IRAQ

 

Consiglieri militari”: il ritorno  in Iraq?

 

di Mumia Abu Jamal; da: lahaine.org; 4.7.2014 

 

Con la notizia che il presidente Barak Obama sta inviando 300 consiglieri militari in Iraq (identificati come Forze Speciali), forse stiamo per vedere l’inizio di una nuova fase della guerra contro questo paese. 

 

Ci hanno assicurato che questa guerra è già finita e che la maggior parte delle truppe statunitensi si sono ritirate. Così il presidente può affermare di aver mantenuto una delle sue promesse della campagna elettorale: metter fine ad una guerra impopolare.

 

Ma l’impressionante successo dell’esercito insorto dell’ISIS (Stato islamico dell’Iraq e della Siria) e la conseguente occupazione di più di un terzo del territorio iracheno, insieme agli evidenti fallimenti, corruzione e assoluta incompetenza del governo di Nuri al-Maliki, hanno aperto porte che si credevano chiuse una volta per sempre.

 

Mezzo secolo fa, quando il Vietnam iniziò  a prepararsi per la celebrazione di elezioni libere e imparziali (che il governo degli Stati Uniti temeva perchè conosceva la pooplarità del leader comunista Ho Chi Min), l’ONU aprì la porta perchè i paesi là coinvolti vi facessero entrare un numero limitato di truppe, dedicate al mantenimento della pace. 

 

Nel suo People’s History of the United States (L’altra storia degli Stati Uniti), il grande storico scomparso Howard Zinn scriveva quanto segue:

 

In base agli accordi di Ginevra, fu permeso agli Stati Uniti di avere 685 consiglieri militari nel Vietnam del sud. Eisenhower nè inviò segretamente varie migliaia. Sotto Kennedy la cifra aumentò a 16.000 e alcuni di essi cominciarono a partecipare alle operazioni di combattimento. (Il presidente del Vietnam del sud stava perdendo). La gran parte del territorio del Vietnam del sud era controllato da vicini organizzati dal fronte di Liberazione nazionale” (*).

 

Zinn scrive dell’estate del 1963. Prima della fine dell’anno, il presidente (del Vietnam del sud, n.d.t.) Diem era morto, assassinato dai suoi stessi generali su richiesta della CIA.

 

Le critiche al presidente Ngo Dinh Diem fatte allora erano molto simili alle attuali critiche contro il primo ministro Nuri al-Maliki.

 

Ciò che è sempre indiscutibile è il diritto dell’Impero degli Stati Uniti a scegliere i leaders di altri paesi. 

 

Cosa succederà quando 1, 5, 10 o 20 di questi presunti “consiglieri militari” risulteranno morti o feriti?

 

Che succederà quando il fuoco dell’antiaerea colpirà un elicottero degli Stati Uniti carico di “consiglieri militari”? 

 

Forse il presidente Obama scoprirà di essere intrappolato nel pantano della guerra proprio come il presidente Lyndon Johnson era intrappolato nelle giungle del Vietnam, dove morirono non solo contadini vietnamiti e soldati statunitensi, ma anche le sue aspettative per La Grande Società.

 

 

 

Dalla nazione incarcerata,

 

                                                                 Mumia Abu Jamal

 

 

 

 (traduzione di Daniela Trollio)

 

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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