Venezuela: lotta di classe e guerra economica
di: Mario Sanoja e Iraida Vargas-Arenas (*)
Fare una rivoluzione socialista in un paese come il Venezuela non è un compito facile nel breve e medio raggio. Nemmeno organizzare una strategia di guerra economica per rovesciare il governo rivoluzionario bolivariano, come desidera l’oligarchia mercantile parassitaria, ha buone prospettive nel medio e lungo termine.
E’ necessario tenere sempre presente che l’attuale guerra economica pianificata e portata avanti dall’oligarchia mercantile parassitaria per rovesciare la Rivoluzione Bolivariana e appropriarsi del totale della rendita petrolifera è, semplicemente, una nuova fase della lotta di classe. Questa guerra deve necessariamente essere vinta dal processo rivoluzionario per poter finalmente costruire una società socialista.
La lotta di classe si combatte militarmente, economicamente, politicamente, culturalmente e socialmente, a seconda della congiuntura scelta dal nemico.
Questo modo di fare la guerra, a volte difensiva e a volte offensiva, iniziò in Venezuela almeno 264 anni fa, quando venne abolito il vecchio sistema delle “encomiendas” (lavoro contro prodotti, n.d.t.) e la terra venne data in proprietà agli europei e ai creoli mantuanos (venezuelani, n.d.t.) ricchi, minoranza calcolata tra 5 e 10.000 persone che rappresentavano, nelle differenti epoche, dall’1 al 5% della popolazione venezuelana. Così la minoranza dominante, padrona di tutti i mezzi di produzione, sottomise il restante 95% ad una relazione servile di sfruttamento per espropriargli il lavoro. In questo modo iniziò a consolidarsi la proprietà privata della terra e del capitale in mano al blocco politico che univa la borghesia mercantile/padrona delle terre; già da allora questa borghesia dominava a suo beneficio le relazioni interprovinciali “statali” che sorsero con la creazione della Capitaneria Generale del Venezuela e, più tardi, del Consolato della provincia di Caracas.
La guerra popolare che anima la marcia di una rivoluzione si esprime attraverso la forma superiore della lotta, la lotta di classe necessaria per risolvere le contraddizioni esistenti tra blocchi politici le cui egemonie entrano in contraddizione. Per trionfare la dirigenza rivoluzionaria deve comprendere con precisione i nessi che mettono in relazione la guerra popolare con il resto dei fenomeni politici, culturali e sociali della congiuntura, cioè deve essere capace di analizzare concretamente le situazioni concrete. La comprensione del tutto deve avere la supremazia rispetto ai dettagli; anche se entrambi non possono esistere isolatamente, non si può confondere la tattica con la strategia.
Dopo la sparizione fisica del Comandante Chàvez nel 2013 e la sua ascesa all’empireo della storia, il popolo venezuelano elesse presidente il compagno Nicolàs Maduro; la borghesia mercantile parassitaria fece crescere la violenza terrorista urbana e la guerra economica mediante l’aumento grossolano dell’usura e dell’inflazione indotta, il sabotaggio elettrico, l’assalto alla moneta venezuelana, il contrabbando di petrolio, l’uso dei sicari e il linciaggio mediatico del Presidente Maduro.
La risposta del Presidente è stata l’accelerazione dell’offensiva economica contro la guerra della borghesia parassitaria e traditrice della patria, mediante interventi che hanno portato alla luce la perversa trama cospirativa e fraudolenta, la frode del padronato che, quando si tratta di accrescere i suoi capitali, non rispetta né riconosce i valori etici e culturali più elementari della convivenza sociale.
La Legge Organica sui Prezzi Giusti, appena approvata, è lo strumento legale che dà valenza giuridica all’offensiva economica della Rivoluzione Bolivariana. La lotta di classe, la guerra popolare, ora riguarda tutti i venezuelani e le venezuelane.
La vecchia strategia della borghesia mercantile parassitaria si è sempre basata sull’accaparramento dei prodotti di prima necessità e di quelli di lusso che la pubblicità induce a consumare. Come in un sillogismo ipotetico, questa mancanza provoca nella mente dei consumatori il sentimento di mancanza che: (a) dato che è stato indotto nella loro mente dalla pubblicità mediatica neoliberista (già passata di moda) vuole parificare la democrazia con il confort; (b) si tratta di un attentato alla loro libertà individuale e contro la democrazia: e quindi( c) è il comunismo.
Oggi la moderna tesi neo-neoliberista equipara il progresso e la democrazia con la più grande somma di ricchezze possibile per l’1% della minoranza sociale di un paese e la maggior somma di miseria possibile per il restante 99% della popolazione, proprio come 200 anni fa.
Ovviamente il paradigma di giustizia sociale della Rivoluzione Bolivariana è contrapposto a quello della diseguaglianza (opulenza di una minoranza versus miseria della maggioranza) preconizzata dal paradigma neo-neoliberista. La nostra oligarchia mercantile parassitaria cerca, quindi, di attualizzare negativamente lo status socio/storico della nostra società.
Detto in poche parole, lo Stato nazionale venezuelano è il padrone dei dollari prodotti dalla rendita petrolifera.
I padroni dell’oligarchia parassitaria erano diventati simili a funzionari di fiducia che potevano appropriarsi a loro discrezione da un 25 ad un 30% della suddetta rendita. Sparita la loro Nemesi, il Presidente Chàvez, era per loro tornata l’ora di ridiventare (come prima del processo rivoluzionario) i padroni assoluti della torta e di relegare i politici al tradizionale ruolo di impiegati dell’affare.
