www.lahaine.org/skins/basic/img/espaciador.gifhttp://rayosycentellas.net/guerracivil/wp-content/uploads/2012/02/madrid-capa.jpgMadrid, 25 gennaio 1939 

 

Albeggia in superficie in Alcobendas, il sole mi abbraccia le pupille. Dietro il vetro il freddo continua sulle spighe e il sole risveglia i fichi e il bianco delle nubi. Raquel dorme. Deve avere ancora gli occhi che riposano nelle stelle. Invece le mie mani non lasciano la mitraglia di questi anni. Infilo il corpo in una casacca “Canadese” che mi ha regalato un Brigatista internazionale. Mi infilo gli scarponi alti stringati e mi butto addosso un cappotto e allaccio alla cintura una Astra 400, con il colpo in canna.

 

Lascio Raquel governata dai sogni e raccolta sul materasso di lana, le ho lasciato un bacio sul cuscino.

 

Per la via Fermìn Galàn soffia una brezza audace e in via Juanita Rico saluto il Tenente Bernardo Espejo; lui mi informa che il governo della Repubblica ha dichiarato lo stato di guerra. Mostra un foglio diretto al nostro Sindaco Antonio Vàsquez Sobreviela, che dice che ora siamo sottoposti all’articolo 56 e al comando dell’Esercito. Dal giorno23 – ordina José Miaja – in ciò che resta di Madrid e nei suoi dintorni, né partiti politici né sindacati.

 

Salgo su un blindato Chevrolet in direzione della Carretera de Francia. I campi scarsi di verde si lasciano dominare dall’inverno, ma continuano ad esser liberi dai possidenti terrieri, in essi non comanda il generale Miaja ma la CNT (la confederazione sindacale anarchica, n.t.d.). 

 

Come sembra salda la figura di Madrid fuori dalle sue mura, tra quegli edifici si sta salvando il mondo.

 

Metto suole e passi in una Atocha che svetta con la sua stazione con le vetrate distrutte dalle bombe. Un ragazzino mi vende il giornale La Libertà. In prima pagina il soldato José Romero Pèrez, che sul fronte dell’Estremadura ha fatto saltare con una granata un carro Veloce CV-35 e ha fatto tacere un nido di mitragliatrici fasciste. Penso che tutti i popoli di questa terra dovrebbero essere come José Romero.

 

La stampa adula il Colonnello Casado, uno di quei militari signorini che stanno con noi per questioni geografiche. I carabinieri lo chiamano il “Chulo” (“damerino”, n.d.t.), nelle trincee lo si vede poco, invece i dispacci conoscono il suo didietro. 

 

La Francia non vuole saperne della Catalogna, vecchia posizione in questi quasi tre anni di combattimenti.

 

I socialisti francesi non vogliono una guerra con l’Italia, dicono. Si sono venduti all’Inghilterra banchiera. Fernando de los Rìos perde il poco tempo che ci resta da paese democratiche di ufficio in ufficio a Washington. Siamo soli contro un attacco di oscurità mondiale.

 

Quanti “burroni del Lupo” (allusione ad un episodio di guerra dei primi anni del 900, n.d.t.) ci ha fatto, a noi lavoratori, la borghesia nazionale di Spagna? L’Europa ha sempre guardato dall’altro lato della penisola e ha lasciato o appoggiato reucci e dittatori. Perchè dovrebbe essere diverso in questo 1939? 

 

Alla fermata del metrò di Sol metto la mia uniforme dell’Esercito Popolare su un vagone, dopo aver oltrepassato madrileni spaventati buttati sullabanchina. A tratti la luce fioca delle lampadine del convoglio si spengono, sono attorniato da munizioni e truppa. Arrivo alla Stazione del Nord, ferita da proiettili franchisti. Dalla collinetta di San Vicente si vedono i bagliori dispersi e stanchi della fucileria nemica.

 

Oggi la battaglia non è sulle rive squartate del Manzanares, il fronte adesso è il Llobregat. Franco vuole occupare Barcellona, con i soldi di Juan March (finanziere, banchiere e industriale, n.t.d.). 

 

A Madrid non si può entrare senza un salvacondotto, si mangia con la tessera del razionamento e si stanno chiamando a unirsi alle file dei combattenti le leve dal 1915 al 1919 per battersi.

 

A Madrid in questi giorni, nel teatro Chueca, puoi vedere il film “Nobleza Baturra” e ascoltare una jota (danza popolare,n.d.t.) aragonese. Il regista di questo film, Floriàn Rey, è stato accolto da Adolf Hitler in Germania. La Spagna “bolscevica” ti dà il cinema di un ribelle e la mattina il giornale Il Liberale.  

 

Tre giorni fa la Municipalità ha ricevuto gli eroi del cacciatorpediniere “José Luis Diez”, equipaggio che si è battuto contro la marina Franco-fascista alle porte di Gibraltar. Io ero là sulla tribuna, vicino ai compagni del Comitato Centrale Isidoro Diéguez, Conceptiòn Velasco e il tenente comandante di Madrid, Germàn Alonzo “il rosso”.  Si salutavano i nuovi soldati che devono difendere la Repubblica. Giovani che dovrebbero stare all’università a imparare e, per colpa del fascismo, vanno a intraprendere uno scontro bellico, quando sono gente di pace. Vicente Gayo, un ufficiale di macchina della nave, afferma che la flotta leale al Fronte Popolare saprà compiere il suo dovere. Speriamo che non debbano esiliarci nelle onde e nel mare.

 

 Madrid è solidarietà. Quelli della Guardia d’Assalto distribuiscono viveri ai metalmeccanici della capitale e negli asili infantili. La polizia non reprime, aiuta gli operai. 7.000 donne si sono presentate per ripulire le strade e collaborare alla ricostruzione delle case distrutte dall’aviazione nera. Madrid è cameratismo. 

 

La notte libera il firmamento. E qualche detonazione di esplosivo di qualcuno della FET (la Falange fascista spagnola, n.d.t.) delle JONS (movimento fascista guidato da Primo de Rivera, n.d.t.) dall’altro lato dei parapetti. Ci ha invaso la Catalogna, la Spagna spregevole e capitalista; migliaia di baionette di Castiglia ti difendono in questi istanti, da Casa Campo fino a Usera (località madrilene, n.d.t.). 

 

Il giorno 26 Gennaio si risveglia. La JUS (organizzazione studentesca,n.d.t.) alza fragili barricate; nelle ore seguenti gli L3/L35 di Mussolini sfilano sulla Diagonal (una delle vie principali di Barcellona, n.d.t.).

 

Spero che Raquel continui a sognare, come l’ho lasciata. Perchè la Spagna la stanno gettando in un incubo. 

 

(*) Storico e ricercatore spagnolo; da:lahaine.org; 27.1.2014 

 

(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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