Contro i nazionalismi e la concorrenza fra proletari.
La classe operaia nel capitalismo è una classe internazionale sfruttata e il 1° maggio ricorda che i proletari non hanno patria.
Il 1° maggio, nel corso degli anni, è stato trasformato da giornata di lotta nella giornata di “festa” dei lavoratori e la repubblica – borghese - nata dalla Resistenza al conflitto di classe preferisce la santificazione del lavoro. Lavoro che è ormai diventato per milioni di proletari - nella crisi - un mito, una chimera irraggiungibile, mentre per altri la giornata lavorativa si è allungata a dismisura, costringendoli a fare straordinari spesso non pagati per racimolare un salario che gli permetta di sopravvivere.
Noi invece non dimentichiamo che il 1° maggio è una giornata nata sul sangue proletario e non dimentichiamo che
nasce come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza distinzione di nazionalità, colore della pelle, religioni, barriere geografiche, per affermare i propri diritti e per
migliorare la propria condizione.
"Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire" fu la parola d'ordine. Si aprì così la strada a rivendicazioni generali e alla ricerca di un giorno, il 1° Maggio appunto, in cui tutti i lavoratori potessero incontrarsi per esercitare una forma di lotta e per affermare la propria autonomia e indipendenza. Il congresso dell'Associazione internazionale dei lavoratori - la Prima Internazionale - riunito a Ginevra nel settembre 1866, decise la rivendicazione di lottare per "otto ore come limite legale dell'attività lavorativa".
Sono passati 148 anni, ma la situazione da allora per certi versi è peggiorata.
I padroni, il governo e i sindacati collaborazionisti, come già per il 25 aprile, festeggiano la collaborazione e pacificazione tra sfruttati e sfruttatori.
L’internazionalismo, l’emancipazione dallo sfruttamento capitalista, la lotta contro la guerra imperialista e la difesa della pace – che da sempre hanno caratterizzato le manifestazioni del 1° maggio in Italia e nel mondo - devono essere ripresi in mano dai rivoluzionari.
Per aumentare i loro profitti, i capitalisti spostano le produzioni dove la manodopera costa meno, dove minori o assenti sono i “diritti” per i lavoratori e, mettendo in concorrenza la classe operaia di un paese contro l’altra, ottengono il maggior sfruttamento.
La loro “pace” è la guerra preventiva e la collaborazione tra lavoratori e padroni per combattere i concorrenti. Il loro potere, la loro ricchezza si fonda sul nostro sfruttamento e sulla nostra miseria.
In questa situazione ogni lavoratore che lotta, che non si sottomette pacificamente alla logica del profitto, che si oppone agli interessi capitalisti, ogni popolo che si ribella alla penetrazione imperialista, è fatto passare per terrorista.
Oggi, nella crisi mondiale, ci si può difendere solo con l’unità internazionale dei lavoratori. Riconoscersi come sfruttati, membri di una sola classe internazionale, con interessi contrapposti a quelli dei capitalisti, organizzarsi in partito politico è il primo passo per affermare che i comunisti dichiarano pubblicamente che il loro programma è:abolizione dello sfruttamento, della proprietà privata e del capitale.
I PROLETARI NON HANNO PATRIA
Viva il 1° maggio giornata di solidarietà rivoluzionaria dei lavoratori di tutto il mondo.
Mail:cip.mi@tiscali.it
web: http://ciptagarelli.jimdo.com
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