L’attuale situazione storica del Venezuela, purtroppo per le oligarchie parassitarie, non è la stessa di prima. Il modello di guerra economica fu sviluppato da FEDECAMARAS (la Confindustria venezuelana, n.d.t.) tra il 1946 il 1948 quale fase precedente al golpe militare che rovesciò il legittimo governo di Ròmulo Gallegos per poi instaurare la dittatura militare di Marcos Pérez Jiménez (1948-1958). Successivamente tale modello fu utilizzato – organizzato dalla CIA con l’apporto strategico della destra venezuelana - per rovesciare il Presidente Allende e il governo di Unidad Popular combinando la scarsezza di prodotti di base con gli scioperi settoriali dei trasportatori, dei commercianti, dei giornali, con la mobilitazione nelle strade della classe media reazionaria ecc., per finire con l’uso della forza armata cilena mercenaria, che intervenne per dare la stoccata finale quando fu maturato il complotto di guerra economica contro il popolo del Cile.
Nell’attuale quadro storico venezuelano, la guerra economica portata avanti dall’oligarchia mercantile parassitaria conta sull’appoggio della CIA e del Dipartimento di Stato USA. Conta sull’appoggio solidale dell’oligarchia neocoloniale colombiana (non dimentichiamo che il traditore venezuelano J.J. Rendon è stato – finora – il consigliere politico sia del Presidente Santos che del suo presunto nemico “Varito” Uribe Vélez), sull’appoggio della MUD e del “mucchio” anti-Maduro. Ma, grazie alla saggezza strategica del Presidente Chàvez, non può contare sull’appoggio della Forza Armata Bolivariana, che fa parte del Comando Civico Militare della Rivoluzione Bolivariana.
La guerra, se non intervengono altri fattori, si profila ora come una lunga battaglia politica.
La tattica della scarsità combinata con il contrabbando del petrolio estratto e di prodotti di base verso la Colombia si è impantanata con la decisione del governo colombiano di opporsi a tali pratiche perché pregiudicano l’economia colombiana. Questo comunque lascia alla strategia della scarsità (paralizzazione del mercato interno) la sua capacità di generare rendite attraverso la creazione di un mercato esterno in Colombia con l’appoggio delle oligarchie locali.
In queste condizioni, la controffensiva del Comando Civico Militare va togliendo progressivamente elementi di combattimento all’oligarchia mercantile parassitaria: prigione dei commercianti disonesti, perdita dei “permessi” di commercializzazione di alimenti accaparrati che valgono milioni di bolivares, dei camion, furgoni e altri mezzi di trasporto per il contrabbando, perdita delle rimesse con cui si alimenta il mercato nero finanziario del dollaro in Colombia. I mezzi di lotta su cui conta l’oligarchia mercantile parassitaria sono numerosi, ma non infiniti. Soprattutto, non disporranno più liberamente dei dollari dello Stato che hanno sostenuto il loro potere economico e dovranno, forse, utilizzare i loro fondi in divisa depositati in banche estere.
Il fattore tattico più importante di cui dispone la Rivoluzione è la sua capacità di mobilitare un grande numero di venezuelani/e, il che non è possibile per la destra. Le chiamate controrivoluzionarie di Leopoldo Lòpez e Mariacorina Machado alla violenza di strada potrebbero finire, come diceva un vecchio e volgare modo di dire di Caracas, a “tirar peti alla luna…”.
Nicolàs Maduro si è rivelato essere ciò che si chiama un leader vittorioso, che arriva al potere, primo genuino prodotto politico di quella gioventù combattente urbana che soffrì la lotta armata rivoluzionaria degli anni ’60 e ’70. I dirigenti favorevoli alla lotta armata cantavano ai militanti di sinistra di allori falsi “canti di balena” – come è sicuramente successo a sua volta al Presidente Maduro – e slogans come: “A Betancourt resta solo un pezzetto di governo”, “in sei mesi saremo a Miraflores”, “Rinuncia Romolo: RR” ecc., ma a causa dei loro errori politici ci beccammo quarant’anni di dittatura dell’oligarchia mercantile parassitaria e della sua maschera “adecopeyana”.
Oggi i gruppi fascisti guidati da leopoldo Lòpez e Mariacorina Machado ripetono simili “canti di balena”: Maduro non durerà 6 giorni al governo, Nicolàs rinuncia.. ecc., il che dimostra la loro ignoranza della nostra storia contemporanea. Invece il Presidente Maduro e il suo governo civico militare hanno dimostrato che non sono politicamente ingenui e men che meno ignoranti sulla nostra storia.
Leggendo il libro di Alì Rodriguez, “Prima di dimenticarmi”, ci torna in mente quel tumulto di tristi ricordi, del vissuto della sconfitta della lotta armata e la tragicomica immagine di molti dei suoi dirigenti di ieri – ex comunisti, ex miristi (da MIR, Movimento di Sinistra Rivoluzionaria, n.d.t.) ecc., - transfughi che oggi si sottomettono e appoggiano i loro boia di allora.
Bisogna fare i complimenti a Nicolàs Maduro per aver sconfitto sia la CIA che la destra oligarchica venezuelana, che è il suo cavallo di Troia, e gli spaventapasseri della vecchia sinistra traditrice che commerciano con la sperata sconfitta della Rivoluzione.
L’unica possibilità reale di costruire una società socialista è rifondare il sistema economico venezuelano e distruggere il potere oligarchico mercantil-parassitario della destra che si era impadronito del Venezuela.
Delenda est Fedecàmaras!
(*) Antropologi venezuelani; da: surysur.net; 13.2.2014
(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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