VENEZUELA

 

Cospirazioni e proteste in Venezuela

 

di Marco A. Gandàsegui f. (*)

 

Il sacerdote cattolico Jorge Sarsanedas si fa 14 domande nel contesto dell’offensiva che la rivoluzione bolivariana del Venezuela sta affrontando. Sarsanedas ha una lunga storia di lavoro sociale in comunità di popoli indigeni a Panama e in Centro America.

Credo opportuno riprodurle perché i suoi dubbi siano condivisi dai nostri lettori.

Sono domande di un osservatore coinvolto nelle lotte dei settori più oppressi della nostra America. 

 

1.  Perchè si dice che in Venezuela si soffre una così grave mancanza di alimenti – che giustifica distruzioni e incendi – se è uno dei quattro paesi con meno fame dell’America Latina nel 2012 (secondo FAO e Organizzazione Mondiale della Sanità)?

 

2.  Perchè, se la causa delle devastazioni, degli incendi e delle manifestazioni è la scarsità dei prodotti di base, vediamo azioni di tipo politico e non saccheggi di negozi e magazzini? Perché uno dei dirigenti dell’opposizione, Henrique Capriles, afferma che quanto sopra  si deve alla “mancanza di medicine” se gli avanzamenti nella medicina in Venezuela sono tra i più notevoli della regione?

 

3.  Perché tanta violenza per la scarsità di cibo? The Economist questa settimana scrive che la scarsità ha toccato solo il 28% dei prodotti. Perché gli stessi analisti non prevedono qualcosa di simile nella Repubblica Dominicana, paese nel quale il Latino baròmetro ha rilevato che circa il 70% della popolazione non ha denaro per comprare il cibo del mese?

 

4.  Perché l’epicentro delle proteste è la Piazza Alamira, a Caracas, che si trova in mezzo ad urbanizzazioni delle classi benestanti, i cui abitanti hanno la pelle così bianca? Logica vorrebbe che le proteste si concentrassero nei quartieri poveri dove vive la popolazione meticcia e afro-discendente.

 

5.  Perché l’Unesco riconosce il Venezuela come il quinto paese con maggiori immatricolazioni universitarie del mondo, che sono cresciute di più dell’800 per cento? Qual è l’agenda del “movimento studentesco” che marcia contro “le torture” e per “il cibo”?

 

6.  Perché le manifestazioni che si vedono sono di gruppi di decine o, al massimo, di centinaia di persone se gli studenti delle scuole superiori in Venezuela superano i 2,6 milioni?

 

7.  Perché, se è abituale che studenti o sindacati manifestino per maggiori beni e servizi pubblici, così come in favore di leggi più democratiche e giuste, gli “studenti” che manifestano in Venezuela lo fanno per difendere la proprietà privata dei mezzi di comunicazione e gli affari sui generi di consumo?

 

8.  Perché non si conosce ancora il nome della federazione o organizzazione studentesca, alcuna lista di richieste e neppure il nome dei loro massimi dirigenti o direttivi? Invece emergono i nomi di noti e vecchi leaders dell’opposizione dei partiti coinvolti nelle azioni golpiste del 2002.

 

9.  Perché vengono prodotte false immagini di torture, assassinii e vessazioni in seguito ai confusi fatti del 12 febbraio 2014, manipolando foto del Cile, dell’Europa o della Siria perché appaiano sulle reti sociali e su media come la CNN, come se tali cose succedessero in Venezuela?

 

10.  Perché, se i bolivariani e i loro alleati hanno vinto le elezioni del 2012 e del 2013, comprese quelle municipali del dicembre scorso quando hanno ottenuto il 55% dei voti e il 76% delle municipalità, si dice che oggi sono “la minoranza”? Perché si propone la rinuncia (del governo) come uscita dalla “crisi” o un referendum revocatorio, al di fuori di ogni scadenza stabilita dalla Costituzione? 

 

11.  Perché si invoca la mancanza di dialogo che solo due mesi fa c’è stato in Venezuela un incontro storico tra l’esecutivo nazionale e tutti i sindaci appena eletti, cui hanno partecipato sia gli eletti dei partiti di governo sia gli oppositori?

 

12.  Perché il principale – e praticamente unico – portavoce delle manifestazioni è Leopoldo Lòpez, la cui parola d’ordine più importante, da mesi, è “mandar via quelli che governano” ? Che cosa centra il Tea Party (ultradestra degli Stati Uniti) con questo?

 

13.  Perché non si usano i governatorati, le municipalità, i parlamentari delle Assemblee nazionale e statale per proporre un corso di azione politica e pacifica? Perché non rendono pubbliche, con la loro enorme incidenza mediatica, le denunce di “corruzione”, “frode”, “totalitarismo”, “fame” e “repressione” con prove chiare e irrefutabili, invece che su Twitter o Youtube?

 

14.  Perché si protesta se in Venezuela più del 42% del bilancio dello Stato è dedicato agli investimenti sociali? Secondo dati internazionali, 5 milioni di persone sono usciti dalla povertà. Chi sono quelli che protestano? Perché si protesta se l’analfabetismo è stato sradicato? Di cosa si lamentano gli studenti se il numero dei maestri nelle scuole pubbliche si è moltiplicato per cinque (da 65 mila a 350 mila) e sono state create 11 nuove università?

 

 

 

Sarsanedas conclude lamentandosi che “mentre tra latinoamericani ci insultiamo, ci accusiamo , ci squalifichiamo, i ‘grandi del mondo’  fanno i loro calcoli per toglierci il nostro petrolio, il rame. Il litio, l’acqua e tante altre ricchezze”.

 

Io aggiungerei anche il Canale di Panama, che è diventato preda dei grandi monopoli che credono che questo sia il miglior momento per dare la zampata finale. 

 

(*) Professore di Sociologia dell’Università di Panama e ricercatore del Centro di Studi Latinoamericani J.Arosemena (CELA); da: alainet.org; 6.3.2014 

 

(traduzione di Daniela Trollio

 

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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